Se si chiede oggi a un ragazzo di immaginare la vita senza il World Wide Web non riuscirà a farlo, tanta è ormai l’abitudine a usufruirne. E tanto siamo immersi in un mondo considerato ancora da alcuni ancora “virtuale”, ma che si fonde così tanto con il vissuto reale da aver portato a coniare il termine “onlife”.
Come nasce il WWW?
Il 12 marzo 1989 Tim Berners-Lee, insieme a Robert Caiulliau del CERN di Ginevra, distribuisce un documento intitolato “Information Management: a proposal”, una idea embrionale di quell’architettura che fu definita “vaga ma interessante” e che dette vita, il 6 agosto 1991, al primo sito web. Una Internet che il CERN fa rivivere con una specifica sezione che riporta indietro di trenta anni.
“If you think surfing hypertext is cool, that’s because you haven’t tried writing it”, scriveva del WWW Tim Berners-Lee nel 1991. Un “papà” del WWW che, il giorno del trentesimo compleanno della sua creatura, in una lettera pubblica, ha messo in evidenza quanto Internet sia cambiata, quanto abbia creato opportunità e quanto, insieme a queste, abbia però “dato voce a chi diffonde l’odio e semplificato ogni sorta di azione criminosa”.
Quali i problemi della Internet di oggi?
Secondo Berners-Lee diverse sono le problematiche legate a “intenti dolosi premeditati, come la pirateria e gli attacchi informatici promossi dagli Stati, comportamenti criminali e molestie online, modelli di introiti basati sulla pubblicità che premiano a livello commerciale il “click bait” e la diffusione virale di disinformazione oltre che toni indignati e polarizzazione del dibattito online“.
Problematiche indubbiamente risolvibili secondo il papà del WWW tramite leggi specifiche, il ripensamento dei modelli esistenti e la creazione di sistemi di interazione degli utenti migliori di quelli disponibili oggi.
“Non si può incolpare un solo Governo, un solo social network o lo spirito umano…abbiamo la responsabilità di far sì che sia riconosciuto come diritto umano e strutturato per il bene pubblico“.
Quali i ricordi e le opinioni passate da un tweet?
Con l’hashtag #web30 si è celebrato il compleanno del WWW, al quale in tantissimi hanno quanto meno fatto gli auguri o hanno ricordato il valore di Internet.
The message that women’s rights are human rights was censored on Chinese radio and television in 1995, but it reached the open web. #Web30 #ForTheWeb pic.twitter.com/aZqxxh9YDq
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) March 12, 2019
30 anni è l’età della ragione. Quindi: a) basta distinzione reale/virtuale. Il web è un ambito della nostra vita. Punto. b) in ogni ambito umano (come in ogni uomo) convivono bene e male. c) ciascuno è responsabile della qualità della rete, così come lo è in ogni ambito. #web30 pic.twitter.com/0AGI2AHSoP
— Antonio Palmieri (@antoniopalmieri) 12 marzo 2019
Luca #Attias: «Dopo 30 anni l’emarginato digitale non è più solo colui che non ha accesso alla rete o non possiede le tecnologie per accedervi, quanto colui che non “sa vivere” né la rete né le tecnologie. Il mantra dei prossimi anni dovrebbe essere “consapevolezza”» #Web30
— Team Digitale (@teamdigitaleIT) 12 marzo 2019
30 anni di web ed ancora oggi non sapete farlo accessibile a tutti senza discriminazioni. #web30
— Roberto Scano (@rscano) March 12, 2019
Quali le prospettive per i prossimi 30 anni?
Una ricerca specifica sulle aspettative degli utenti è stata diffusa da Cisco che, intervistando circa 11mila persone provenienti da tutta Europa, Medio Oriente e Africa, ha messo in evidenza cosa Internet ha reso possibile e cosa si aspettano dai prossimi 30 anni. Il sondaggio, per l’Italia, mette in evidenza quanto Internet sia percepito come mezzo di cambiamento sociale e personale: il 59% degli intervistati ritiene che Internet dovrebbe migliorare l’accesso all’educazione, il 58% vede nel web uno strumento per migliorare l’accesso a servizi sanitari e il 44%un mezzo per creare uguaglianza nella società. Un 50%, poi, pensa che Internet potrebbe anche facilitare la creazione di nuove opportunità di reddito.
Anche Tim Berners-Lee, nonostante la preoccupazione per un uso distorto della Rete, afferma che “considerando quanto il Web è cambiato negli ultimi 30 anni bisognerebbe essere disfattisti e privi di immaginazione per ritenere che sia impossibile cambiarlo in meglio nell’arco dei prossimi 30 anni. Se adesso rinunciamo a costruire un Web migliore, allora non sarà il Web ad averci deluso, saremo noi ad aver deluso il Web“.
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