Nell’ambito del Green Deal europeo, il piano della Commissione Europea in materia di sostenibilità energetica ed ambientale, è presente tra gli obiettivi primari quello di raggiungere la “neutralità climatica” entro il 2050. L’ausilio necessario per rendere tale prospettiva di cambiamento reale è quello, senza alcun dubbio, del passaggio ad “un trasporto più sostenibile” per la riduzione del 90% delle emissioni di CO2 entro il 2050. A tal scopo, nell’ambito del Green Deal e degli altri stanziamenti comunitari, l’Unione Europea ha stabilito un quadro di investimenti tra i quali 121 milioni di euro in nuovi progetti integrati nell’ambito del programma LIFE rivolti alla tutela dell’ambiente e al monitoraggio del clima. Questo incentivo, che ha subìto un aumento del 20% rispetto allo scorso anno, stimolerà la ripresa verde e aiuterà i diversi Stati europei a raggiungere i loro obiettivi ambientali, partendo dalle città nelle quali è fondamentale intervenire con progetti sulla mobilità urbana.
Altre iniziative riguardano alcune aree di missione contenute nel programma di investimento “Horizon 2020” e “New Horizon”, in particolare quella sulla “neutralità climatica e le smart city”, che punta a raggiungere le 100 città climaticamente neutrali entro il 2030 anche mediante l’impiego di importanti soluzioni tecnologicamente innovative. Infatti, come si legge sul sito della Commissione Europea, “ciò consentirà di raggiungere gli obiettivi ed i traguardi stabiliti dai programmi internazionali quali l’Accordo di Parigi COP21, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU (in particolare SDG11), l’Agenda Urbana dell’UE e la Nuova Agenda Urbana di Habitat III, poiché le città svolgono un ruolo chiave in tutti questi ambiti”. Per la Commissione Europea, infatti, risultano fondamentali gli investimenti in progetti riguardanti i servizi e le infrastrutture di trasporto, tant’è che la smart mobility, il trasporto multimodale, il trasporto “pulito” e la mobilità urbana sono definite “priorità dell’UE nell’ambito delle smart city”. Vengono anche sostenuti gli investimenti in infrastrutture per i sistemi intelligenti di distribuzione, stoccaggio e trasmissione dell’energia in quanto rappresentano un supporto e un incentivo allo sviluppo del trasporto elettrico pubblico e privato.
In questo contesto quindi, le Istituzioni nazionali ed ancor più le amministrazioni locali, sono chiamate a promuovere forme di sviluppo e gestione innovative volte ad incanalare le risorse europee verso progetti che migliorino la mobilità con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2.
Smart Governance e Smart City per ripensare (anche) la mobilità
L’espansione della popolazione urbana evolve anno dopo anno, generando una serie di impatti che, come si è detto, influiscono sugli ecosistemi ambientali: il vero motore del cambiamento climatico. Sulla base di un nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), è emerso che le città generano il 70% delle emissioni globali di gas serra. Per tali ragioni, la prospettiva ambientale interpretata dal Green Deal e delineata nei vari programmi dall’UE, punta a mobilitare notevoli risorse economiche per creare “nuove forme di urbanizzazione”. In questo scenario, l’attenzione delle Istituzioni a vari livelli si concentra prevalentemente sulle dimensioni della sicurezza, della mobilità, dell’efficienza e del coinvolgimento dei cittadini nell’implementazione di “pratiche urbane sostenibili”; ma per fare in modo che tali dimensioni prendano forma in progetti sostenuti oggi dalle risorse del Green Deal, occorre anche una trasformazione di senso in merito a come le città e le amministrazioni locali concepiscono il rapporto con l’innovazione e le politiche di governance. Occorre definire una Smart Governance nella quale l’ampio utilizzo degli strumenti tecnologici e digitali da parte delle amministrazioni consente di comprendere i problemi della società e di migliorare la tempestività del processo decisionale e delle soluzioni pratiche di intervento. Lo smart government può essere considerato come la base per lo sviluppo di una gestione intelligente basata sull’applicazione delle tecnologie ICT emergenti; questo allo scopo di migliorare il governo urbano fortemente correlato alle iniziative di smart city, le quali richiedono complesse interazioni tra governi, cittadini e altri stakeholder.
Occorre definire una Smart Governance nella quale l’ampio utilizzo degli strumenti tecnologici e digitali da parte delle amministrazioni consente di comprendere i problemi della società e di migliorare la tempestività del processo decisionale e delle soluzioni pratiche di intervento
Negli ultimi anni, infatti, le città sono state coinvolte in una totale trasformazione digitale che ne ha rivoluzionato le modalità di gestione. Le nuove tecnologie digitali stanno già contribuendo notevolmente allo sviluppo delle cosiddette Smart City in termini di efficienza energetica ed ambientale, in particolare con azioni volte all’implementazione di soluzioni per le attività urbane e la logistica, monitorandone i costi e la sostenibilità, in termini di riduzione delle emissioni di CO2 ed altri agenti inquinanti.
Un esempio significativo, tra gli altri, è quello di Barcellona, che è stata una delle prime città europee a servirsi delle tecnologie digitali per governare in modo efficiente e “smart” i propri servizi e consumi. Barcellona ha infatti installato vaste reti di sensoristica avanzata che forniscono alle istituzioni ed ai privati dati sui trasporti, sull’uso dell’energia, sui livelli di rumore e sui consumi idrici per l’irrigazione pubblica; dati, questi, che vengono resi accessibili attraverso il portale open data della città. Una moderna governance digitale che fa di Barcellona una delle smart city più all’avanguardia dopo New York, Seoul e Singapore, soprattutto da quando nell’ultimo decennio attraverso gli smartphone la tecnologia è entrata sempre più nella vita dei cittadini residenti consentendo alla amministrazione cittadina di gestire e fornire informazioni su lavoro, alloggi, mobilità, servizi sanitari, sicurezza ed altri servizi pubblici.
