Ecco come l’idrogeno può diventare un pilastro su cui sviluppare transizione energetica e decarbonizzazione

Più di 30 Paesi nel mondo hanno già preparato una Roadmap sull’idrogeno, sono stati annunciati oltre 230 progetti e gli investimenti totali supereranno i 300 miliardi di dollari entro il 2030, l'equivalente dell'1,4% dei fondi dedicati al settore energetico globale

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L’idrogeno ha il potenziale per diventare una soluzione competitiva come vettore energetico a basse emissioni di carbonio in più di 20 settori di attività entro il 2030, tra cui il trasporto su lunga distanza, il trasporto marittimo e il mondo dell’acciaio e della siderurgia. 

Aumentano i progetti per utilizzarlo e valorizzarlo, crescono gli investimenti dedicati e, con la spinta di questi fattori positivi, la capacità di produzione prevista per l’idrogeno Green al 2030 è aumentata a 6,7 milioni di tonnellate l’anno: rispetto ai 2,3 milioni di tonnellate precedentemente stimati, in pratica, è quasi triplicata.

L’idrogeno può quindi diventare un pilastro su cui sviluppare transizione energetica e decarbonizzazione, a patto che si realizzino due condizioni: innanzitutto, i vari Governi nazionali devono attuare concretamente le loro politiche di sostegno alla filiera con supporto finanziario, strategie chiare e un quadro regolatorio adeguato. In secondo luogo, le misure dovrebbero intervenire sulla riduzione del costo di produzione dell’H2 e sulla sua distribuzione, entrambi elementi che possono avere un grande impatto positivo, a ‘cascata’, su tutto il resto dell’industria.

Le tendenze indicate dall’Hydrogen Insights Report 2021

Sono le tendenze e prospettive che emergono dallo studio intitolato ‘Hydrogen Insights Report 2021’, realizzato dall’associazione internazionale Hydrogen Council, che riunisce gli operatori del settore, in collaborazione con McKinsey & Company, multinazionale della consulenza manageriale. Il comparto è in grande fermento, tanto che lo stesso Hydrogen Council ha visto aumentare i suoi membri da 60 a oltre 100 nel corso del 2020 (nonostante lo scenario di pandemia mondiale), tra cui ci sono anche aziende italiane come Snam e Cnh Industrial (Gruppo Stellantis).

Negli ultimi mesi, “come conseguenza del crescente impegno dei Governi a sostenere lo sviluppo della Hydrogen economy, il numero dei progetti annunciati per questo settore è aumentato molto rapidamente”, rimarca l’Hydrogen Insights Report 2021, mentre “entro il 2030 l’idrogeno potrebbe diventare la soluzione Low-carbon più competitiva in 20 diverse applicazioni, compresi i trasporti pesanti, lo Shipping e l’industria siderurgica”. 

Con la piena presa di coscienza, da parte di Governi e investitori, del ruolo dell’idrogeno per la decarbonizzazione, può essere fatto un passo importante nella lotta ai cambiamenti climatici”, sottolinea Benoît Potier, presidente e amministratore delegato di Air Liquide e co-presidente dell’Hydrogen Council. E osserva: “ora, per fare sì che questo potenziale si possa esprimere compiutamente, tutti gli Stakeholder pubblici e privati dovranno lavorare per favorire lo Scale up della filiera dell’idrogeno”.

Investimenti totali per oltre 300 miliardi di dollari entro il 2030

La maturità dell’industria dell’idrogeno “crescerà rapidamente”, prevede Daryl Wilson, direttore dell’associazione dedicata al settore: “i membri dell’Hydrogen Council prevedono di aumentare di 6 volte i loro investimenti sull’H2 entro il 2025, e di 16 volte entro il 2030, puntando anche su innovazione e collaborazione”. 

