I benefici di innovazione e ricerca nel settore energetico: il caso Zohr di Eni

Innovazione in Eni è sinonimo di velocità di esecuzione. Il caso Zohr, la più grande scoperta di gas naturale mai effettuata in Egitto e nel Mar Mediterraneo ed entrata in funzione di recente, è il frutto dell’utilizzo di tecnologie avanzate mirate a integrare le fasi di esplorazione e sviluppo (studi di giacimento con modelli 3D, progettazione di ingegneria e approvvigionamenti).

Zohr – giacimento con un potenziale di oltre 850 miliardi di metri cubi di gas (circa 5,5 miliardi di barili di olio equivalente), in grado di soddisfare parte della domanda egiziana di gas naturale per i prossimi decenni – è l’esempio vivente che gli investimenti in innovazione e ricerca nel medio periodo pagano e, nel caso di Eni, consentono di raggiungere il first gas con due anni di anticipo rispetto al passato. Un approccio integrato, quello utilizzato, che affianca attività di analisi propedeutiche allo sviluppo a raccolta e analisi di informazioni necessarie a migliorare l’ingegneria di progetto, con l’obiettivo di ridurre i tempi utili ad arrivare alla FID. Con Zohr si è arrivati alla FID nel febbraio 2016 per entrare in produzione a fine 2017, a poco più di due anni dalla scoperta. Il modello utilizzato, che ha dimostrato la sua efficacia, è quello denominato design-to-cost, che consiste nella suddivisione dei progetti in fasi e che riduce i rischi per il sottosuolo.

La storia di Zohr, che si trova nel blocco di Shorouk, nell’offshore dell’Egitto, a circa 190 chilometri a nord di Port Said, inizia nel 2012, quando le 15 aree di ricerca del giacimento entrarono in gara. Fino a quel momento la perforazione dei pozzi nell’offshore Mediterraneo non aveva dato buoni risultati, ma il monitoraggio rivelò che il blocco 9 nascondeva una roccia-serbatoio. Questo bastò ad Eni per decidere di partecipare alla gara. Una scelta rivelatasi vincente e in grado di testimoniare il successo del “dual exploration model” di Eni, adattato dalla società nel 2013 e basato su un principio semplice: mentre si accrescono le riserve di idrocarburi attraverso i successi esplorativi, si trae vantaggio dalla monetizzazione anticipata ottenuta attraverso la cessione di quote di minoranza, mantenendo comunque il controllo e l’operatorship dell’asset. Il modello – applicato anche all’offshore del Mozambico, oggetto dello scorporamento tra Eni, Cnpc ed ExxonMobil – nel caso di Zohr ha visto la  condivisione di quote minori con Bp, a cui è andato il 30%, e Rosneft cha ha una quota del 10%.

L’avvio di Zohr  – ha commentato l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalziè il frutto delle nostre competenze, della nostra capacità di innovazione tecnologica e della nostra tenacia nel perseguire gli obiettivi, anche quelli più complessi, e di questo dobbiamo essere molto orgogliosi. Questo progetto è stato reso possibile sfruttando al massimo le competenze e le capacità umane e infrastrutturali che offre il Paese in termini di risorse locali. Questa scoperta trasformerà il panorama energetico dell’Egitto, permettendo al Paese di diventare autosufficiente e trasformarsi da importatore di gas naturale in futuro esportatore”.

Quanto allo sviluppo tecnologico, c’è da dire che Eni dal 2010 ad oggi ha investito oltre 1,5 miliardi in più di 400 progetti che hanno determinato più di 500 applicazioni di tecnologie innovative, con una attenzione particolare alle energie rinnovabili.

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