Nuovi modi di fare le cose tra realtà aumentata e virtuale

Confondere realtà aumentata e virtuale è un po’ come scambiare uno scooter per un aereo”. Lorenzo Montagna, esperto di VR e AR e autore del libro “Realtà virtuale e realtà aumentata, nuovi modi per nuovi scenari di business”, inizia con una battuta a spiegare le grandi potenzialità di due tecnologie completamente differenti.

Quando parliamo di realtà aumentata – prosegue – ci riferiamo al nostro naturale campo visivo che può essere arricchito di nuove informazioni grazie a un tablet, uno smartphone o un paio di occhiali speciali. Se ci riferiamo, invece, alla realtà virtuale, occorre immaginarci un mondo completamente ricostruito all’interno del quale potersi immergere completamente indossando visori completamente chiusi. Ovvero quasi l’opposto della realtà aumentata”.

Quando si parla di Realtà Virtuale in genere si pensa all’intrattenimento, ma quali sono altri esempi di applicazione di VR da guardare con interesse?

Sono già realtà i telegiornali in VR che consentono di vivere in prima persona, per esempio, un attacco in zona di guerra, cambiando di molto il nostro modo di informarci e percepire il racconto giornalistico. Ottimi risultati si hanno nel settore della formazione, dove è possibile ricostruire situazioni di pericolo, al fine di formare sul campo gli operatori senza far correre loro alcun rischio. Per esempio Enel utilizza da tempo la realtà virtuale per la formazione del personale, così come i Pompieri o le Forze armate. Altro esempio di utilizzo, legato al settore immobiliare, è quello messo in atto da alcune agenzie che consentono di “muoversi”, visitare, vivere dentro una possibile casa che si intende acquistare.

In sintesi, la realtà virtuale permette a ciascuno non solo di fare le cose meglio di prima, ma di farle in un modo completamente diverso. La VR è in grado di portare le persone altrove, mentre AR è una specie di supervista: fa restare nel proprio ambiente e contesto, aumentandone però il grado di “leggibilità”.

Diversi sono gli impieghi sia di Realtà Aumentata che Virtuale nel settore Retail che, con il diffondersi dell’e-commerce, deve far ritrovare alle persone la giusta motivazione per entrare in un negozio fisico. Quali le esperienze più interessanti?

Partirei con il raccontare i molteplici progetti di Walmart, azienda americana che ha investito moltissimo sia su Realtà Aumentata che Virtuale al fine di migliorare l’esperienza di acquisti nel negozio fisico da parte dei clienti. L’AR è stata utilizzata in particolare per motivi promozionali, ad esempio consentendo la fruizione di alcuni contenuti di entertainment in esclusiva per i clienti, possibile solo inquadrando un oggetto disponibile in negozio. Altro uso molto apprezzato è quello che consente alle persone, una volta inquadrato il prodotto con smartphone o tablet, di avere informazioni su prodotti alternativi da acquistare e la possibilità di comparare i prezzi con prodotti analoghi non necessariamente posizionati lì di fianco.

Walmart, è noto, sta sperimentando il confine on-offline creando servizi che dalla rete permettono di fare acquisti di fatto conclusi in negozio, con consegna nel parcheggio da parte di addetti o ritiro da parte del cliente in totem interni ai mall (a breve la consegna a casa da auto senza conducente in partnership con Ford). Ma la vera innovazione sta arrivando da quando l’azienda USA ha creato un vero e proprio incubatore di startup, Store n.8. Da allora la realtà virtuale è diventata per loro uno strumento di ricerca di abitudini di consumo, di test, di design e la realtà aumentata sta diventando uno strumento di supporto agli acquisti nel punto vendita: ad esempio il cliente viene aiutato a scegliere i prodotti sullo scaffale attraverso l’aiuto di filtri, come si è soliti fare negli acquisti online, per essere certi di prendere il prodotto giusto e più velocemente senza dover leggere le confezioni.

Abbiamo parlato di VR in formazione: quali i vantaggi misurati e misurabili frutto di un’esperienza che ha avuto modo di studiare da vicino?

Walmart, per restare su questa azienda innovativa in un settore particolarmente in crisi, ha investito circa 4 milioni di dollari solo in hardware per acquistare 17mila oculus per fare training a circa un milione di persone, distribuite nei suoi 4000 negozi. I corsi realizzati sono stati finalizzati a formare tutto il personale sul customer care in situazioni di criticità. Attraverso la realtà virtuale si sono simulate esperienze relazionali difficili con il cliente al fine di guidare il personale nel rispondere nel modo più appropriato. In alcuni casi non sarebbe stato possibile un’attività di formazione in presenza su certe criticità ( pensate ad una rapina) , né sarebbe stato altrettanto efficace farlo prevedendo su 4000 neglozi la presenza di attori, o di simulazioni senza bloccare la normale attività in negozio. Pensate poi alla scalabilità del progetto, ai costi contenuti tra avere una soluzione tecnologica o centinaia di persone coinvolte.

Quale la situazione in Italia? Ci sono nel nostro Paese applicazioni innovative di VR e AR?

Mi piacerebbe citare qui l’esperimento di Candy che, già 3 anni fa nella più importante fiera per elettrodomestici in Germania, ha proposto una doppia esperienza di VR e storytelling, o forse meglio dire di story-living. La nota azienda italiana ha, infatti, dato l’opportunità ai visitatori di “vivere” 10 minuti nella casa del futuro, per far scoprire loro che gli elettrodomestici in grado di compiere straordinarie operazioni con grande semplicità altri non erano che gli stessi in produzione. Quello che era diverso era il fatto di aver provato l’emozione di vederne l’utilizzo in un contesto coinvolgente ed emozionale.

Un’altra esperienza Candy nella stessa fiera è stata quella di portare i visitatori dello stand all’interno dei prodotti, con una sorta di effetto che mi piace definire di “Alice nel paese delle meraviglie”. In questo caso le persone erano in grado di capire in prima persona l’esatto funzionamento delle macchine e le loro caratteristiche distintive diventando molto piccoli e “girando” all’interno di un mondo nuovo che è proprio quello della tecnologia, che solitamente non si vede. L’esperienza di Candy fa capire come si possa raccontare in modo innovativo, coinvolgente e memorabile anche un prodotto non a forte componente emozionale come un elettrodomestico, creando, oltre che lunghe code di attesa, una economia nella gestione dello stand e un ricordo della marca e del prodotto senza pari.

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