Logistica sempre più smart e sostenibile? Intervista a Damiano Frosi

La Contract Logistics continua a crescere per il sesto anno consecutivo, anche grazie all’impulso arrivato dall’innovazione tecnologica, dalle startup e dall’attenzione alla customer experience da parte delle imprese. Un trend positivo che si registra dal 2014 (+1,3% nel 2017, +1,7% nel 2016, +0,7% nel 2015 e +1,4% nel 2014) e che si mantiene anche per il 2019, anche se si nota un segno più un po’ meno marcato, probabilmente a causa della congiuntura economica attuale.

I dati, che saranno presentati il prossimo 21 novembre, oltre alla crescita in termini di fatturato registrano un segno positivo anche per la terziarizzazione, che in Italia arriva al 40%. “Credo che la crescita della logistica in conto terzi – afferma Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milanosia il frutto della necessità avvertita dalle aziende di investire e innovare e dal fatto che non sempre si hanno risorse umane o finanziarie per farlo al proprio interno”.

Da dove arriva la spinta all’innovazione digitale?

IoT, Big Data e Intelligenza Artificiale presentano opportunità innegabili che possono consentire alle aziende un risparmio sul costo di manodopera, cresciuto di circa il 6% con il “Decreto Dignità”. Non si può pensare di risparmiare sulle persone, non si può pensare di sottopagarle. Si possono invece affiancare le macchine alle persone in modo che queste ultime possano essere sgravate da lavori noiosi, ripetitivi e in alcuni casi pericolosi. Ad esempio, le persone sono migliori dei robot nel controllo qualità e sanno gestire meglio problemi non previsti. La ricchezza nasce proprio dall’affiancamento e non dalla sostituzione. La spinta all’innovazione arriva dalla necessità di rendere le attività sempre più sostenibili, anche dal punto di vista economico. Introdurre tecnologie in magazzino e nei trasporti significa ridurre costi operativi e contestualmente investire per minimizzare sacche di inefficienza. Se pensiamo all’analisi dei dati in tempo reale, per esempio, capiamo subito quanto possa essere interessante per un’azienda che si occupa di logistica capire in tempo pressoché reale dove è poco efficiente, per intervenire in modo tempestivo con dei correttivi.

Come e quanto è cambiato il lavoro nel settore logistica in questi anni?

Se guardiamo alle medie e grandi imprese, la logistica è cambiata davvero tanto. Si trovano già magazzini quasi completamente automatizzati, con un largo impiego di sensoristica e quindi IoT, con carrelli che si muovono autonomamente e si posizionano grazie alla navigazione naturale, da mappa. In molte postazioni di lavoro ci sono i cosiddetti cobots, ovvero bracci meccanizzati che svolgono operazioni semplici e uomini che si occupano della verifica della qualità. I sensori ibeacon sono applicati ora, per esempio, anche su pallet perché la tecnologia è evoluta, ha un costo minore, e avere la possibilità di verificare per esempio la temperatura di un singolo bancale di merce può evitare all’azienda perdite importanti. Sempre di più l’applicazione di sensoristica alla merce, fatta in modo mirato, rappresenterà un valore aggiunto perché consentirà anche ai clienti di conoscere le condizioni di un certo prodotto lungo tutto il trasporto. Pensiamo, per esempio, al settore caseario: sapere se durante il viaggio di consegna la temperatura consente la conservazione ideale del prodotto è fondamentale sia per chi consegna che per chi riceve (e consuma) la consegna e per farlo è sufficiente un semplice sensore.

Quanto le piccole e micro imprese percepiscono la necessità di innovarsi e come lo fanno?

Se guardiamo alle imprese piccolissime, ai cosiddetti “padroncini”, anche loro avvertono forte la necessità di utilizzare il digitale per migliorare il proprio lavoro. Ad esempio lo fanno attraverso specifiche applicazioni, utilizzate dagli autisti, che permettono non solo di ottimizzare i percorsi delle consegne, ma anche di gestire meglio il proprio tempo. Diverse realtà, per esempio, hanno adottato strumenti utili a prenotare il momento dello scarico merce, senza dover aspettare prendendo il numero nei piazzali merci. Benefici in questo caso sono tangibili e riferiti alla ottimizzazione del proprio tempo.

Quali le tecnologie che più di altre hanno reso la logistica sostenibile?

A trasformare il settore, come detto, sono Cloud e IoT che vanno ad alimentare Big Data e Intelligenza Artificiale. Blockchain, di cui si discute molto, invece è ancora una tecnologia poco matura, per la quale non abbiamo in questo settore applicazioni concrete. Io personalmente ritengo che si potrà prendere in considerazione BlockChain nel momento in cui avremo dati affidabili da inserirvi, ovvero quando più massicciamente si farà ricorso a IoT e si “certificheranno” informazioni rilevate direttamente da sensori e non inserite manualmente, con possibilità di errore umano.

Quale il limite per la trasformazione in impresa “smart”?

Nonostante il settore logistica sia molto cambiato e lo abbia fatto in meglio, cogliendo alcune delle opportunità che il digitale mette a disposizione, la strada è ancora lunga. Ciò che ha aiutato, per esempio nel caso delle imprese più piccole, è stato sicuramente il fatto che adesso ogni persona ha in tasca uno smartphone. Ciò che invece ancora oggi continua ad ostacolare sono le competenze, non sempre adeguate per sfruttare al meglio ciò che abbiamo in tasca. Oggi esiste la tecnologia per fare pressoché tutto, il limite sono le persone e la cultura non sempre sufficiente a comprenderla e quindi sfruttarla.

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