15, 150, 1500 donne nel digitale. Specie in via di estinzione?

Le liste di donne che si distinguono nei settori in cui sembrano essere in via di estinzione vanno di moda, si sa. In particolare nel periodo estivo, quando è più difficile trovare notizie di maggior interesse o solo perché un bel numero di donne “influencer” alzano gli ascolti retwittando e diffondendo la notizia soddisfatte. Ed è subito “effetto circo”.

C’è chi si stupisce e grida: “Vedi che ci sono allora donne competenti? Perché non le invitate a parlare ai convegni? Sono addirittura un centinaio in Italia!”; c’è chi, gustando lo zucchero filato, guarda distratto pensando che tanto domani passa e ai convegni troveremo lo stesso spettacolo mono genere di sempre; c’è poi quello, in prima fila, che alza la mano, chiede la parola e afferma a gran voce: “uomini e donne sono diversi alla nascita, prima ancora che la società possa esercitare la sua influenza”. Pertanto, se per esempio in fisica o in informatica le donne sono poche il motivo è banale e dimostrabile: sono meno brave perché meno portate (ma l’uomo seduto in prima fila esiste davvero, si chiama Alessandro Strumia e ha pubblicamente dichiarato tutto ciò). A bordo arena circense c’è poi il commentatore che mostra orgoglioso le donne di primo piano decantandone le grandi doti e chiama a commentare un uomo “perché è meglio sia un uomo a dire che ci sono donne scienziate in quanto più autorevole” (e anche questo è un triste fatto realmente accaduto portato alla luce da Carlo Rovelli sul suo profilo Facebook).

Le donne sfilano intorno all’arena, si sentono gratificate, pensano di poter incoraggiare altre donne (solo per questo sfilano fiere). Ma qualcosa non funziona. Entrano i pagliacci, parte la musica giocosa. Avevamo scherzato. Il circo chiude e delle possibili donne competenti da invitare non resta traccia. Tutto scivola, tutto riparte, i nomi vengono riposti nel cappello del mago e misteriosamente scompaiono. “Non troviamo persone che accettino inviti da relatrici” la scusa più abusata. Ma la colpa è del mago, caso mai.

Racconto reale o di fantasia?

Qualcuno potrebbe dire “la solita iperbole” scritta per creare un problema che non c’è. Del resto rilevazioni statistiche su questo (a differenza di quelle disponibili riferite alla bassa presenza di donne che lavorano nel settore IT e laureate in STEM) non ce ne sono. Osservatori nemmeno. E allora come si fa a dirlo? Ci si inventa un piccolissimo, umile e non certo scientifico esperimento. Si fa un monitoraggio degli eventi organizzati nel settore IT nel giro di un paio di mesi e si contano relatori e relatrici. Un esperimento che nasce con l’aiuto di tante donne coinvolte, capitanate da Alessia Camera.

Risultati? Su 23 convegni intercettati a tema digitale nessuno supera la “quota” del 30%. Tutti abbondantemente sotto. Tanti (troppi?) praticamente con meno del 10% di donne presenti.

Notizia preoccupante che lo sarebbe stata anche qualora ci fossero stati eventi con sole donne. Perché è dalla differenza e dal confronto tra modi di pensare e vivere diversi che si genera ricchezza. Strumia, del resto, ha spiegato con slide e formule matematiche (prontamente rimosse dal sito del Cern ma che Internet conserva con grande cura) che gli uomini si interessano di più alle cose e le donne alle persone. E magari è proprio questo il motivo per il quale i gruppi di progetto misti così come i convegni, i seminari, i workshop in cui uomini e donne sono rappresentativi della realtà (ovvero più o meno al 50%) sono più utili e interessanti di molti altri.

Basterebbe capirlo per costruire un mondo migliore, dove non c’è bisogno di fare liste perché non ci sono donne in via di estinzione in alcuni settori. Abbiamo bisogno di modelli, sì. Non abbiamo bisogno di quella specie di assistenzialismo riservato per sua natura alle categorie “deboli”, che “non ce la fanno da sole perché sai poverine…”. Se poi proprio ci piace fare le liste, facciamole di donne e uomini competenti da invitare a parlare. E cali il sipario su questo circo, grazie.

 

Nota a margine: prevenendo commenti del tipo “chi critica lista è perché in lista non c’è”, già abbondantemente ascoltati e facili da immaginare, si precisa che chi scrive in queste liste c’è stata e ritiene di essersi trovata inserita più per amicizia e magnanimità di altre nominate che non per merito reale.

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