Stairway to (Sea) Heaven

“Io ho dato a Truman l’opportunità di vivere una vita normale. Il mondo – il posto in cui vivi tu – quello sì che è malato.
Seaheaven è come il mondo dovrebbe essere”.
(Christoph in The Truman Show, 1998)

 

Si chiama Swift Playground la nuova app free (cioè scaricabile gratuitamente dall’App store sui dispositivi Apple) con la quale i bambini (ma non solo) possono, giocando, imparare a programmare in Swift. Swift è il linguaggio appositamente creato da Apple per facilitare lo sviluppo di app per iOS, Mac, Apple TV e Apple Watch.

Dopo la dichiarazione d’amore di Microsoft, anche Apple dev’essersi “innamorato” del software libero, tant’è vero che da dicembre 2015 “Swift è gratuito e, grazie alla licenza open source Apache 2.0, possono usarlo ancora più sviluppatori, docenti e studenti. I dati binari per OS X e Linux permettono di scrivere codice per iOS, OS X, watchOS, tvOS e Linux” ci dicono da Cupertino.

Sembra bello. E invece no.

Partiamo da Swift: a prescindere dalle sue qualità, esso è dichiaratamente “pensato per integrarsi alla perfezione nel codice Objective-C già esistente”, cioè nasce come strumento per rendere più semplice ed agevole lo sviluppo di software per i sistemi della mela morsicata. Ne consegue che il rilascio del codice sorgente è una mera operazione di marketing volta ad allargare la base di sviluppatori potenziali, e quindi aumentare il numero di app per questi ambienti. Parliamo di sviluppatori “potenziali”, dal momento che per diventare sviluppatori “reali” c’è un iter tutt’altro che semplice (ed economico), che prevede sempre e comunque il passaggio per le forche caudine dell’app store, il solo e unico sistema da cui è possibile installare software su hardware Apple. Il fatto che Swift permetta di scrivere programmi per sistemi operativi diversi da quelli Apple (in realtà uno solo: Linux) è assai irrilevante, sia per la quota di mercato di Linux, sia per la disponibilità di alternative mature e collaudate disponibili sui sistemi operativi con il pinguino.

Veniamo all’app Swift Playground: per quanto detto prima si tratta dunque, al netto delle frasi ad effetto studiate dagli uffici marketing, di un gioco “educativo” dove utenti Apple imparano a programmare nel linguaggio Apple che serve a creare app per Apple.

Probabilmente all’utente tipo di Apple, abituato a vivere nella sua comoda prigione dorata dove quella che chiamano “esperienza utente” è in realtà la facoltà di fare cose previste dal creatore del software nell’unico modo previsto dal produttore dell’hardware, potrà sembrare molto, addirittura…tutto! Piccoli Apple developer crescono, novelli Truman Burbank (protagonista del film The Truman Show) nella loro Seaheaven, imparando con la loro app a fare nuove app. E magari vivendo una intera esistenza dentro il loro “iCoso”, illusi che non ci sia vita, là fuori.

È davvero questo il futuro che sogniamo per i nostri figli?

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