Agricoltura circondata dal digitale per la sostenibilità: intervista a Guido Bonati di CREA

La sostenibilità guida tutti gli aspetti della politica agricola per un futuro zero carbon. E dalla fine del 2018, nel documento che guida le linee strategiche PAC dei prossimi anni, accanto alla parola sostenibilità, troviamo tecnologie digitali”. Guido Bonati, dirigente tecnologo di CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, racconta lo sviluppo dell’agricoltura partendo dalla parola sostenibilità affiancata da quello che considera anche lui l’altro pilastro, ovvero il digitale.

L’agricoltore che opera circondato dal digitale è una immagine ormai quasi superata tanto è attuale” – continua Bonati. “Tecnologie satellitari, IoT, impiego di droni, raccolta di dati utili a prendere decisioni non sono certo cose futuristiche”.

Come la tecnologia supporta la sostenibilità ambientale in agricoltura? Ci può fare qualche esempio di applicazione pratica?

Partiamo da un’esigenza sentita, ovvero quella del risparmio idrico, necessario a ridurre i volumi di consumi, in particolare nei periodi di siccità. Questa può essere attuata grazie alla combinazione di raccolta dati, sensoristica e dati satellitari che aiutano l’agricoltore a irrigare in modo mirato, senza sprechi. E quando si ha la possibilità di agire, per esempio, su un singolo appezzamento di terra che è quello che ha bisogno di acqua in quel momento, si va a risparmiare anche in termini di consumi energetici, spostando meno i mezzi agricoli con minor impatto ambientale. Così come si può ottimizzare l’acqua, si può agire sulla quantità di fertilizzante andando a ridurre l’inquinamento ambientale. Nel caso dell’acqua, gli approcci da utilizzare sono i più disparati. Si possono utilizzare sensori molto vicini alla terra che rilevano il grado di umidità del terreno o si può ricorrere ai dati satellitari, che forniscono immagini dettagliate, tramite le quali si possono “guardare” i campi inviando bande di luce non visibili all’occhio umano in grado di raccogliere informazioni sul grado di idratazione delle piante. Integrando questi dati con le previsioni metereologiche i sistemi possono consigliare al meglio l’agricoltore nelle attività di irrigazione.

Cosa sono le mappe di fertilità, e come queste possono essere considerate strumento di sostenibilità?

Le mappe di fertilità dei terreni si costruiscono andando a sovrapporre al dato geografico una serie di altri dati utili a comprendere il grado di fertilità, appunto, di un certo appezzamento affinché i mezzi di lavoro, come i trattori, dotati di sensoristica e in futuro probabilmente a guida autonoma, possano distribuire il fertilizzante, così come l’antiparassitario o il diserbante, solo dove serve. Questo porta vantaggi non solo all’ambiente, ma anche in termini di costi ed energia risparmiati.

Quali progetti sta seguendo CREA che sfruttano le potenzialità del digitale per sostenere il lavoro degli agricoltori?

Da alcuni anni, con le Agenzia nazionali dei pagamenti in agricoltura, stiamo lavorando a un progetto europeo, NIVA, attraverso il quale si vogliono sfruttare i dati satellitari, in grado di monitorare il tipo di coltura presente in un certo appezzamento agricolo, non solo per attuare controlli sugli aiuti PAC (ovvero verificare che il dichiarato dall’agricoltore corrisponda a verità), ma anche per erogare direttamente gli aiuti riducendo gli oneri burocratico/amministrativi a carico dei beneficiari. Altro progetto al quale CREA sta lavorando è i-GUESS MED, tramite il quale si svilupperanno, grazie alle tecnologie digitali, nuovi modelli per il calcolo dell’evapotraspirazione colturale, integrando i dati dei sensori provenienti da pianta, suolo e clima. Inoltre, saranno elaborati modelli di previsione per la valutazione dei rischi di malattie e parassiti, utilizzando la gestione integrata. Con AGRIDIGIT si vuole puntare all’integrazione spinta tra agricoltura e digitale. Per esempio nel settore vitivinicolo è prevista la rilevazione tramite immagini satellitari e acquisizioni da ultraleggero (airborne), l’uso di sensori iperspettrali in grado di acquisire i profili di assorbimento specifico dovuti ai legami chimici nei solidi, nei liquidi e nei gas per rilevare anche lo stato idrico del vigneto e del suolo nonché il grado di vigoria delle parcelle, legato al loro stato nutritivo. Verrà studiata l’impronta spettrale di alcune ampelopatie (malattie, batteriche e virali, comprese quelle trasmesse da insetti vettori) per agire precocemente e in modo circoscritto sui primi focolai. Altro interessante progetto AGRIINFO, realizzato per riportare in cartografia, su basi georeferenziate e disponibili presso gli istituti preposti, tutti i fenomeni rilevanti in agricoltura per dare vita a uno dei primi HUB della rilevazione scientifica in Italia per rendere disponibile, a tutti i livelli della ricerca, il primo Big Data nazionale in agricoltura.

Qual è uno dei limiti più importanti all’introduzione del digitale nelle imprese agricole?

Le imprese agricole devono spesso fare i conti con limiti infrastrutturali, a volte insuperabili, legati alla mancanza di collegamenti veloci a Internet. Per questa ragione come CREA abbiamo spinto sul progetto BUL, affinché si possa arrivare a fornire banda ultralarga anche alle zone rurali cosiddette a fallimento di mercato. Il progetto come sappiamo sta andando avanti, anche se con qualche ritardo. Ma ci auguriamo che per il 2022 riusciremo ad avere una copertura decente, da poter integrare con antenne wi-fi ad alta velocità in modo da avere una agricoltura digitale inclusiva.

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