Il mercato del settore geospaziale: quale il ruolo dell’Italia?

Dopo lo sguardo al mercato globale del settore geospaziale, si può fare un approfondimento con la seconda sezione del rapporto Global Geospatial Industry Outlook 2017 di Geospatial Media and Communication sui Geospatial Readiness Index (GRI) nazionali, definiti per misurare la propensione di una nazione a sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie geospaziali. La prima sezione del rapporto espone i principali trend dell’industria geospaziale e dei processi di business emergenti nel mondo, sottolineando il continuo e inarrestabile processo di innovazione tecnologica nel settore, dovuto sia a ricadute dalla ricerca nelle Geospatial Sciences che al processo di “contaminazione” con un sempre maggior numero di altri settori ICT. Le tecnologie geospaziali sono diventate in pochi anni omnipervasive, e l’industria di questo settore sta attraversando una fase di marcata dinamicità a livello imprenditoriale, testimoniata da molteplici acquisizioni, partnership, spinoff e startup.

Quale la situazione del nostro Paese?

Diciamo subito che queste tipologie di analisi sollevano inevitabilmente più domande che risposte, e ci avrebbe fatto piacere leggere maggiori considerazioni di dettaglio – in particolare per quanto riguarda i punteggi assegnati all’Italia – così come sintetizzati nel corso di un webinar della scorsa primavera per alcuni Paesi leader, in posizione intermedia (inclusa un’istantanea sull’India) e Nazioni definite “emergenti”. Ad una nostra richiesta in questo senso, è stato dato riscontro fornendoci essenzialmente un elenco sintetico dei principali aspetti presi in considerazione: la disponibilità di database territoriali su vasta scala, il geoportale nazionale e l’infrastruttura di networking, funzionalità complete ad ogni end-point, le policy e la legislazione in tema di e-government e i partenariati pubblico-privato (PPP).


Figura 1. Pillar e sub-pillar di accesso al  Geospatial Readiness Index di un Paese

Il Geospatial Readiness Index a livello nazionale è stato concepito per riassumere – attraverso l’assegnazione di un punteggio finale – la propensione di una nazione a sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie geospaziali, rispetto a quattro pilastri o ambiti di policy (Figura 1): (i) infrastruttura geospaziale e struttura delle policy; (ii) capacità istituzionale; (iii) livello di attuazione da parte degli utilizzatori; (iv) capacità industriale. Ogni tema cardine/pillar è stato quindi articolato in tre-cinque sottotemi. In base alla metodologia adottata, il punteggio ottenuto per ogni pillar può ricadere in un range di 0÷25 punti, suddiviso in cinque classi. Al valore numerico corrisponde quindi una valutazione definita per la categoria in cui il voto stesso ricade.

Nei riquadri seguenti sono riportati i punteggi ottenuti dall’Italia per ognuno dei quattro pilastri.

Al nostro Paese è stato quindi assegnato un GRI di 50 punti (su100) – ancorché non sia possibile conoscere il punteggio assegnato per ogni sottotema in ciascun pillar. In termini di classifica, siamo al ventesimo posto su 50 Stati considerati. A livello europeo sopravanziamo solo Portogallo, Polonia e Grecia, ma ci possiamo compiacere di essere davanti a Sud Corea, India e Nuova Zelanda. Tutti i Paesi OCSE hanno però ottenuto un GRI maggiore: primi classificati gli USA, con un GRI di 86  punti su 100.

Come già evidenziato nella premessa, gli esiti di questo tipo di indagini non vanno presi alla lettera. Aiutano però a riflettere su quanto si ritiene di conoscere rispetto a possibili sorprese, positive o negative. Queste ci devono stimolare a comprendere se le nostre valutazioni siano riformulabili e/o si possano o debbano trarre insegnamenti, come cerchiamo di fare nel seguito.

