Il 2021 anno del Pianeta Terra Aumentato

Per un 2021 che porti ad una "nuova eccezionalità" che sappia creare un modello intelligente. inclusivo e sostenibile, con il digitale a creare quel Pianeta Terra Aumentato in grado di portarci nel futuro salvaguardando il nostro presente: la vision di Gianluigi Tiddia

2020, lasciamoci così, senza rancore, anche se questo è stato davvero un anno terribile che ci ha tolto sicurezze consolidate ed ha cambiato il nostro atteggiamento e approccio verso la realtà che ci circonda.

Un dramma sociale mondiale che però ci porta anche a ridefinire confini, rapporti e concetti che fino ad oggi consideravamo solide certezze e che si sono sgretolate in pochi mesi. Ecco, l’incertezza è stato il comune denominatore di questo disgraziato anno, di una umanità già provata dalla confusione sulla scelta del proprio futuro e dal vivere un presente complicato e rumoroso.

Viviamo tempi straordinari di una evoluzione tecnologica che è cresciuta più rapidamente di quella sociale e questa differenza acuisce i limiti degli esseri umani e della società moderna, che ragiona su concetti e valori non più perfettamente adeguati, se non addirittura anacronistici. Il modello capitalista dell’accumulo di ricchezza spesso fine a sé stessa, il valore umano ridotto alla capacità di produzione di beni o servizi, mostra tutti i suoi limiti in un mondo dove spesso il merito lascia spazio al buon mestiere o alla bieca scaltrezza. Un 2020 che ha quindi sempre più acuito le differenze polarizzate, in discussioni amplificate dagli strumenti di comunicazione: strumenti utilizzati in maniera infantile dalla maggioranza degli esseri umani e subendo condizionamenti abilitanti comportamenti pericolosi e autolesionisti.

Abbiamo rinunciato a tanto, tantissimo e con grande sacrificio, soprattutto alla nostra libertà individuale immolata per il bene della collettività, un qualcosa che spesso avevamo solo letto e imparato sui libri di scuola, ma che vederlo applicato sulla propria pelle, per tanti abituati a un individualismo egoista e autoreferenziale, è stato un trauma difficile da digerire.

La pandemia non è stata però solo tragedia e sofferenza: una serie di strumenti, che negli ultimi decenni hanno portato al salto evolutivo più veloce e meno metabolizzato della storia, sono stati finalmente utilizzati per lo scopo per il quale sono nati, cioè connettere persone, cose, intelligenze, scopi. Strumenti e tecnologie che invece, negli ultimi anni, hanno solo pensato a catalogare e connettere persone, per farne scaffale di risorse da vendere in un grande supermercato di intelligenze sprecate.

Dal 2021 mi aspetto tanto, tantissimo, per dimenticare presto questo anno derelitto e per gettare le basi di un nuovo vivere. Sento tanto parlare di nuova normalità, ma io non la voglio: io desidero fortemente una nuova eccezionalità, desidero un mondo straordinario che sappia creare un nuovo modello ragionato, intelligente, collettivo, inclusivo e sostenibile.

In questo la tecnologia può darci una mano abilitando le connessioni, fornendo strumenti, facendo anche il lavoro sporco e pesante. Perché come sempre nella storia dell’umanità, nel bene o nel male la differenza la facciamo sempre noi, uomini, unità minime che insieme diventano collettività unita da bisogni, regole, visioni.

Ma come stare in questo mondo così frastagliato ed egoista, dove ognuno sembra pensare per sé senza voler rinunciare al suo pezzetto di futuro, per costruire quello di generazioni che non vedrà mai? Aggiungendo valore al mondo che ci circonda e rendendolo sostenibile in tutti i comportamenti, soprattutto negli strumenti che ci connettono e abilitano sempre di più le potenzialità straordinarie degli esseri umani.