Il contribuito della Sharing Economy alla decarbonizzazione delle città
Anche gli aspetti legati alla collaborazione fra i diversi utenti possono contribuire a costruire le città del domani. La Sharing Economy, infatti, si avvale delle interazioni tra soggetti per scambiare dei beni o usufruire di servizi, sia gratuitamente che a pagamento, attraverso le nuove tecnologie digitali. A questa evoluzione del processo economico e di scambio si collega la Smart Mobility, che racchiude in sé un concetto di mobilità altamente tecnologica a basso impatto ambientale, flessibile e sicura.
Ad esempio, in Polonia da diversi anni ha preso piede la piattaforma Wavelo, la quale ha rinnovato il servizio di Bike Sharing a Cracovia e in altre grandi città turistiche del Paese. In particolare, ha favorito le pratiche di mobilità sostenibile anche tra i turisti, offrendo loro un abbonamento speciale giornaliero che ne facilita lo spostamento urbano con mezzi ecologici. Così come nel settore automobilistico si sono affermate realtà come BlaBlaCar, famosa compagnia di Car Pooling francese, che in un suo studio pubblicato nel 2019 riportava che i propri servizi aziendali contribuiscono a ridurre ogni anno le emissioni di 1,6 milioni di tonnellate di CO2. Emerge quindi, da questi e tanti altri possibili casi-studio, che grazie alle nuove tecnologie digitali è anche possibile attivare pratiche e stili di vita nei cittadini che portano a risultati virtuosi in termini di sostenibilità socio-ambientale. Buone pratiche sociali che possono essere ulteriormente favorite se, come si è detto finora, la governance delle smart city consentirà di riprogettare complessivamente l’offerta dei trasporti urbani ed interurbani grazie alle tecnologie, le quali sono anche alla base di quei meccanismi di “trasporto intermodale” delle persone e delle merci.
Grazie alle nuove tecnologie digitali è anche possibile attivare pratiche e stili di vita nei cittadini che portano a risultati virtuosi in termini di sostenibilità socio-ambientale
Mediante queste forme di Sharing Economy è dunque possibile ridurre l’impatto delle emissioni di CO2 in diversi contesti, come affermato anche nel report Environmental Impacts and Potential of Sharing Economy del Nordic Council of Ministers. All’interno delle loro ricerche, infatti, è emerso che intervenendo sui trasporti con forme di smart mobility, si avrebbe una notevole riduzione delle emissioni di anidride carbonica dovuta alle autovetture, ma anche un minor dispendio di emissioni legate al consumo di risorse energetiche, dovuti alla riduzione del numero complessivo di autoveicoli prodotti.
Big Data, Internet of Things ed Intelligenza Artificiale per città e trasporti sempre più “smart”
Le Smart City, sulla base delle analisi sopra affrontate, si sviluppano grazie alla combinazione di servizi e tecnologie. Infatti, le innovazioni in ambito tecnologico sono essenziali per rendere possibili alcune soluzioni per l’efficientamento delle città dal punto di vista dei dati, dell’automazione di alcuni processi e del supporto alla governance ed alla pubblica amministrazione; tuttavia, dall’altra parte, risultano fondamentali i comportamenti individuali che si manifestano attraverso l’adozione di comportamenti virtuosi incentivati dalla presenza di alcuni servizi (ad esempio nell’ambito della mobilità sostenibile).
Secondo l’indice internazionale che misura il livello di “smartness” delle città di tutto il mondo, il City Motion Index (CIMI), Londra si è classificata, nel 2020, al primo posto tra le smart city europee e mondiali, prima di New York, Parigi e Tokyo. Il Sindaco di Londra ha creato a partire dal 2018 “Smarter London Together”, ovvero un piano strategico digital-driven per rendere la città ancora più smart grazie a una migliore gestione dei Big Data. Questi dati vengono raccolti in tempo reale in tutte le aree della città grazie all’IoT, per anticipare l’evoluzione della domanda degli utenti e offrire soluzioni più efficienti ed economiche in termini di servizi, ed in particolare per i trasporti.
Secondo uno studio di Reply, i trend dell’IoT, fanno prevedere che entro il 2025 il numero dei dispositivi connessi sarà pari a 75 miliardi. Il crescente numero di oggetti interconnessi genererà un volume di dati senza precedenti che le città potranno analizzare, a livello locale, per prendere decisioni più consapevoli relativamente a quali siano i cambiamenti o i nuovi progetti da portare avanti, favorendo l’efficienza dei servizi e riducendo i consumi energetici.
Basti pensare, ad esempio, alla gestione intelligente dei parcheggi, grazie all’utilizzo di sensori per indicare in quali aree conviene parcheggiare il proprio veicolo, rispetto al tragitto previsto ed alla congestione del traffico. Proprio quest’ultimo aspetto relativo all’analisi del traffico può essere effettuato grazie all’Intelligenza Artificiale attraverso applicazioni di image and video recognition, che unite a servizi di mappe e/o navigazione via app possono fornire indicazioni precise sul flusso degli autoveicoli tanto alle amministrazioni quanto agli utenti. Inoltre, in caso di incidenti, potrebbero ridurre i tempi di intervento da parte delle unità del soccorso stradale.
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