La nostra situazione pillar per pillar

Per quanto riguarda il primo pillar, non stupisce che sia il tema su cui l’Italia abbia conseguito il punteggio maggiore. Conosciamo l’impegno sulla materia profuso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), da molte Regioni – e in particolare del Comitato interregionale competente in seno al Centro Interregionale per i Sistemi Informatici geografici e Statistici (CISIS) – e da altre Istituzioni. Impegno noto nell’ambito della comunità nazionale geomatica, grazie all’approccio cooperativo adottato dall’Agenzia, ma malauguratamente pressoché ignoto oltre i confini degli “addetti ai lavori”. Gli Organismi citati ne sono consapevoli, ed è un limite su cui intervenire, anche in quanto influisce negativamente sugli altri aspetti considerati in questa indagine.

La valutazione sul secondo pillar ci introduce alle dolenti note. Non deve trarre in inganno il termine “intermedio” assegnato alla classe di punteggio in cui è riuscita a rientrare l’Italia. Le competenze digitali – e ancora di più quelle geo-digitali – sono il punto debole del sistema Paese, come ci ricordano periodicamente i risultati delle indagini pubblicate dagli Organismi internazionali, UE, OCSE e altri.

Ancora più preoccupante è il terzo pilastro, l’Italia è posizionata sotto la media. I risultati evidenziano che vi è ancora un uso dell’informazione geospaziale orientato sostanzialmente alle applicazioni cartografiche “tradizionali”, nonostante le enormi opportunità offerte dalla rivoluzione geo-digitale che danno ragione delle motivazioni divulgative e promozionali, oltre la cerchia degli addetti ai lavori. Un risultato che non si addice a chi possiede un brand (“Made in Italy”) al top dei clic sui motori di ricerca.

Il quarto pilastro viene in soccorso del non lusinghiero risultato ottenuto per i due precedenti pillar, quello raggiunto in capacità industriale, soprattutto se si tiene presente la caratteristica fondamentale del settore industriale nazionale. Infatti, anche il settore geospaziale è ricco di PMI e micro-entità Small Office Home Office (SOHO), molto dinamiche e spesso attive nell’arena internazionale. Ma tale patrimonio non basta. La valutazione per la categoria in cui siamo ricaduti per questo pilastro fornisce suggerimenti, ribaltandola in positivo. Argomento da cogliere, avendo presente lo scenario globale rappresentato nella prima sezione di questo rapporto, che dimostra quanto i confini tra Geo e non-Geo ICT siano  sempre più sfocati.

Si dovrebbe partire da quest’ultima osservazione per conquistare posizioni e costruire un’efficiente infrastruttura geospaziale, perfezionare il quadro delle policy, creare una sempre maggiore capacità istituzionale, una forte capacità del settore e una approfondita adozione da parte degli utenti dei vari settori verticali – imitando (e superando) i “primi della classe”.

Crediamo in realtà – come per ogni iniziativa sistemica – che la carta vincente per cogliere le opportunità che la Geo-ICT stia offrendo globalmente nell’ambito dell’innovazione (non solo tecnologica) sia lo sviluppo di consapevolezza da parte di tutte le componenti del sistema produttivo, e in generale del Sistema Paese – Istituzioni, settore privato, terzo settore, … – circa i nuovi valori e ruolo dell’informazione geospaziale. Se il 2018 sarà l’inizio di questo rinascimento geospaziale, l’Italia saprà acquisire un GRI assai più ambizioso in un eventuale futuro riesame.

Un anno, il 2018, che offre un elemento fondamentale per sostenere visioni ambiziose, come quella condivisa in questo post: la motivazione ideale. Ci stiamo sensibilizzando tutti – opinione pubblica, Istituzioni, imprese e comunità sociali – nei riguardi dell’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile approvata dalle Nazioni Unite nel 2015, e stiamo assumendo consapevolezza rispetto ai relativi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, Sustainable Development Goals (SDG). Riteniamo importante segnalare questo processo, monitorato dall’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, iniziativa che riunisce attualmente oltre 180 tra le più importanti Istituzioni e Reti della Società Civile, perché siamo convinti  che l’impegno che sarà dedicato a questo tema centrale della nostra epoca fornirà il “carburante” che sosterrà anche la visione di una società geospazialmente consapevole.