Creare un nuovo modello dello stare insieme, però, non è un processo che può nascere dall’alto di menti illuminate e poi applicato per legge: può essere solo un processo collettivo culturale di presa di coscienza, che capisca che in questa maniera il mondo immaginato negli ultimi secoli non potrà sopravvivere. Questo ci ha insegnato il 2020, brutalmente e democraticamente: siamo fragili, soprattutto per colpa nostra, e solo noi possiamo trovare la strada per costruire un futuro sostenibile. Un processo culturale che parte dai comportamenti, dalle azioni che ogni giorno, in ogni luogo del nostro pianeta, stanno minando il nostro futuro. E non parlo solo del nostro pianeta Terra, quella fragile sfera che siamo riusciti a contagiare con la nostra presenza invadente, ma del Pianeta Terra Aumentato, quello che è integrato e aumentato dal digitale e che gli dona quella intelligenza collettiva che dovrebbe renderlo migliore.

Siamo alle porte di una nuova era dove le intelligenze artificiali, la robotica e l’IOT in pochi anni saranno sempre più determinati per la nostra vita: siamo quindi nel momento forse più importante della nostra vita recente, ed essere intelligenza collettiva è una necessità inderogabile e non più procrastinabile, per non trovarsi travolti da processi e da un futuro subìto passivamente.

Potrebbe sembrare un discorso fine a sé stesso, perché spesso ci dimentichiamo quanto una collettività sia somma di persone che condividono interessi comuni connesse da relazioni. Ripartiamo da questo, quindi, dalle relazioni umane, utilizzando il digitale per connettere e aggiungere valore alle conversazioni, evitando di sommare al rumore inutile del mondo il nostro spesso inascoltato pensiero. Aggiungere valore al mondo è un processo culturale che necessita dell’impegno personale, attento, faticoso e generoso di tutti.

La sostenibilità di cui tutti parlano – ma che pochi praticano per davvero – è fatta di comportamenti generosi di chi si priva di un pezzetto del proprio reddito e del proprio tempo (soprattutto del futuro) per un bene comune. In questo anche il digitale ha necessità di essere sostenibile, a partire dalle relazioni per arrivare alle infrastrutture e alle nuove tecnologie per rendere davvero realtà quel Pianeta Terra aumentato che ci può portare nel futuro, senza distruggere il nostro presente. Sogniamo di ritornare presto alla nostra vita di prima, di sicurezze, tranquillità, risorse e processi consolidati, ma chiediamoci se è davvero vita, quella. Nel corso di quest’anno abbiamo visto quanto le persone insieme possano rendere il mondo migliore, quanto le relazioni umane siano il vero valore e quanto il digitale ci abbia aiutato ad abbattere barriere.

Siamo chiamati a una sfida di generosità: chiediamoci in ogni azione della nostra vita se compiendole stiamo aggiungendo valore, tangibili o intangibili che siano nelle ricadute che producono.

Chiediamoci se possiamo utilizzare la tecnologia per una vera trasformazione digitale del mondo che ci circonda, aggiungendogli intelligenza e non glassandolo di inutile modernità.

Interroghiamoci sul senso delle nostre azioni senza avere come unico scopo la loro monetizzazione ma il loro valore in senso ampio di crescita.

Confrontiamoci e relazioniamoci con gli altri, condividiamo esperienza e pensiero, buone pratiche e dubbi rispettando le persone e costruendo insieme collettività transnazionali unite dal rispetto.

Essere umani è complicato nelle nostre fragilità, nel nostro essere animali con lo scomodo dono dell’intelligenza. Abbiamo donato l’intelligenza collettiva e artificiale al nostro pianeta, non facciamolo morire per la nostra insostenibile stupidità umana.

Giorno per giorno, in ogni nostra azione, accrescendo questa intelligenza con il nostro piccolo pezzetto di futuro sostenibile.

Con il digitale, con gli uomini, per un nuovo Pianeta Terra Aumentato con intelligenza.

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