PA senza carta: sono solo canzonette?

La canzonetta della PA senza carta non è certo tra le più recenti ma di sicuro una delle più “orecchiabili” e molto cantate. Un evergreen, sempre attuale e riproponibile in quanto mai attuato. La si potrebbe datare ai tempi della moda di un altro slogan abusato come “PA come casa di vetro”, in voga molti anni fa (ma per alcuni ancora cavalcabile). Una canzonetta che fa sempre scena se cantata mostrando anche qualche slide (magari stampata e consegnata a chi ascolta) che mostra i risparmi possibili o i conti della lunghezza della pila di carta da eliminare che “arriverebbe all’esosfera”. 2 miliardi di fogli e 3,2 miliardi di euro i numeri riportati di recente da diverse testate e ripresi da alcuni dati presentati durante l’ultimo ForumPA.

Ma cosa c’è che non va nel cantare questa canzonetta?

Qualche giorno prima di Ferragosto, il 12 per l’esattezza, ci si aspettava di stappare una bella bottiglia di prosecco fresco per brindare all’addio alla carta in Pubblica Amministrazione. Tanto era stata cantata in questo modo la canzone che addirittura alcuni aspettavano la cosa con tanto di count down alla Carlo Conti sul lungomare di Riccione per l’arrivo del nuovo anno.

I titoli dei giorni precedenti cantavano storie di Comuni dematerializzati, “sul cloud” (che tradotto sulle nuvole potrebbe essere più calzante in questo caso, ndr). Uno dei titoli meno sensazionalistici era: “PA senza carta dal 12 agosto. Gli enti pubblici ed i Comuni useranno esclusivamente e nativamente documentazione digitale”. Uno dei pezzi più visionari invece cantava “La fine delle scartoffie. Dal 12 agosto stop alle pratiche di carta”, introducendo l’argomento con un “Basta scartoffie. Basta carta, basta cartelline portadocumenti e basta faldoni, armadi e archivi. E basta fax” (al quale in verità avremmo dato l’addio teorico già qualche tempo fa, ndr).

Il pezzo continuava con il descrivere “una vera e propria rivoluzione per gli uffici pubblici e per tanti travet abituati a protocollare foglio per foglio ogni nuova richiesta pervenuta all’amministrazione” per “entrare in una nuova dimensione, fatta di schermate di pc, modelli da compilare solo on line, firme digitali per convalidare le varie istanze, pen drive e cloud per conservare ogni tipo di documentazione”.

Le domande nascono spontanee leggendo queste righe e avendo messo piede almeno una volta nella vita in una Pubblica Amministrazione qualsiasi.

Siamo davvero convinti che l’addio alla carta si possa attuare in una data prefissata (magari tutti nello stesso giorno e alla stessa ora), con un decreto, una riforma o (meglio) una bacchetta magica? Siamo davvero così sicuri che la dematerializzazione (e quindi le “schermate del pc”) diminuiscano il circolare della carta? Si è mai fatta un’analisi seria sul consumo di carta a seguito di digitalizzazione? E se si dovesse scoprire (come è mia personalissima convinzione) che digitalizzando nel modo sbagliato (ovvero trasformando in digitale vecchie abitudini e antichi processi) il consumo di carta aumenti invece che diminuire? Magari solo perché le persone sono abituate a far circolare una cartellina di cartone con dentro una determinazione per esempio e che quando questa viene digitalizzata ogni utente si stampa la sua copia per metterla comunque in una cartellina e conservarla che “non si sa mai”. Sembra un racconto di Asimov ma per chi conosce la PA sa che non lo è.

Chi canta “senza carta” ha valutato il fatto che la reingegnerizzazione dei processi è cosa complessa che non si risolve con quattro slide e due infografiche? E che il semplificare in queste situazioni porta più danni della grandine il mese d’agosto? Chi scrive di cloud pensa che questo sia la panacea per ogni male? Non pensa a quanto delicata e spinosa sia la cosa e a quanto attentamente una PA che gestisce i dati dei cittadini debba valutare come e dove conservare e gestire i dati (non certo su una pen drive come scritto da alcuni…)?

Quando si legge, a seguito del Parere favorevole reso dalla Commissione Affari interni Costituzionali che sospende la data del 12 agosto, “ma gli analogici possono ora dormire sonni tranquilli” si può considerare il fatto che non sarà certo una data precisa dopo anni di obblighi a consentire la trasformazione digitale? E quando si legge “Molti Comuni, soprattutto più grandi, già da mesi hanno effettuato il passaggio al digitale” ci si chiede se esistano buone pratiche, se sia possibile presentarle e condividerle magari per riusarle invece che reinventare la ruota o sbandierare solo annunci?

Il discorso della carta nella PA meriterebbe forse un approccio più serio, che rinunci agli slogan sulla PA 4.0, che si basi magari sulle esperienze di PA dove persone di buon senso (come ribadito dall’on. Paolo Coppola qualche giorno fa) hanno lavorato a favore dell’innovazione non per una scadenza o per il mancato rinvio di una scadenza. Ma per la ricerca di una PA migliore a prescindere dalle minacce, dalle scadenze, dal timore di una sanzione che si ha la convinzione “tanto non arriverà”.

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1 COMMENT

  1. bah moi aussi j'ai un p'tit faible pour le second carnet( j'adore les oiseaux)et tu diras bravo à thomas pour sa carte et son idée pour le prénom c'est super chno…bisuus.laureoce

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