Una Google tax sul diritto d’autore: giusto approccio?

Un contributo sugli “snippet”, gli estratti di notizie pubblicati online, potrebbe essere fra poco richiesto dagli editori quale parte di una riforma della normativa sul diritto d’autore a livello europeo. Ma la domanda è, si tratta di un cambiamento che porterà dei benefici al mercato europeo?

L’attuale scenario in Europa

In un documento relativo all’analisi dell’impatto della modernizzazione della normativa sul diritto d’autore europeo, la Commissione europea ha revisionato la problematica dei diritti sulle pubblicazioni. Secondo le loro ricerche, c’è stato un “crollo” dei profitti della “carta stampata” dal 2010 al 2014 di € 13,45 miliardi che non sono stati controbilanciati dall’aumento dei profitti degli editori online che sono aumentati solo di € 3,98 miliardi.

Questo cambiamento può essere dovuto al fatto che gran parte delle notizie sono ora pubblicate gratuitamente online. Tuttavia, secondo la Commissione europea, social media, aggregatori e motori di ricerca sono diventati la principale modalità per leggere le notizie online per ben il 57% della popolazione europea. Questi strumenti rappresentano la principale fonte di traffico per i siti di notizie, ma – secondo uno studio – il 47% delle persone leggono la notizia sui social media, aggregatori e motori di ricerca, senza cliccare sul sito.

I dati sopra menzionati sono stati legati dalla Commissione europea alla circostanza che la normativa europea è quantomeno incerta circa la proteggibilità degli estratti di notizie. Per questo motivo stanno considerando un possibile intervento normativo.

La Google snippet tax allo studio

Tra le opzioni che la Commissione europea sta al momento valutando c’è un’estensione dei diritti d’autore degli editori in modo da prevedere espressamente la loro applicabilità all’utilizzo online di notizie. Questo diritto non limiterebbe la libertà di pubblicare link online che è stato di recente sancito dalla Corte di Giustizia europea, ma è volto proprio a consentire un controllo da parte degli editori sulla pubblicazione di estratti dei contenuti dei loro siti online.

L’idea di base è quindi che una norma così dettagliata rafforzerebbe la posizione degli editori rispetto ai social media, aggregatori e motori di ricerca in modo da negoziare il pagamento di un corrispettivo per l’utilizzo delle loro notizie.

Il precedente “disastro” spagnolo

Questa proposta non è nuova nello scenario europeo. Il legislatore spagnolo ha già adottato una misura simile in passato che ha portato alla chiusura di Google News in Spagna con la conseguente riduzione considerevole del traffico sui siti Internet in Spagna.

Questo scenario era stato un efficace dissuasore sia per il legislatore inglese che per quello italiano che stavano valutando l’adozione di misure simili. Ma la Commissione europea ha una visione diametralmente opposta e ritiene che questo nuovo diritto addirittura aumenterà la qualità del giornalismo online.

Il ragionamento della Commissione europea si basa su due valutazioni:

  1. un unico diritto in tutta la Comunità europea è improbabile che porterà le conseguenze negative avvenute in Spagna. Ma questo è come dire che Google con molta probabilità non chiuderà Google News in tutta Europa perché comporterebbe una perdita eccessiva per loro; il che è quantomeno argomentabile.
  1. A differenza del diritto previsto dalla normativa spagnola, questo diritto sarà “disponibile” e quindi alcuni editori possono decidere di non farlo valere. Tuttavia, ciò vuol dire che si sta introducendo un diritto i cui benefici potrebbero essere goduti solo da pochi grandi editori perché gli altri saranno costretti a concedere i loro contenuti gratuitamente per evitare di perdere traffico.

La domanda è quindi se questa misura sia corretta in un mercato europeo dell’editoria che sta già affrontando una notevole crisi in questi anni e che potrebbe perdere ulteriore traffico con misure normative come quella al momento in discussione.

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