E Bernd Heid, Senior partner in McKinsey & Company, rileva poi che dal lavoro di analisi emerge un’altra tendenza interessante: “nel breve termine, circa il 40% di tutti gli investimenti previsti sarà indirizzato alla produzione di idrogeno, destinata soprattutto ai settori del trasporto pesante e dell’industria siderurgica e della raffinazione”.

Più di 30 Paesi nel mondo hanno già preparato una propria ‘Roadmap’ sull’idrogeno – con piani e tappe di sviluppo –, sono stati annunciati oltre 230 progetti dedicati, crescono attenzione e investimenti anche da parte di molti Governi, che da qui al prossimo decennio contano di spendere almeno 70 miliardi di dollari in finanziamenti pubblici. Circa l’85% dei progetti predisposti e censiti provengono da Europa, Asia e Australia, e se tutti i piani previsti saranno realizzati, gli investimenti totali supereranno i 300 miliardi di dollari entro il 2030, l’equivalente dell’1,4% dei fondi dedicati al settore energetico globale. Sul totale degli investimenti, 80 miliardi di dollari sono stanziati per obiettivi in fase avanzata, il che significa che l’investimento è o in una fase di pianificazione, o ha superato una decisione finale, o è associato a un progetto operativo o già commissionato.

I costi di produzione dell’idrogeno Green continuano a scendere

I costi di produzione dell’idrogeno rinnovabile continuano a scendere più rapidamente del previsto: rispetto al Report 2020 dell’Hydrogen Council, l’aggiornamento di quest’anno ha portato ad aspettative di riduzione dei costi ancora più forti per la produzione di idrogeno rinnovabile. 

Tra i principali fattori che stanno determinando questa tendenza c’è il calo dei costi operativi e strumentali: per esempio, lo studio prospetta un significativo calo per gli elettrolizzatori entro il 2030, a circa 200-250 dollari per kW; inoltre, i progetti integrati per l’idrogeno rinnovabile stanno beneficiando di economie di scala.

Entro un decennio, potrebbe iniziare il trasporto dell’idrogeno su lunghe distanze via nave, sotto forma di H2 liquido (LH2), vettori organici liquidi (Lohc) o ammoniaca (NH3), a seconda dei volumi e delle distanze. Il costo (esclusa la produzione) oscillerebbe tra i 2 e i 3 dollari per chilogrammo, con la parte maggiore destinata alla conversione e riconversione. Il solo trasporto costerebbe da 0,3 a 0,5 dollari al chilo per l’ammoniaca e da 1 a 1,2 dollari/Kg per l’idrogeno liquido.

Sarà fondamentale favorire la creazione di Cluster dell’idrogeno

Sarà fondamentale poi, secondo l’Hydrogen Council, favorire la creazione di ‘Cluster’ dell’idrogeno in cui gli investimenti possano essere condivisi tra fornitori e utilizzatori dell’H2: “questi potrebbero insediarsi in centri industriali dove concentrare la raffinazione, la produzione siderurgica, di fertilizzanti e la power generation; negli Hub per l’export di Commodity in Paesi ricchi di materie prime e nelle aree portuali”.

Il Report 2021 dell’Hydrogen Council e McKinsey & Company indica anche altre misure da adottare per il prossimo futuro: lo sviluppo del settore richiederà agli Stakeholder di tradurre le loro strategie in misure concrete. I Governi, le imprese e gli investitori “dovranno definire strategie a livello settoriale – ad esempio, per la decarbonizzazione dell’acciaio – con obiettivi a lungo termine, obiettivi a breve termine e quadri normativi a supporto. Tutto questo richiederà nuovi accordi tra partners del settore e la costruzione di ecosistemi, e in questi termini sia le imprese che i governi svolgeranno un ruolo importante. Per iniziare, le nuove strategie dovrebbero puntare a trovare un modo per ridurre il costo dell’idrogeno in termini di produzione e distribuzione”.

I prossimi anni “saranno decisivi per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, per il raggiungimento della transizione energetica e per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione”.

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