Open Data per agricoltura e alimentazione

Agricoltura

Ogni giorno 795 milioni di persone soffrono la fame, mentre quasi il triplo, 2.1 miliardi, sono obese o in sovrappeso. E’ uno dei paradossi evidenziati dalla Carta di Milano, atto di impegno globale ed eredità di Expo2015, in cui si reclama il diritto all’accesso ad “una quantità sufficiente di cibo, che sia sano e nutriente, che soddisfi le necessità alimentari personali e permetta una vita attiva”.

La FAO (Food and Agriculture Organization) ha evidenziato che in meno di 50 anni il 30% dei terreni coltivabili è diventato improduttivo e che per nutrire 9 miliardi e mezzo di persone, nel 2050, la produzione agricola dovrà aumentare del 70%. Non di meno una buona parte del suolo coltivabile è sfruttato per la produzione di mangimi animali e biocarburanti mentre sprechiamo 1/3 della produzione mondiale di cibo lungo tutta la filiera produttiva.

E’ una situazione di disequilibrio alimentare ed economico straordinaria, ma che può trovare più di una risposta nell’accrescimento della conoscenza e della saggezza collettiva. Con il sostegno della FAO, di alcuni governi ed istituzioni nell’aprile 2013, durante la conferenza internazionale del G8 sull’Open Data per l’agricoltura, nasce GODAN, Global Open Data for Agriculture and Nutrition initiative.

GODAN è una rete di agenzie governative e non, di privati e associazioni che ha raggiunto globalmente 386 partner; si è evoluta quindi molto rapidamente ed è molto attiva nel promuovere la collaborazione per valorizzare e diffondere informazioni a partire da una massa crescente di dati aperti che si rendono sempre più disponibili non solo da fonti governative, ma da enti di ricerca,agenzie spaziali, grandi corporation e privati, associazioni e NGO.

Viene promossa la condivisione di open data relativamente ad agricoltura ed alimentazione per rispondere alla sfida di assicurare cibo nutriente e sostenibile per tutti, con il convincimento che conoscenza e consapevolezza si formano se l’informazione è libera di circolare e disponibile a tutti. L’informazione si struttura a partire dai dati a cui gli intermediari, ovvero scienziati, analisti e esperti IT, riescono a conferire messaggi tanto più utili tanto quanto più il dato è affidabile, standard e correlabile con altri dati.

Il mese scorso si è tenuto a New York il GODAN summit 2016 “Join the Open Data Revolution to end global hunger.”, durante il quale si è discusso di temi interessati dalle principali aree d’azione dell’iniziativa:

  • Rilascio di open dataset in particolari settori: acqua, suolo, meteorologia, mercati, contenuto nutritivo dei cibi, etc.
  • Interoperabilità: standard, vocabolari dei dati, semantica, etc.
  • Governance del dato: discussione su privacy, sicurezza, titolarità,etc.
  • Impatto: applicazioni da Open Data con impatto dimostrabile;
  • Programmazione e attuazione: strumenti per il monitoraggio e le decisioni.

Dai workshop del summit è stata prodotta una lista di dataset chiave per il settore agricolo, valutati in base a impatto e disponibilità, lista che sarà uno dei componenti del Agriculture Sector Package, “Pacchetto” di pratiche e indicazioni per l’Open data del settore agricolo da includere alle linee guida dell’Open Data Charter.

Per quanto riguarda standard e interoperabilità, viene realizzata e mantenuta una mappa globale dei vocabolari esistenti, ovvero di ontologie semantiche, per i dati nel campo del cibo e dell’agricoltura.

Molti soggetti dell’iniziativa sono forti propositori di interoperabilità fra dati diversi, come il CGIAR, Global Agricultural Research Partnership, dedicato alla riduzione della povertà e ad assicurare l’accesso al cibo, che include 15 centri di ricerca, impegnati nella raccolta ed elaborazione di diverse tipologie di dati da domini diversi. Il CGIAR sta costruendo un’infrastruttura per poterli interrogare ed utilizzare in modo integrato.

