A come Autonomous vehicle

Il primo capitolo della nuova rubrica ‘ABC Future Mobility’, è dedicato ai veicoli a guida autonoma: mezzi dotati di sistemi di controllo e funzionamento basati su sensori, radar, Gps, telecamere, software di data analytics e intelligenza artificiale

Immagine distribuita da Pixabay

ABC Future Mobility’ è la nuova rubrica del canale Future Mobility di TechEconomy2030. Segue lo stesso format di ‘ABC Zero Carbon’: tratta vari argomenti, uno per ogni lettera dell’alfabeto (appunto ABC), attraverso semplici domande e risposte (ABC, anche in questo caso), per fornire un quadro d’introduzione e di scenario sul tema in questione.

Per quanto riguarda il mondo della mobilità Smart e innovativa, cominciamo quindi dal principio, con la lettera A: ‘A come Autonomous vehicle’, i veicoli ‘intelligenti’ e a guida autonoma.

Gli Autonomous vehicle sono veicoli dotati di sofisticati sistemi di controllo e funzionamento basati sull’utilizzo di sensori, radar, Gps, telecamere, software di data analytics e intelligenza artificiale: sono gli ‘occhi’, le ‘orecchie’ e il ‘cervello’ del veicolo, per analizzare le condizioni dell’ambiente circostante e automatizzare il processo di guida, senza l’intervento umano.

Questi veicoli autonomi non sono tutti uguali: la classificazione realizzata dalla Sae (Society of automotive engineers) suddivide 6 diversi livelli di automazione del veicolo, che vanno dall’assistenza alla guida, senza sostituire il guidatore, alla completa e totale automazione: in questo caso, a bordo non c’è un guidatore in carne e ossa, ma solo passeggeri.

Per il momento, la maggior parte dei progetti e delle applicazioni sperimentali che riguardano il settore sono concentrati sul trasporto dell’ultimo miglio, come navette e mezzi per collegare punti diversi ma non lontani tra loro.

Qual è lo scenario dei progetti e delle sperimentazioni per i veicoli a guida autonoma?

Durante il triennio 2017-2019, i progetti pilota relativi alla guida autonoma hanno interessato 136 città in 25 Paesi

A livello globale, durante il triennio 2017-2019 i progetti pilota relativi alla guida autonoma hanno interessato 136 città in 25 Paesi, nei quali sono stati condotti test di integrazione dei veicoli a guida autonoma all’interno del tessuto urbano, per monitorare gli sviluppi tecnologici e normativi. Il maggior numero di città coinvolte si trova principalmente in Nord America e in Europa (Paesi Bassi, Scandinavia e Regno Unito), con rispettivamente 64 e 43 città coinvolte.

Caratteristica comune a tutti i progetti pilota è la collocazione dei veicoli autonomi: sono stati utilizzati spazi in cui fosse facile isolare i veicoli dal resto della città, e nei quali le auto coinvolte non dovessero fronteggiare gli imprevisti dell’ambiente urbano. Insomma, per ora le sperimentazioni procedono in una sorta di ‘bolla’, non in laboratorio ma su aree isolate dal traffico.

Come procede la sperimentazione degli Autonomous vehicle in Italia?

La sperimentazione di questi mezzi in Italia è iniziata tre anni e mezzo fa. È stato un decreto ministeriale del marzo 2018 – firmato dall’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Del Rio – a dare il via a prove e test delle Driverless car sulle strade italiane.

Un decreto ministeriale del marzo 2018 ha dato il via a prove e test delle Driverless car sulle strade italiane

Il nostro Paese è stato tra i primissimi a ospitare test su strada di automobili senza guidatore, ma è apparso per la prima volta nel report stilato da Kpmg sull’Autonomous vehicles Readiness solo nella terza edizione pubblicata a inizio 2020. Nella speciale classifica, il Belpaese si colloca nella ventiquattresima posizione per l’avanzamento dei progetti (su 30 nazioni censite), mettendo in evidenza gli sforzi compiuti negli ultimi tempi per recuperare terreno.

