Giocare la partita della parità, nonostante il mostruoso ritardo rispetto ai target definiti dal goal 5 di Agenda 2030, certo. Ma il come non ha risposta certa.
La nascita di Ragazze Digitali nel 2013, per esempio, è stato innanzitutto un processo di presa di coscienza da parte nostra cioè di un gruppo di donne, femministe, con il pallino dell’uguaglianza e del progresso sociale associate in EWMD. È stato il renderci conto di quanto l’Italia, che già vedevamo divisa e arretrata per tanti aspetti, fosse inconsapevole e indifferente di fronte a questa rivoluzione 4.0. Da quando abbiamo definito in questo modo il quadro nel quale siamo tutte immerse, non ci siamo più fermate, cercando sinergie con chiunque fosse sensibile e pronto a darci una mano per iniziare a cambiare passo per tutte le donne e quindi per il nostro paese.
Abbiamo trovato nell’Università di Modena e Reggio Emilia piena corrispondenza di visione e urgenza d’azione: progettare un camp estivo di un mese nel quale una cinquantina di ragazze delle medie superiori, aggregate su base volontaria, potessero produrre giochi e robot programmandoli a partire da zero è stata la risposta. Riuscire a rendere reale il progetto, trovando i fondi e le partecipanti, è stata una scommessa non facile ma oggi, dopo sei anni, possiamo dire che sia vinta. Non solo perché il 10% di iscritte a Ingegneria Informatica in UNIMORE è diventato il 15% ma perché le seicento partecipanti hanno tutte maturato una visione diversa di loro stesse in rapporto alla tecnica e all’autonomia di scelta delle loro carriere, anche quando abbiano deciso di iscriversi a filologia romanza. Soprattutto perché, è una nostra tenace convinzione, tutte quelle ragazze hanno fatto una esperienza che le rende “contagianti” verso le amiche e le famiglie; il vissuto è una testimonianza più efficace di qualunque discorso o articolo. Infatti per coinvolgere le ragazze e convincerle a iscriversi più delle nostre presentazioni nelle scuole sono state importanti le testimonianze di donne già professioniste nel mondo tecnologico. Si può dire che una quota importante della nostra attività sia stata l’organizzazione di una rete intergenerazionale e virale tra “donne tech”.
La nostra esperienza di attiviste per l’innovazione inclusiva e pro-femminista non si è fermata alle ragazze. La crisi economica del 2007 ha inciso in modo drammatico nella vita lavorativa di tante donne oltre che su larghi settori produttivi. Mancanza di formazione e innovazione unita a profili professionali generici a bassa specializzazione e part time hanno fatto sì che le espulsioni si concentrassero sulla manodopera femminile. Più volte ci chiediamo e rivolgiamo questa domanda alle persone che coinvolgiamo nelle nostre attività: come possiamo dirci la settima potenza economica mondiale se il nostro livello di alfabetizzazione digitale non supera il quart’ultimo posto in Europa? Come crediamo di mantenere quella posizione economica? Se poi solo gli uomini negli ultimi dieci anni hanno leggermente ridotto il gap verso la media europea di alfabetizzazione digitale, mentre le donne sono rimaste ferme sugli stessi indici? Arretriamo in un mondo che corre sempre più veloce.
E’ indispensabile scuotersi, nulla è dato per sempre; la nostra vita lavorativa “subisce” una longevità che ci obbliga a un continuo aggiornamento ma, lungi dall’essere percepita come una opportunità per mantenere vivo l’interesse per il lavoro, la maggioranza delle persone reagisce con ostilità al cambiamento della routine.
Noi di EWMD abbiamo cercato in questi anni di richiamare l’attenzione su questi temi e offrire strumenti concreti alle nostre socie e a quante più donne potessimo coinvolgere, organizzando workshop e soprattutto la giornata di Donne Digitali. Durante questo appuntamento, giunto alla quinta edizione quest’anno, le “immigrate digitali” curiose si sono potute incontrare con formatori/formatrici di eccellenza per imparare ma anche per discutere e riflettere sui cambiamenti indotti da ICT. Hanno partecipato centinaia di donne e sono nate da questi incontri alcune storie d’impresa, individuali e non.
Su un punto abbiamo sempre insistito: se non l’affronteremo, il cambiamento ci travolgerà, infischiandosene del nostro personale bisogno di tranquillità, mentre potrebbe essere il vero, definitivo treno per una piena pari opportunità tra uomini e donne.
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