“La scienza è cultura e come tale deve incoraggiare diversità e parità di accesso alle opportunità”. Questa la frase contenuta nel libro che introduce il progetto 100 donne contro gli stereotipi, ideato e promosso da Gi.U.Li.A giornaliste, Osservatorio di Pavia e Fondazione Bracco, che ha l’obiettivo di mettere a disposizione i nomi di donne esperte in ambito STEM che possono contribuire al dibattito pubblico. Questo perché è stato dimostrato quanto raramente le donne siano interpellate dai media in qualità di esperte: secondo il Global Media Monitoring Project 2015, infatti, a spiegare e interpretare il mondo sono nell’82% dei casi gli uomini.
“Siamo partite a novembre – racconta Gaela Bernini, responsabile dei progetti scientifici e sociali di Fondazione Bracco – con una banca dati online di nomi e curricula di esperte nell’ambito delle Science, Technology, Engineering and Mathematics (STEM), settore storicamente sotto-rappresentato dalle donne ma strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese”. Banca dati che raccoglie ormai quasi 100 nomi destinati ad aumentare.
“Le donne possono inviare tramite il portale la propria candidatura – continua la Bernini – che viene validata, secondo i criteri definiti e pubblicati, dal centro GENDERS dell’Università degli Studi di Milano. Ora dovremmo partire con il settore Economia e Finanza per ampliare il numero di esperte in un altro settore a prevalenza maschile”.
Per verificare l’efficacia del progetto, è stato chiesto alle scienziate inserite in banca dati al fine di verificare se, anche grazie al portale e alla campagna di informazione e comunicazione fatta, ci sono stati contatti nuovi coi media. “Quello che abbiamo scoperto grazie al progetto – continua Gaela Bernini – è che le scienziate selezionate hanno saputo raccontare le loro storie raccolte nel libro aggiungendo sempre un lato emotivo. Hanno tutte un potenziale comunicativo altissimo. Sono preparate, simpatiche, intelligenti, piacevoli da ascoltare, adatte alla divulgazione insomma. Un vero peccato non poterle vedere inserite in dibattiti pubblici, convegni o altre occasioni che possano mostrare il loro lavoro”.
Gender equality quindi ancora lontana?
Nel libro, edito da Egea, ci sono diversi interventi e sono citati molti rapporti che mettono in evidenza uno squilibrio che in alcuni casi è imbarazzante. Secondo Eurostat 2016, nonostante le donne che hanno completato l’istruzione terziaria in EU siano il 43%, il tasso di occupazione femminile si attesta al 60% contro un 70% maschile sebbene in Italia la situazione sia ben peggiore. E il perché sia importante che le donne lavorino è legato al PIL: per ogni 100 donne impiegate si creano 15 posti di lavoro legati si servizi per la famiglia. Questo vuol dire che se le donne non lavorano si ha un impoverimento del prodotto interno lordo. Se vogliamo continuare a dare uno sguardo ai numeri e andiamo a vedere il settore ricerca, i dati pubblicati nel 2015 in She figures della Commissione Europea parlano di un misero 28% di donne che hanno conseguito il dottorato di ricerca e che hanno optato per settori quali ingegneria, manifatturiero ed edile e soli il 21% informatica. Per non parlare dei posti da ordinario nei dipartimenti universitari legati alle STEM quasi praticamente monopolizzati da uomini.
Come avvicinare le persone (non solo le donne) alla scienza?
La scienza deve pervadere la società, di questo abbiamo un grande bisogno per il progresso del Paese e le donne potrebbero assumere un ruolo guida. Chiaramente per fare questo serve un cambio culturale ovvero investimenti e progetti specifici da organizzare a partire dalle scuole. Ad esempio Fondazione Bracco ha promosso quest’anno un progetto di alternanza scuola-lavoro, una settimana da ricercatrice, che voleva avvicinare le ragazze agli studi delle biotecnologie. E’ un nostro contributo finalizzato a far appassionare le giovani donne alla scienza.
Oltre a questo, attraverso altri progetti, come fondazione cerchiamo di accompagnare – tramite borse di studio, attività di mentoring e promozione dell’autoimprenditorialità– i giovani di talento nel loro iter formativo e professionale, promuovendo percorsi innovativi di consolidamento tra il mondo accademico e quello del lavoro. Lo strumento è il progetto Diventerò, presentato nel febbraio del 2012, perché sappiamo che sostenere i talenti è vitale per il futuro e per la trasformazione della nostra società.
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