Torino e Modena sono state le prime città italiane a realizzare circuiti cittadini in cui testare la guida autonoma. Torino City Lab ha sviluppato un percorso di 35 Km dotato di fibra ottica, sistemi di rilevamento del traffico, sensori in corrispondenza dei semafori e spire sotto l’asfalto per il tracciamento dei passaggi delle vetture. Nel capoluogo piemontese, poi, già da qualche tempo circola Olli, un minibus elettrico a guida autonoma (di livello 4) realizzato dalla Startup statunitense Local Motors.

Cosa fanno le Startup di questo settore, e chi ci investe?

Le Startup coinvolte nelle sperimentazioni studiano e sviluppano piattaforme tecnologiche di gestione, mentre una quota minore è coinvolta nello sviluppo dell’autovettura a guida autonoma

Le Startup attive nel settore dell’Autonomous vehicle hanno diverse specializzazioni: circa la metà si occupa di sviluppo di un sistema di guida autonoma indipendente dal veicolo sul quale è installato; i restanti ambiti di applicazione riguardano la creazione di piattaforme tecnologiche adatte a gestire veicoli tra loro connessi (17% dei casi totali), il trasporto merci (13%) e persone (10%). In pratica, le Startup coinvolte nelle sperimentazioni si caratterizzano per lo studio e lo sviluppo di piattaforme tecnologiche di gestione, mentre una quota minore è coinvolta nello sviluppo dell’autovettura a guida autonoma.

Gli investimenti in Startup attive in questo mondo sono per il 45% del totale derivati da Corporate Venture Capital, ovvero fondi aziendali dedicati, attraverso i quali imprese, in genere di medie e grandi dimensioni, rilevano quote di capitale delle Startup. L’obiettivo di queste acquisizioni di quote societarie sta nella possibilità di avere un accesso privilegiato alle innovazioni e alle tecnologie sviluppate dalle Startup e vede coinvolti, nel 70% dei casi, operatori del mondo industriale.

Quali tecnologie vengono utilizzate e sviluppate?

Come già evidenziato, i veicoli a guida autonoma sono dotati di sensori, radar, Gps, telecamere, software di data analytics e intelligenza artificiale. Per circolare, però, le auto a guida autonoma hanno bisogno anche di un’infrastruttura tecnologicamente avanzata che permetta di sfruttare al massimo il potenziale dei nuovi mezzi. Per questo Anas ha messo in campo un piano da 140 milioni di euro per adeguare circa 2.500 Km di autostrade alle connessioni V2X (‘vehicle to everything’), ossia un sistema di comunicazione tra un veicolo e qualsiasi altro strumento a esso connesso.

Per circolare, le auto a guida autonoma hanno bisogno di un’infrastruttura tecnologicamente avanzata che permetta di sfruttare al massimo il potenziale dei nuovi mezzi

In Veneto i primi 75 Km di strade sono state trasformate in e-Roads, creando un sistema di interconnessione tecnologica tra le infrastrutture e i veicoli che riguarda anche i mezzi pesanti. Una sperimentazione simile viene portata avanti anche da Autovie Venete sull’Autostrada del Brennero dove, in coordinamento con il Ministero dei Trasporti, è partito nel 2020 il progetto C-Roads Italy, che punta a mettere in comunicazione i veicoli con appositi centri radio in grado di segnalare incidenti, code, lavori in corso, ostacoli sulla carreggiata, limiti di velocità e avvisi meteo.

A Modena è stata creata Masa (Modena automotive smart area), una zona urbana dotata di un’infrastruttura per sistemi V2X e la sperimentazione di veicoli a guida autonoma, mentre in diverse altre città e province italiane sono in corso progetti che riguardano i diversi aspetti dell’applicazione delle nuove tecnologie alla mobilità automatizzata, dall’IA e la computer vision alle interfacce utente e aspetti etici e legali.

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