Sul ruolo dell’università

Qual è la missione dell’università? Quale ruolo deve giocare nella nostra società? Come se ne valutano funzione e risultati? Come deve essere organizzata e gestita? Quali sono stati gli effetti delle politiche pubbliche degli ultimi decenni in tema di università e istruzione superiore?

Sono solo alcune delle domande alle quali cerca di rispondere l’amico e collega Juan Carlos De Martin del Politecnico di Torino in un approfondito e complesso saggio dal titolo “Università Futura — Tra democrazia e bit” (Codice Edizioni, 2017). È un saggio articolato e ragionato di cui si sentiva la mancanza, non solo per le riflessioni che propone, ma anche e vorrei dire soprattutto per la profondità di analisi e il taglio adottato. Juan Carlos riflette da un lato sulle sfide che la nostra società deve affrontare e, dall’altro, su come l’università possa e debba reinventarsi e operare per affrontare queste sfide in modo alto e lungimirante.

È difficile riassumere in poche righe il contenuto di questo saggio. Mi preme però sottolineare alcuni spunti che ritengo particolarmente importanti e proporre un contributo critico (non polemico!) che spero possa ulteriormente arricchire e alimentare il dibattito.

Sperando di non distorcere l’intento di Juan Carlos, mi pare di poter riassumere la sua riflessione attraverso alcune frasi:

  • l’università è una comunità di persone che svolge un “ruolo costituzionale” per lo sviluppo culturale, sociale, scientifico e democratico di un Paese.
  • L’università è luogo di creazione e elaborazione del sapere e non semplicemente di valore economico.
  • L’università non è un ente di formazione: è un luogo di educazione e istruzione che mira a creare non solo professionisti di valore, ma anche e soprattutto cittadini consapevoli e maturi.
  • Il nostro Paese ha scelto di ridurre in modo drammatico gli investimenti per l’istruzione e la ricerca. Inoltre, ha progressivamente delegittimato l’intero mondo accademico, dipingendolo come luogo del privilegio, dello spreco, relegandolo nel contempo ad una funzione formativa accessoria e strumentale ai bisogni di breve periodo dell’economia.

Condivido con convinzione queste posizioni perché in questi ultimi decenni la legittima necessità di collegare l’azione dell’università ad un impatto concreto e visibile sulla società ha portato a distorsioni che ne hanno snaturato ruolo e missione, e che l’hanno progressivamente deprivata delle risorse e dell’autonomia indispensabili per svolgere in modo serio e responsabile questo compito. Per questo credo che l’analisi di Juan Carlos dovrebbe essere il punto di partenza per una riflessione critica di quanto fatto, sia da parte dei decisori pubblici che dalle imprese e dagli altri attori della nostra società.

Tuttavia, mi sento di fare anche alcune osservazioni più critiche. Noi universitari non possiamo tirarci fuori dalle analisi sul funzionamento dell’università. Abbiamo anche noi le nostre colpe che dobbiamo riconoscere e delle quali dobbiamo farci carico. In particolare, propongo all’amico Juan Carlos due temi:

  • Accountability: se è vero che la ricerca deve essere libera e che servono più risorse, è altrettanto vero che il mondo accademico deve introdurre una netta discontinuità e un deciso salto di qualità nella trasparenza e qualità dei propri processi decisionali, nella serietà e apertura dei processi di reclutamento delle persone e di valutazione dei risultati ottenuti, nella gestione responsabile delle risorse economiche che vengono affidate agli atenei del Paese.
  • Gestione della complessità: se è vero che l’autonomia del mondo accademico è un prerequisito essenziale, sia a livello individuale che a livello di gestione delle singole istituzioni, è altrettanto vero che la complessità delle strutture, dei processi e del contesto in cui operano le università richiede nuove forme di governance che superino i processi assembleari e non di rado clientelari del passato e declinino in modo moderno e innovativo il rapporto tra autonomia e gestione efficiente delle risorse, indipendenza del docente e coerenza dei programmi formativi, libera ricerca e responsabilità sociale.

Il libro di Juan Carlos non circoscrive né tantomeno chiude il dibattito. Lo apre e anzi stimola tutti noi a ripensare alle radici una istituzione che incide in modo così profondo e determinante sul futuro del nostro Paese. Sta a tutti noi raccogliere il guanto della sfida e contribuire a innovare e ripensare questo pilastro essenziale della nostra società.

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