Mutualizzare i dati, per una via cooperativa alla sovranità digitale per imprese e persone

Lo scorso 25 novembre la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di regolamentazione per la Governance dei Dati: scendiamo nel dettaglio e capiamo perché, vista l’importanza dei dati digitali, è necessaria

Se il vapore è stata l’energia della prima industrializzazione, l’elettricità quella della globalizzazione, i Dati saranno il carburante della transizione digitale. Possedere, trattare e scambiare i dati diventa allora strategico, per questo dobbiamo saper cogliere l’opportunità che la recente iniziativa della Commissione Europea sulla “Governance dei dati (Data Governance ACT) che prevede la possibilità di creare  “cooperative di dati”  cosi come le organizzazioni non lucrative per una gestione “altruistica” dei dati come una pista di lavoro eccezionale per le organizzazioni cooperative per continuare a svolgere un  ruolo per la democratizzazione dell’economia digitale.

Lo scorso 25 novembre la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di regolamentazione per la Governance dei Dati che interviene ad integrare e completare la direttiva (UE) 2019/1024 nota come “direttiva open data”.

Con questa proposta l’Unione Europea di appresta a costruire un quadro di regole che aiuti a grado di creare fiducia rispetto a un’adeguata tutela dei loro dati, al fine di favorire opportunità di sviluppo sia per gli operatori economici, sia per gli enti di ricerca e sviluppo.

Nel merito, la proposta della Commissione si propone di: 1) rendere disponibili i dati del settore pubblico per il riutilizzo in situazioni in cui tali dati sono soggetti a diritti di terzi; 2) permettere la condivisione dei dati tra le imprese; 3) consentire l’utilizzo dei dati personali in linea con il GDPR; 4) favorire quello che viene “l’utilizzo dei dati per motivi altruistici”, in particolare ai fini di ricerca scientifica.

Definendo le condizioni per il riutilizzo e lo scambio di dati, assicurando meccanismi di vigilanza per la fornitura di servizi di condivisione dei datti stessi, introducendo un quadro per la registrazione volontaria delle entità che raccolgono ed elaborano dati resi disponibili per scopi altruistici.

Il regolamento prevede che gli enti del settore pubblico chiamati a consentire il riutilizzo dei dati dovrebbero essere attrezzati per garantire un’adeguata protezione della privacy, oltre che un corretto trattamento dei dati.

È prevista inoltre l’istituzione di punti di contatto a sostegno dei ricercatori e delle imprese innovative interessati all’individuazione e allo scambio di dati, anche con l’obiettivo di facilitare la condivisione altruistica di dati resi disponibili da persone o aziende, affinché vengano destinati a finalità di interesse generale.

Nella proposta sulla Governance dei dati si propone la creazione di un “Comitato europeo per l’innovazione dei dati”, che faciliterà l’emergere di migliori pratiche da parte delle autorità degli Stati membri, in particolare sul trattamento delle richieste di riutilizzo dei dati e sul raggiungimento di una pratica coerente riguardo al quadro di notifica per i fornitori di servizi di condivisione dei dati, oltre che per l’uso altruistico dei dati.

Dotare cittadini e imprese europee di una regolamentazione trasparente ed equilibrata, che non sia totalmente sbilanciata a favore delle grandi imprese multinazionali digitali, come negli USA, o fortemente esposta al controllo del potere statale, come in Cina, è l’ambizione proposta della Commissione Europea.
Una proposta dunque opportuna e necessaria poiché il trattamento, la conservazione e la condivisione di dati digitali assume sempre più un rilievo non solo economico, ma anche sociale e civile che coinvolge individui, amministrazioni e imprese in un contesto sempre più complesso.

L’utilizzo avanzato dei dati digitali può infatti permettere lo sviluppo di nuovi prodotti e l’efficientamento dei processi produttivi tradizionali, stimolare la ricerca, combattere il riscaldamento climatico e migliorare l’utilizzo di risorse energetiche e idriche, tutelando sempre meglio la salute umana.

Ma l’uso efficace e virtuoso dei dati richiede la possibilità di condividerne e scambiarne grandi quantità, sfruttando la potenza di calcolo delle macchine dell’intelligenza artificiale nell’elaborare e funzionalizzare tali dati per obiettivi di interesse comune sempre più ambiziosi. Un esempio in questo senso è lo scambio di dati per individuare tempestivamente le malattie tramite la diagnostica per immagini.

La complessità e quantità di dati che ogni istante vengono prodotti, estratti e trasferiti ha fatto nascere imprese, organizzazioni ed enti che si sono specializzati nella gestione dei dati o nell’intermediazione degli stessi ai fini di scambio, sia con modalità commerciali sia con una logica di interesse generale rivolta al perseguimento del bene comune (soprattutto ai fini di ricerca scientifica).

Nell’attuale contesto economico e tecnologico, i dati sono una risorsa di grande valore e utilità, che si accompagna a rilevanti questioni di carattere etico, economico e politico, con una incidenza assai rilevante sul piano della competitività e della concorrenza non solo fra imprese, ma anche tra gli Stati.

Ma fra le proposte che io ho trovato particolarmente interessanti nella proposta di regolamento, mi piace qui evidenziare la possibilità di costituire “cooperative per la gestione e lo scambio di dati” come strumento per favorire le piccole e micro imprese, i lavoratori autonomi e liberi professionisti, che non potrebbero accedere o trattare grandi quantità di dati in forma individuale.

Non solo, la forma cooperativa è infatti particolarmente indicata per gestire attività di intermediazione, scambio o condivisione di dati tra le imprese, poiché può assicurare una governance partecipata e condivisa tra chi genera e tratta i dati. Questo meccanismo potrebbe sostenere quel clima di fiducia e apertura che appare come una condizione necessaria per una buona governance dei dati nel mercato unico digitale europeo.

Ma ancora più interessante, potrebbe essere l’utilizzo del modello cooperativo per la condivisione dei dati offre la possibilità di superare il “conflitto di interessi” tra la proprietà dei dati da parte di un gestore che fornisce servizi e l’utente che genera i dati. Questo poiché la proprietà cooperativa da parte degli utenti-soci crea una “co-ownership” (comproprietà) democratica e mutualistica dei dati. Questa forma di gestione dei dati in “comproprietà” andrebbe quindi incentivata e sostenuta proprio perché potrebbe rappresentare una grande occasione per restituire potere e sovranità alle persone, in un contesto invece nel quale al momento prevale lo strapotere delle grandi multinazionali dell’economia digitale.

Tuttavia nella proposta della Commissione Europea, il riferimento alle “data cooperatives” sembra darne una declinazione prevalentemente orientata come “agenzia specializzata” sulla gestione cooperativa dei dati. Mentre andrebbe riconosciuta non solo la possibilità di creare cooperative per la gestione dei dati, ma anche la possibilità di permettere alle cooperative già esistenti di agire come gestori dei dati dei propri membri e associati.  Aggiungendo al contenuto caratteristico dello scambio mutualistico di ogni cooperativa (di consumo, di utenza, bancaria, di servizio ecc.) di introdurre la “mutualità dei dati” che i soci conferiscono alla cooperativa, ma mentendo appunto una “sovranità” su quegli stessi dati. Sarebbe per altro un primo nucleo per istituire quella forma di riconoscimento del diritto alla proprietà dei dati che in un modo digitalizzato, che sempre più vive nella “info-sfera” (Floridi) che prima o poi dovrà essere presa in considerazione. Forse questo potrebbe essere anche un nuovo cavallo di battaglia per proseguire nell’opera di modernizzazione del movimento cooperativo per non lasciare la sharing economy in potere dei server della Silicon Valley.

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