La cultura dei Paesi latini, come l’Italia, è tradizionalmente incardinata sui principi e sui concetti – con l’impronta di cultura umanistica –, ma ha una scarsa dimestichezza con il mondo dei dati e della cultura scientifica, più propria dei Paesi anglosassoni.
Ma “avere una grande cultura alle spalle non può e non deve essere una scusa per il precostituirsi di alibi e autoassoluzioni per il futuro”, fa notare il Rapporto MobilitAria 2021, realizzato da ricercatori del Kyoto Club, gruppo Mobilità sostenibile, e del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), e giunto alla quarta edizione.
Nel Report si rimarca che: “i numerosi dati e informazioni che le nuove tecnologie ci consentono di produrre, analizzare e diffondere, anche grazie al web, non possono più essere derubricati a semplici statistiche o appendici da consultare a piacimento, ma devono costringerci a maturare un nuovo pensiero più moderno e capace di coniugare la tradizione umanistica del nostro Paese con la cultura del dato”.
Lo sforzo deve essere sia culturale che politico. La classe dirigente è chiamata a gestire gli ingenti fondi Next Generation Eu destinati all’Italia, e il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) dovrà essere in grado di scegliere con cura obiettivi, strategie e opere da finanziarie, la cui rendicontazione dovrà essere corroborata, oltre che dai fatti, da numeri e indicatori di avanzamento e di ritorno dell’investimento.
“Proprio il monitoraggio del ritorno dell’investimento dovrà essere affrontato, spiegato e approfondito attraverso l’uso di diverse fonti dati: da quelle socioeconomiche a quelle ambientali, passando per i Big data generati da dispositivi e infrastrutture connesse”, sottolinea Daniele Mancuso, amministratore delegato di Go-Mobility.
I Data owner di telefonini, App, scatole nere assicurative
Il mondo della Mobilità è stato direttamente investito dagli effetti delle restrizioni per la pandemia mondiale. “La convivenza con il virus ha costretto ad abbandonare le abitudini e consuetudini legate agli spostamenti casa – lavoro, casa – scuola, e per il tempo libero”, sottolinea Anna Donati, ricercatrice del Kyoto Club, poi, “senza dubbio lo smart working forzato, a cui la maggior parte dei lavoratori del mondo del terziario è stato sottoposto, avrà delle eredità strutturali nella nuova configurazione degli stili di vita e di Mobilità delle persone”.
In più, oltre agli sconvolgimenti delle nostre abitudini e stili di vita, si è verificato un altro fenomeno importante: insieme a numerosi webinar in cui si discuteva sul cambiamento in atto della Mobilità degli italiani, sono arrivati i Data owner dei diversi dispositivi connessi, come i telefonini, le App e le scatole nere assicurative. Per citarne solo alcuni: Google, Apple, Facebook, Moovit, Tom Tom, EnelX Here, Teralytics, Cuebiq.
Nuove fonti di dati per descrivere la Mobilità di persone e merci
La disponibilità di nuove fonti di dati per descrivere la Mobilità delle persone e delle merci “ha contribuito e contribuisce ad avere banche dati aggiornate con informazioni continue, nel tempo e nello spazio, e permette di disporre di elementi quantitativi sui cambiamenti degli stili di Mobilità”, rileva Francesco Petracchini, ricercatore del Cnr.
Queste analisi dei sistemi di Mobilità, basati sulle fonti dati nuove, o comunque in passato non disponibili con la facilità odierna, hanno evidenziato la necessità di fondare sull’uso e sulla cultura del dato i processi decisionali, strategici e informativi legati al tema della Mobilità. “Ciò è ancora più improrogabile nell’ottica di cogliere l’occasione fornita dagli ingenti fondi del programma Next Generation Eu e dai successivi investimenti previsti nel Pnrr, eventualmente ripensando paradigmi e vincoli in funzione degli equilibri che si raggiungeranno nell’auspicata nuova normalità”, spiega Petracchini.
Ma questo cambiamento culturale “non può prescindere da un rinnovamento organizzativo delle pubbliche amministrazioni, con l’ingresso di figure specifiche formate sull’uso e sulla cultura del dato”.
Gestire la Mobilità: la transizione digitale giocherà un ruolo decisivo
L’amministratore delegato di Go-Mobility osserva poi: “è chiaro, dunque, che la chiave del successo dell’efficacia del Pnrr passa attraverso la capacità della classe dirigente e politica di saper fare e saper rendicontare in maniera semplice e diretta e, in questo, la transizione digitale giocherà un ruolo decisivo, soprattutto nell’ottica del raggiungimento dei target degli obiettivi di sviluppo sostenibile SDGs dell’Agenda Onu 2030”.
In questo scenario, gli addetti ai lavori fanno notare che la pubblica amministrazione italiana sconta un gap generazionale e di competenze tecniche e informatiche notevole. “La transizione digitale deve allora per forza avvenire attraverso l’ingresso di nuove figure all’interno delle pubbliche amministrazioni”, auspica Mancuso, “capaci di utilizzare approcci e strumenti adatti per elaborare le sempre più complesse e variegate banche dati, e le relative piattaforme di diffusione e visualizzazione”.
L’ingresso di nuove figure nella PA è quindi “l’atto prodromico su cui basare la transizione culturale”, è la visione di Mancuso, “in grado di generare una nuova consapevolezza amministrativa, che dovrà supportare i decisori pubblici attraverso analisi quantitative e, al tempo stesso, informare l’opinione pubblica in maniera trasparente ed esaustiva”.
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