Per capire l’impatto degli Open Data nel settore agricolo è di grande interesse la lettura di uno studio di CTA e Alterra, altre due istituzioni che partecipano all’iniziativa GODAN, su Open Data e piccoli agricoltori, dove si analizza la ricaduta attuale e potenziale sull’ecosistema agricolo dei paesi in via di sviluppo di dati pubblici delle seguenti tipologie: governativi, satellitari e meteorologici, scientifici, di organizzazioni internazionali, di ONG, imprenditoriali. L’ecosistema è composto dai piccoli produttori, dalla filiera, dai servizi di supporto e dalle politiche agricole/ambientali.

Agricoltura e open data
Illustrazione 1: impatto attuale e potenziale dell’Open Data sulla piccola produzione agricola

Come si può vedere l’impatto dei dati governativi è modesto anche se potrebbe essere molto maggiore qualora fossero disponibili dati scarsamente pubblicati come quelli del registro fondiario. I dati meteo e satellitari hanno un forte impatto, anche attraverso servizi intermedi, sulla produzione. In particolare le immagini satellitari sono messe a disposizione da molti anni dalle organizzazioni come la NASA, a cui si vanno ad aggiungere altri dati dai satelliti come quelli che verranno raccolti da Copernicus, programma europeo per l’osservazione della terra con satelliti sentinella. I dati a carattere scientifico che tendono a rivolgersi a ristrette comunità scientifiche, potrebbero invece produrre dataset di più facile utilizzo e pronte per analisi a supporto delle decisioni. Inoltre le organizzazioni non governative dovrebbero raccogliere e rilasciare maggiormente i dati prodotti dalle loro azioni sul territorio.

Ma è il mondo business che potrebbe generare maggior impatto se rilasciasse, nel rispetto della privacy, i dati in suo possesso come i dati di marketing, CRM, comunicazioni, ma soprattutto i dati detenuti dagli operatori di telefonia ed i dati “dal campo” come sensori ambientali e localizzazioni. Gli stessi agricoltori potrebbero rilasciare i dati relativi alla propria attività e arricchire la conoscenza comune.

Lo studio analizza sistemi agricoli tradizionali ma va ricordato che l’agricoltura moderna, che va sotto il nome di agricoltura di precisione, fa grande uso di dati e servizi basati sui dati: GPS, sensori, esami del terreno, dati e sistemi GIS che integrano sorgenti dati aperte o comunque integrabili attraverso gli standard Open dell’OpenGeospatialConsortium. L’agricoltura di precisione migliora i raccolti, riduce i costi e l’impatto ambientale.

Per conoscere storie e luoghi reali dove l’Open Data sta facendo la differenza si può invece vedere il report delle “GODAN success stories “: si leggerà di miglioramento delle condizioni di vita e della salute, maggiore equità negli cambi commerciali, raccolti più abbondanti e meno soggetti ad eventi catastrofici prevedibili.

Dall’altro capo della filiera produttiva agricola c’è il consumatore che può trarre maggiore consapevolezza dalla disponibilità di dati sui prodotti che acquista.

Open foods fact

Cibo sano e nutriente vuol dire anche che il suo cammino fino alla tavola possa essere tracciato e che ne siano messi a disposizione i dati. Alla International Open Data Conference di Madrid di inizio ottobre 2016, nella sezione dedicata all’agricoltura, era presente anche OpenFoodFacts, un’iniziativa no-profit nata in Francia per il rilascio in Open Data delle informazioni riportate sui prodotti alimentari commerciali con ingredienti, allergeni, dati nutrizionali. La base dati è costituita in modalità collaborativa da utenti volontari; chiunque può contribuire inviando, anche con una App, l’immagine del codice a barre di un prodotto e altre informazioni. Sono stati censiti più di 100.000 prodotti da 177 pesi, disponibili on line con licenza Open Database Licence e interrogabili per consultazioni e comparazioni o come base per nuovi servizi.
La conoscenza attraverso gli Open Data sembra poter davvero contribuire a modificare l’alimentazione e i meccanismi profondi della nostra società e dell’economia.

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