Mercato, skill e community: il programma Devnet

La digital trasformation è un fenomeno in rapida evoluzione e richiede quindi un costante adattamento e aggiornamento delle competenze professionali. Secondo la ricerca HR Innovation Practice 2016 del Politecnico di Milano il digitale è diventato parte integrante di molti progetti di innovazione nel settore delle Risorse umane (HR).

Il 61% delle imprese dell’indagine ha destinato per il 2016 un budget dedicato allo sviluppo di nuove iniziative digitali, e nel 58% dei casi lo stanziamento è stato superiore a quello del 2015, con un’incidenza media del 15% sul budget complessivo.

Professioni digitali oggi

Le professionalità più richieste oggi sul mercato del lavoro sono essenzialmente quelle legate al possesso di competenze in materia di sicurezza e privacy e sviluppo di software, ma nei prossimi 3 anni lo scenario del fabbisogno di competenze digitali potrebbe essere molto diverso. Del resto la trasformazione digitale ha investito tutte le professioni e tutti i comparti produttivi, anche quelli considerati più tradizionali rispetto a quelli tecnologici.

Ma nella maggior parte dei casi le aziende si ritrovano ancora impreparate a far fronte alle sfide imposte dalla digitalizzazione, tanto che il 94% di queste in un recente studio condotto da l’Economist ha riconosciuto l’esistenza di un divario digitale – più o meno accentuato – al proprio interno. L’indagine ha posto in evidenza proprio la difficoltà di reperire sul mercato figure professionali con competenze digitali adeguate. Per il settore delle risorse umane ciò comporta una duplice sfida: da un lato costringe a ripensare i processi e le professionalità interne e, dall’altro, richiede di svolgere un ruolo di guida a supporto dell’intera organizzazione.

Le funzioni aziendali che necessitano maggiormente di introdurre nuovi ruoli e competenze digitali risultano essere, dallo studio effettuato alla fine dello scorso anno dal Politecnico di Milano: i Sistemi Informativi (78%), il Marketing e Customer Care (63%), l’Organizzazione e Risorse Umane (38%) e le Vendite (38%). Da un’analisi più approfondita, secondo una recente indagine effettuata dall’Evans Data Corporation, sono più di 5 milioni gli sviluppatori che lavorano attualmente nel settore IT, e, se consideriamo gli Indipendent Software Vendor (ISV), il totale degli sviluppatori impegnati in attività di innovazione per la risoluzione problemi, raggiunge la cifra di oltre 11 milioni di sviluppatori.

Le professioni di domani

Le competenze di cui avranno più bisogno le aziende nei prossimi tre anni saranno in primo luogo quelle di analisi dei big data, perché i dati digitali saranno sempre più la chiave per “leggere” il mercato e i comportamenti dei consumatori. L’urgenza sul tema della sicurezza si attenuerà, la richiesta di competenze per lo sviluppo di siti e applicazioni per mobile rimarrà elevata, e in parallelo aumenterà anche la richiesta di competenze in due ulteriori ambiti: quello della definizione delle strategie digitali e dei nuovi modelli di business a esse legate e quello dello sviluppo “intelligente” di nuovi prodotti.

Questa scenario pare essere confermato dallo studio del PoliMi del 2016 che ha evidenziato la presenza di competenze emergenti, che rappresentano il maggior gap di rilevanza rispetto alle indagini degli anni precedenti ovvero i Big Data e Analytics (il 57% delle aziende dichiara che diventeranno più importanti rispetto a quanto lo fossero 2 anni fa) e SmartWorking e Workspace Innovation (54%).

Secondo il Global Center for Digital Business Transformation, entro il 2020, circa 4 aziende su 10 potrebbero fallire a causa dell’incapacità di riconversione digitale del proprio business.

Per reperire le competenze digitali di cui necessitano le aziende hanno iniziato a muoversi su diversi fronti: il 55% del campione dello studio de L’economist ha realizzato percorsi formativi sulle materie legate al digitale rivolte al proprio personale per aumentare le competenze e skill interne, mentre un 47% ha scelto di esternalizzare alcune funzioni digitali. Si evidenziano nuove tendenze destinate a consolidarsi come ad esempio partnership con società di tecnologia, apertura di nuove sedi dove c’è maggiore disponibilità di forza lavoro con competenze digitali, acquisizioni di società per rilevarne non tanto il business, quanto le competenze digitali possedute dai dipendenti. Oltre questo c’è una forte tendenza al ricorso al crowdsourcing, tipico dell’ecosistema social: l’84% delle aziende è pronto a usare LinkedIn per ricercare, con il contributo della propria community di riferimento, nuove soluzioni per le proprie esigenze.

L’importanza della community: il caso DevNet

Learn, Code & Inspire sono i tre pilastri su cui si basa il programma DevNet per sviluppatori software, pensato come una piattaforma di open innovation, sostenuta da una grande comunità mondiale e aperta a tutti coloro che vogliono innovare con le tecnologie Cisco.

Il programma è rivolto a sviluppatori software, professionisti IT con competenze in gestione delle reti, data center, IoT e alle start up, offrendo loro concrete opportunità per creare e trovare applicazioni da cui trarre ispirazione, imparare attraverso le API messe a disposizione e connettersi con gli sviluppatori di una comunità mondiale.

Far parte della community significa poter disporre di una ricca serie di risorse: un portale dedicato, ambienti di apprendimento, una sandbox, documentazione e righe di codice, forum e supporto, eventi e iniziative dedicate ai membri della community. Infine per quanto riguarda il nostro Paese, in particolare, sono cinque le aree in cui è possibile maggiormente collaborare: smart utilities, industry 4.0, servizi digitali per i cittadini, cybersecurity, connected agriculture & food safety.

La rapidità dell’evoluzione tecnologica provoca una altrettanto rapida evoluzione delle richieste di competenze da parte del mercato” – spiega Enrico Mercadante, Leader Innovation, Architectures and Digital Transformation di  Cisco Italia. “Anche per lo sviluppatore più bravo può essere difficile restare sempre al passo con il cambiamento, o valutare se una propria idea abbia le potenzialità giuste per farsi spazio.  Per lo stesso motivo, per le aziende IT è cruciale avere strumenti per individuare talenti e per indirizzarne le capacità nella direzione che può rispondere al meglio alle esigenze del mercato stesso. Per questo DevNet è concepita come una comunità, in cui innovare in modo aperto e collaborativo.

Esiste uno spazio specifico, DevNet Creations, pensato perché gli sviluppatori possano condividere con altri sviluppatori le loro innovazioni, aprire discussione con i pari, scegliere di lavorare insieme per nuovi progetti: ed è uno spazio in cui Cisco stessa si mette in gioco, con il supporto di Technology Evangelist che possono aiutare a “connettere” idee e tecnologie adatte per realizzarle. In DevNet creations si può arrivare a mettere alla prova quanto sviluppato con clienti reali che possono dare dei feedback, e si può avere uno spazio per presentare idee e soluzioni, con l’obiettivo di portarle sul mercato, ma anche di condividerle in modo open source.  L’approccio aperto e collaborativo –  unito alla generosità con cui chi guida la trasformazione digitale mette a disposizione il suo know how –  è la chiave giusta per interpretare l’innovazione, oggi e in futuro”.

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