Guida autonoma: quali possibili impatti sulla mobilità urbana?

Sono ancora necessari molti test prima che gli Autonomous vehicle possano viaggiare per le strade in modo sicuro. Ma nelle città in cui gli AV potrebbero dare un importante contributo alla mobilità urbana, i pianificatori devono collaborare con altri attori, creando partnership in grado di sviluppare i veicoli più innovativi e questa Future Mobility

Il settore Automotive e, più in generale, della mobilità personale, ricopre in tutti i Paesi del mondo un ruolo decisivo, sia in termini meramente economici, sia in termini di impatto sociale, ambientale e individuale.

Dopo aver completamente riscritto le regole di interi settori, dai servizi ai media, dall’industria alla sanità, l’innovazione digitale sta trasformando profondamente anche il settore Automotive, partendo dal suo cuore, ovvero l’autovettura: la connettività integrata a bordo del veicolo, in grado di abilitare nuovi servizi e nuove esperienze per gli utenti; l’avanzata di nuove logiche di utilizzo condiviso, contrapposte alla tradizionale proprietà; le tecnologie di supporto alla guida, e a tendere la sua automazione, che sposteranno l’uomo dal sedile del guidatore a quello del passeggero, sono solo alcuni dei grandi cambiamenti in corso, e in prospettiva.

Ricercatori e addetti ai lavori, guardando più in là nel tempo – ad oggi non è ancora semplice definire ‘quanto’ in là nel tempo – già si chiedono e provano a immaginare quali impatti avrà la guida autonoma sulla mobilità urbana.

Autonomous vehicle, app digitali e servizi on demand

Sono ancora necessari molti test e analisi prima che gli AV (Autonomous vehicle) possano viaggiare per le strade in modo sicuro e affidabile. Ma un panorama dei trasporti con una presenza di veicoli autonomi è più vicino di quanto possa sembrare: infatti, le ricerche e le sperimentazioni sui veicoli e sui mezzi innovativi a guida autonoma rendono concreta la possibilità di una loro progressiva introduzione sui mercati nei prossimi anni.

C’è anzi chi già prevede un loro impatto significativo, soprattutto se offerti come servizi on demand, sia per l’utilizzo individuale e privato, e ancora di più come opzione di trasporto pubblico, che potrebbero rendere più attraente e competitivo se realizzato con un livello di servizio efficiente e funzionale. Per esempio, i pendolari che vanno e vengono spesso da e per le città potranno utilizzare un’app per ordinare un servizio navetta di Pickup per il treno o la stazione della metropolitana più vicina. La navetta sarà senza conducente, e raccoglierà uno o più passeggeri utilizzando i percorsi ottimali.

Allo stesso tempo, fornire servizi on demand con queste nuove tecnologie rappresenta una nuova sfida tutta da affrontare per le istituzioni cittadine, gli operatori dei trasporti pubblici e le case automobilistiche: tutti stanno cercando di scoprire come utilizzare al meglio i veicoli autonomi integrandoli nei sistemi di trasporto pubblico o affiancandoli a esso.

Modelli di traffico e Digital twin anti-ingorgo

Come si può cercare di prevedere e analizzare l’impatto che gli Autonomous vehicle avranno sulla mobilità urbana? Innanzitutto, con la creazione di un modello di traffico della città in questione – un Digital twin, ‘gemello digitale’, che la ricrea in formato virtuale – e appositi software, in grado ad esempio di fare elaborazioni sui flussi di traffico in base ai dati reali, con cui misurare l’impatto dei veicoli autonomi e dei servizi su richiesta. All’interno di questo modello di traffico è possibile visualizzare e confrontare diversi scenari in cui gli AV sono parte del sistema.

Nei software e nei sistemi di Intelligenza artificiale si possono inserire vari parametri e variabili, ottenendo indicazioni importanti e in grado di ottimizzare le varie soluzioni. Ad esempio, si può valutare il tempo massimo che un viaggiatore è disposto ad aspettare per la navetta autonoma su richiesta, o la deviazione del tempo di viaggio accettabile durante la condivisione della corsa.

Un software specifico, che unisce Big data e Analytics sulla mobilità urbana, è già stato impiegato in diverse città europee come Barcellona, Colonia e Oslo, in particolare ​​per valutare gli effetti sul traffico dei servizi su richiesta.

I risultati delle simulazioni

Le simulazioni hanno già dato risultati interessanti: ad esempio, si è rilevato che solo la metà del numero suggerito di veicoli on demand è sufficiente per soddisfare l’80% della domanda. In pratica, se fossero necessari 2mila veicoli per soddisfare l’intera domanda di un nuovo servizio, ne sarebbero sufficienti mille per coprirne l’80%. L’altra metà della flotta sarebbe inefficiente e antieconomica. Magie dell’Intelligenza artificiale applicata alla mobilità urbana.

A Oslo questi calcoli, proiezioni ed elaborazioni hanno dimostrato che gli AV contribuiranno a ridurre il traffico solo se integrati in un sistema di mobilità più ampio, ma se saranno usati allo stesso modo delle auto, come avviene oggi, peggioreranno la situazione. Lo scenario che ha prodotto la maggiore riduzione del traffico è stato quello in cui gli utenti dei trasporti pubblici continuano a utilizzarli, mentre i conducenti di auto passano al Ridesharing on demand. Ciò consentirebbe una riduzione del 14% del traffico. Al contrario, il volume del traffico aumenterebbe del 97% se tutti coloro che guidano attualmente e tutti coloro che utilizzano i mezzi pubblici passassero al Car sharing senza Ridesharing.

Cambiare la mobilità (e l’aria) nelle grandi città del mondo

Ecco altre stime e valutazioni, applicate ad altre città del mondo, come rileva un Report di BCG (Boston Consulting Group): a Berlino, i cittadini potrebbero risparmiare un totale di 1,6 miliardi di dollari l’anno sui costi di trasporto se la città limitasse l’uso delle auto private e promuovesse la micromobilità e il trasporto pubblico innovativo, compresi i veicoli autonomi. Londra, invece, potrebbe evitare più di 60 vittime della strada e più di 15mila incidenti stradali ogni anno.

Promuovendo gli AV condivisi, New York potrebbe liberare l’equivalente di circa 900 aree attualmente utilizzate per il parcheggio, e Los Angeles potrebbe tagliare le sue emissioni di CO2 di 2,7 milioni di tonnellate l’anno attraverso politiche che promuovono gli AV condivisi e frenano l’uso dei veicoli privati.

Ma per rendere possibile tutto ciò, “le autorità municipali e locali devono decidere presto se gli AV sono la scelta giusta per la loro città, e pianificare di conseguenza”, rimarca il Report di BCG: “non tutte le aree metropolitane dovrebbero puntare in modo massiccio sui veicoli a guida autonoma, ma quelle che non fanno nulla potrebbero vedere i loro sistemi di trasporto bloccarsi. E nelle città in cui gli AV potrebbero dare un importante contributo al panorama della mobilità urbana, i pianificatori devono collaborare con altri attori – compresi i produttori, le aziende tecnologiche e i fornitori di flotte – e creare partnership in grado di sviluppare i veicoli più innovativi e questa Future mobility.

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