Lavoro: cosa cambia con la digital transformation?

È indubbio che le innovazioni del settore e i progressi tecnologici abbiano rapidamente imposto nel corso degli ultimi anni cambiamenti nell’ambito organizzativo e gestionale ed abbiano avuto un impatto sugli ambienti di lavoro, sugli ambienti di vita e sulle condizioni stesse di lavoro. Talvolta questi cambiamenti hanno avuto un effetto positivo per i lavoratori in termini di miglioramento della qualità del lavoro, tuttavia, questi stessi cambiamenti possono determinare la presenza di nuovi rischi per la salute e la sicurezza. Va inoltre considerato l’aspetto sociale: la tecnologia ha esasperato il concetto di liquidità dell’attuale società, le attività sono diventate multitasking e devono essere eseguite in tempi brevi. Il rapido e continuo sviluppo delle ICT inoltre sta cambiando le condizioni e gli ambienti di lavoro: si pensi all’interfaccia uomo-macchina, al monitoraggio in tempo reale dei parametri lavorativi, all’utilizzo di nuovi materiali ‘intelligenti’.

Quale è l’impatto delle ICT in ambito organizzativo?

Il maggiore utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), i cambiamenti della forza lavoro, la flessibilità e le nuove pratiche organizzative hanno cambiato la natura e le caratteristiche del lavoro. Anche la distinzione tra vita privata e lavoro è venuta meno. È importante, pertanto, monitorare le trasformazioni nell’organizzazione del lavoro riferite all’uso delle ICT e studiare i loro effetti sul benessere dei lavoratori e la potenzialità motivante delle moderne pratiche di lavoro.

Esiste infatti una stretta relazione tra lavoro e salute, in quanto le richieste e le opportunità, le sollecitazioni e il supporto organizzativo ai ruoli lavorativi influenzano la salute stessa delle persone.

Il cambiamento indotto dall’uso delle ICT, inoltre, fa perdere i vincoli fisici tradizionali e temporali per le imprese e per i dipendenti, permettendo di raggiungere i business partner e i clienti in tutto il mondo e in qualsiasi momento della giornata (always online). In molti casi il lavoro non è più spazialmente, temporalmente e socialmente distinto dal non-lavoro e i tradizionali confini tra lavoro e non-lavoro sono in gran parte scomparsi. Internet ha quindi determinato lo sviluppo di nuove forme di organizzazione, in cui il coordinamento si ottiene senza l’accentramento, la capacità prevale sul ruolo e la conoscenza condivisa si impone sul controllo. Si parla oggi infatti di social organization intesa come un modo nuovo di fare impresa che consente a un vasto numero di persone di lavorare collettivamente, valorizzando le competenze, il talento e la creatività.

Anche la fluidità lavorativa risente di questo cambiamento per le continue interruzioni dell’attività riconducibili soprattutto all’uso del cellulare, i fattori predisponenti sarebbero relativi principalmente alle caratteristiche dell’ICT, all’ambiente di lavoro, alle caratteristiche individuali e a fattori situazionali, con costi rilevanti per le organizzazioni in termini di efficienza lavorativa e per gli individui in termini psicologici.

Quindi da una parte abbiamo una riduzione dei costi operativi, in termini di maggiore efficienza dei processi, nuove alternative strategiche e possibilità di innovazione che generano benefici di business dall’altra si possono avere effetti negativi sul benessere dei lavoratori.

È vero che l’uso delle nuove tecncologie genera stress?

Il technology stress, o technostress, è stato definito per la prima volta da Brod come una malattia moderna causata dall’incapacità di far fronte o trattare le informazioni e le nuove tecnologie di comunicazione in modo sano. Altri studiosi lo hanno descritto come un disturbo dell’adattamento determinato dall’incapacità di far fronte alle nuove tecnologie informatiche in modo sano, in cui si manifestano sintomi quali incapacità di concentrarsi su una singola operazione, maggiore irritabilità e sensazione di perdita di controllo. Wang, inoltre, lo ha definito come un riflesso del proprio turbamento, della propria paura, tensione e ansia quando si cerca imparare ad utilizzare le nuove tecnologie, che può trasformarsi in repulsione psicologica ed emotiva che ne impedisce l’apprendimento o l’uso.

Nell’esaminare il rapporto tra tecnologia e stress, per cercare di scoprire fino a che punto il technostress influenzi l’ambito privato delle persone e per ottenere una migliore comprensione delle conseguenze dell’eccessivo uso della tecnologia, Waltz ha evidenziato che molti lavoratori percepiscono ansia quando non hanno con sé il cellulare e quando lo hanno con sé controllano sempre gli sms o le e-mail che ricevono, questo è indice di una mancanza di confini tra contesto lavorativo e ambiente familiare.

Contestualizzando l’esperienza del technostress in ambito lavorativo, Salanova lo ha definito come uno stato psicologico negativo associato all’uso delle ICT e ha evidenziato che tale esperienza può essere correlata a sentimenti di ansia, affaticamento mentale, scetticismo e inefficienza.

Il technostress viene, pertanto, attribuito a una serie di fattori psicosociali tra cui capitale psicologico, sovraccarico di lavoro, conflitti interpersonali, ambiguità di ruolo, conflitto lavoro-famiglia, ansia, ruolo e insicurezza, processi cognitivi, conflitto di ruolo, sovraccarico di ruoli e violazione della privacy.

Lo studio relativo all’uso assiduo e all’abuso di Internet ha evidenziato come queste condizioni siano legate a variabili psicosociali, quali la vulnerabilità psicologica, lo stress quotidiano e il sostegno sociale, tanto che i sintomi riferiti all’uso eccessivo di Internet, definito technoaddiction, possono essere identificati seguendo i criteri utilizzati per la diagnosi di altre dipendenze.

Ragu-nathan, infine, ha individuato cinque fattori di rischio che incidono sull’insorgenza del technostress (techno-overload, techno-invasion, techno-complexity, techno-insicurity e techno-uncertainty) e tre fattori che invece agiscono positivamente sul benessere dell’individuo contrastando gli effetti nocivi riconducibili all’utilizzo delle ICT (literacy facilitation, technical support provision, involvement facilitation).

Cosa fare?

Le strategie di intervento, per ridurre lo stress legato all’uso delle nuove tecnologie possono essere realizzate sia a livello individuale sia a livello organizzativo. A livello individuale generalmente le strategie che funzionano meglio sono quelle in cui il lavoratore mette in atto comportamenti finalizzati a cambiare la situazione, ad esempio quelle finalizzate a cambiare fattori quali l’ansia e la fatica legate all’uso delle tecnologie oppure rivolte a eliminare il problema migliorando le condizioni di utilizzo o aumentando l’auto-efficacia attraverso una formazione specifica.

Per quanto riguarda le strategie da attuare a livello organizzativo, bisogna essere in grado di prevedere le ripercussioni causate dall’introduzione delle ICT, stabilire meccanismi per evitare le conseguenze dannose e progettare percorsi di adattamento graduale. In generale, le strategie organizzative dovrebbero focalizzarsi sulla diminuzione delle richieste poste ai lavoratori attraverso una riprogettazione del lavoro e della tecnologia in dotazione e/o sull’implementazione delle risorse anche in termini di supporto tecnico, formazione e partecipazione dei lavoratori. Le strategie organizzative, pertanto, fanno riferimento alla prevenzione primaria o secondaria la quale non può prescindere da un’adeguata valutazione dei rischi relativi all’introduzione delle nuove tecnologie in ambito lavorativo.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here