Biocarburanti: tra nuove tecnologie e RED II

I biocarburanti, ovvero combustibili ottenuti dalle biomasse, rappresentano una delle risposte concrete alla riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dal settore trasporti.

Secondo l’Eurobarometro dei biocarburanti 2019 di EurObserv’ER, nel 2018 la produzione di biocarburanti in Europa è cresciuta del 10% rispetto al 2017, arrivando a 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, di cui un 82% di biodiesel.

A favorire la crescita di produzione, secondo il rapporto, la nuova direttiva delle Energie rinnovabili per il periodo 2020-2030, Renewable Energy Directive 2018/2001/EU, conosciuta anche con il nome di RED II, che penalizza l’utilizzo di materie prime poco sostenibili e prevede nuovi criteri di premialità per l’uso di fonti rinnovabili identificati dalla direttiva stessa.

Chi sono i maggiori produttori europei di biocarburante?

Secondo la classifica definita da Eurobarometro per la produzione di biocarburante che rispetta i parametri di sostenibilità definiti dalla direttiva RED II, ad avere il primato è la Francia, seguita da Germania, Spagna e Svezia. L’Italia dal quinto posto del 2017 è scesa al sesto, posizionandosi dopo l’Inghilterra.

Le tipologie di biocarburante, secondo il rapporto, sono praticamente invariate rispetto al 2017: l’82% è rappresentato da biodiesel, il 17,1% da bioetanolo e solo lo 0,9% biometano, considerato il più sostenibile fra i biocarburanti ma prodotto ancora in pochissima quantità in particolare dalla Svezia.

Quale l’aiuto della tecnologia?

Progetti innovativi in cui anche nuove tecnologie supportano la produzione di biocarburante sono in crescita costante. Ne sono esempi le bioraffinerie: oltre alle due italiane di Venezia e Gela – le prime due al mondo – è importante l’esempio di Lappeenranta in Finlandia, bioraffineria che produce circa 100mila tonnellate l’anno di biodiesel a partire da tallolio, ovvero una particolare resina di pino saponificata e successivamente acidificata. Sempre finlandese l’esperienza di un altro impianto per la produzione di bioetanolo prodotto dal recupero di segatura e altri scarti di legno in fase di realizzazione.

Italiana, invece, è la tecnologia Ecofining™. Ideata da Eni e sviluppata nei suoi laboratori, consente di produrre biocarburanti sostenibili di elevata qualità, in coerenza con la legislazione vigente in materia e le direttive europee. L’innovativa tecnologia Ecofining™ è stata applicata alla sezione catalitica di idrodesolforazione della raffineria di Venezia: qui Eni produce, dal maggio 2014, il componente che ha permesso la commercializzazione di Eni Diesel +, il carburante con il maggiore contenuto di componente biologica e rinnovabile (15%).

Quale l’aiuto della direttiva Red II?

Obiettivo generale della direttiva europea è quello di passare, entro il 2030, dall’attuale 7% di biocarburante utilizzato nel settore trasporti ad un 14% di biocarburante che beneficerà anche di sovvenzioni purché risponda ai criteri di sostenibilità e di riduzione delle emissioni di gas serra previsti dalla direttiva.

Il 3,5% dell’obiettivo totale di 14% di biocarburanti, secondo quanto stabilito, beneficeranno di incentivo doppio e dovranno essere “biocarburanti avanzati”, cioè prodotti con biomasse specificate in un apposito elenco in cui sono ricompresi per esempio alghe, se coltivate su terra in stagni o fotobioreattori; frazione di biomassa corrispondente ai rifiuti urbani non differenziati; rifiuto organico proveniente dalla raccolta domestica e soggetto alla raccolta differenziata; paglia; concime animale e fanghi di depurazione e diversi altri materiali individuati.

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