Tale percorso sarà certamente di pungolo per avvalersi anche degli strumenti – e prima ancora della cultura – geospaziali, (i) stimolando una crescita sistemica del settore geospaziale stesso, con ricadute occupazionali qualificate e valorizzazione dell’expertise del tessuto delle imprese italiane del settore e (ii) concorrendo alla mitigazione del geo-digital divide. Infine, potrà sollecitare in generale le Istituzioni pubbliche ad individuare nuove policy per lo sviluppo del settore geospaziale, accogliendo le sfide e le opportunità offerte da un mercato – come abbiamo visto – in forte crescita a livello globale, sistematizzando forme di governance e strumenti adatti allo scopo. Ultimo, e non meno importante aspetto: quanto auspichiamo si concretizzi, consentirà di condividere il nuovo modello di sviluppo del settore geospaziale nazionale come un ulteriore, significativo e ambito prodotto del “Made in Italy”.

Vorremmo infine aggiungere al nostro geo-almanacco per il 2018 un’altra battuta ascoltata nella narrazione del ruolo della Geospatial Technology nella Rivoluzione Industriale 4.0, come desiderio di un futuro migliore che si realizzi anche grazie all’eccellenza italiana: tutti useranno le informazioni geospaziali in qualche modo o per moda. Ma non dovranno essere esperti del settore per essere in grado di elaborare tali informazioni.

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Gli autori condividono la partecipazione a due Associazioni impegnate da alcuni anni nella promozione della Geo-ICT e la valorizzazione dei dati geospaziali: Stati Generali dell’Innovazione (SGI) e Automated Mapping/Facility Management GIS Italia (AM/FM GIS). FULVIO ANANASSO. Ingegnere elettronico, ha ricoperto varie posizioni manageriali nell'industria e nei servizi -- Direttore Marketing e Regolamenti Internazionali, Dir. Studi, Direttore Iridium Program Office, DG/AD di Iridium Italia (società del gruppo Telecom Italia per la resa di servizi Iridium in Europa e Sud America). E’ stato Professore Associato all’Università di Roma-Tor Vergata dal 1987 al 1990 e DG Studi AGCOM dal 2007 al 2012. Dal 2013 è imprenditore e mentore di iniziative ICT-driven, curando formazione imprenditoriale e open innovation per lo sviluppo e accelerazione di startup e piccole-medie imprese (PMI). Ha 40+ anni di esperienza nelle telecomunicazioni / ICT - general management, negoziati e operazioni internazionali, innovazione e trasferimento tecnologico, marketing, promozione e sviluppo business, … -, con copertura di aspetti tecnologici, giuridici e socio-economici. E’ Presidente degli Stati Generali dell’Innovazione, Consigliere del Club dei Dirigenti Tecnologie dell’Informazione di Roma e socio di AM/FM GIS Italia. SERGIO FARRUGGIA. Laurea in Fisica, è consulente Geo-ICT. Collabora a progetti nazionali ed europei inerenti: Geographic Information, Spatial Data Infrastructure, GIS. In precedenza, dirigente responsabile del Sistema Informativo Territoriale del Comune di Genova, dal 1995 al 2007. Membro del Comitato Esecutivo dell’Associazione Geographic Information Systems International Group (GISIG), dal 1996 e, dal 2014, in rappresentanza di ANCI, membro del GdL8 “Reti di Sottoservizi” e GdL 2 “DB geotopografici”, promossi dall’Agenzia per l’Italia Digitale, AgID. Attualmente è v-presidente di SGI e Segretario Generale di AM/FM GIS. MONICA SEBILLO. PhD, professore associato di Ingegneria Informatica, afferisce al Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno. E’ responsabile scientifico del laboratorio GIS dove è tutor di tirocini formativi e relatore di tesi di laurea e di dottorato. Svolge attività didattica per i corsi di laurea in Informatica. I suoi interessi scientifici includono: i database spaziali, i sistemi informativi geografici e la Human-GIS interaction. È iscritta all'albo degli esperti per il MISE e per il MIUR. E’ ACM senior member, Segretario ASITA, Presidente AM/FM GIS e socio SGI. E’ membro di comitati di programma di conferenze internazionali ed è responsabile scientifico di progetti e convenzioni con aziende ed enti pubblici. E’ autrice di oltre 100 pubblicazioni.

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