Il ruolo delle aziende nella diffusione di conoscenza e competenze (anche) digitali, a supporto della crescita delle persone: intervista a Olga Cursoli di Fincons Group

Come possono formazione e conoscenza supportare la crescita personale e professionale delle persone e creare vantaggio competitivo per le imprese stesse? Ce ne parla Olga Cursoli, HR Director Italia di Fincons Group

Siamo in un mondo sempre più digitale, e la pandemia non ha fatto altro che accentuare questa pervasività. E così molte delle attività, per lo più svolte “in presenza”, hanno dovuto confrontarsi con una nuova dimensione tecnologica, specialmente nel periodo del lockdown e delle conseguenti restrizioni: un esempio tipico – e al centro dei dibattiti – in questo senso è senz’altro quello dello smart working, o lavoro da remoto, che ha portato a una modifica dei luoghi e delle modalità dell’attività lavorativa “tradizionale”.

Delle persone tra i 16 e i 74 anni, soltanto il 42% possiede competenze digitali di base, e soltanto il 22% dispongono invece di competenze digitali superiori a quelle di base

In un tale contesto occorre però sapersi muovere, per cogliere i benefici e le opportunità che questo mondo può offrire. In altre parole, servono competenze. Ed è per questo motivo che i dati relativi all’Italia dell’edizione 2021 del DESI (Digital Economy and Society Index) – la relazione della Commissione europea che monitora i progressi in materia di digitalizzazione degli Stati membri – non possono essere ritenuti confortanti. Nel complesso, infatti, l’Italia si colloca al 20esimo posto sui 27 stati membri dell’UE e, specificatamente al capitale umano, al 25esimo su 27 Paesi: delle persone tra i 16 e i 74 anni, soltanto il 42% possiede competenze digitali di base – contro una media UE del 56% -, e soltanto il 22% dispongono invece di competenze digitali superiori a quelle di base (anche qui, rispetto ad una media UE che si attesta al 31%).

Inoltre, la percentuale di specialisti TIC nel nostro Paese si attesta al 3,6% dell’occupazione totale, e quindi al di sotto della media UE del 4,3%, così come è al di sotto della media UE (3,9%) anche il dato dei laureati italiani che sceglie discipline TIC (1,3%).

Insomma, occorre – come sottolinea il rapporto – che l’Italia affronti questa carenza di competenze digitali, di base e avanzate, che rischiano di tradursi nell’esclusione digitale di parte della popolazione e di limitare la capacità innovativa delle imprese. In questo senso, evidenzia il DESI, “è fondamentale porre maggiormente l’accento sul capitale umano e proseguire gli sforzi in materia di istruzione, riqualificazione e miglioramento delle competenze e formazione sul posto di lavoro in settori ad alta intensità tecnologica”.

Investire nella formazione (digitale) dei giovani

In un mondo sempre più digitale, quindi, competenze digitali è sinonimo di occupazione, di sviluppo, di inclusione. In poche parole, di sostenibilità sociale. In questo contesto, per supportare processi di sviluppo di conoscenza e di competenza, anche le aziende hanno quindi un ruolo fondamentale: d’altra parte, i benefici che ne derivano per le persone si riflettono sulle stesse imprese in un’ottica di innovazione.

È proprio per questa consapevolezza che, ormai da circa un decennio, Fincons Group dedica ampio spazio alla formazione attraverso diverse iniziative. Tra queste si inserisce la Fincons Group Academy, nata a Bari nel 2012 e successivamente estesa su tutte le sedi aziendali del territorio nazionale e che, nell’ultimo anno, ha ampliato le proprie attività anche con Academy realizzate in collaborazione con clienti e partner attraverso – viste le restrizioni di quest’ultimo periodo – lezioni a distanza. L’obiettivo che si pongono è quello di accompagnare i giovani neolaureati in discipline tecniche – informatica, fisica, matematica e via dicendo – ed economiche in percorsi di formazione sulle diverse tecnologie o sui processi aziendali legati al mondo IT, finalizzati all’introduzione nel mondo del lavoro: infatti, dopo un’accurata selezione per l’ingresso nell’Academy, il placement finale all’interno dell’azienda dei partecipanti sfiora il 100%. Questo rappresenta un importante valore per i ragazzi che, usciti dai percorsi universitari, possono poi misurarsi anche con attività più “pragmatiche” legate alla vita dell’azienda, attraverso la partecipazione e il lavoro su progetti concreti legati al mondo IT, con il sostegno dei professionisti interni con anni di esperienza alle spalle. Insomma, un impegno e un’attenzione verso la formazione dei giovani talenti che, in una prospettiva futura, può generare anche degli importanti vantaggi per l’impresa stessa: è la crescita personale e professionale che va di pari passo con la crescita aziendale.

L’importanza della gestione della conoscenza

L’impegno dell’azienda nell’ambito della formazione non si esaurisce però qui, ma prosegue con un costante percorso di crescita professionale che coinvolge tutti i dipendenti. Questo, ci ha spiegato Olga Cursoli, HR Director Italia di Fincons Group, è fondamentale perché “la costante evoluzione tecnologica e il continuo mutamento del contesto di business, non possono prescindere dalla necessità e volontà di supportare professionalmente le persone, valorizzandone il potenziale”.

La costante evoluzione tecnologica e il continuo mutamento del contesto di business, non possono prescindere dalla necessità e volontà di supportare professionalmente le persone, valorizzandone il potenziale

Tuttavia, spiega Cursoli, per far sì che tutto questo si traduca in concreti processi di innovazione occorre, per le aziende, rivedere le modalità di diffusione del sapere. Infatti, “diventa sempre più importante l’ideazione di modelli di apprendimento basati su un’ottica collaborativa: tutti noi possiamo infatti creare, espandere e scambiare conoscenza sviluppando “il sapere” dei colleghi e dei nostri team, ricevendo a nostra volta ulteriore know how. In questi momenti di Knowledge transfer, tutti i concetti, le tecniche, i metodi e gli approcci condivisi diventano un patrimonio unico e prezioso non solo per chi riceve le informazioni ma anche per chi presta il suo tempo, l’energia e l’esperienza.  

Parlare di formazione aziendale, nel pensiero comune, porta spesso a pensare a corsi, e-learning, progetti formativi, aula, e via dicendo. Si tratta di strumenti di fruizione del sapere, parte integrante di un sistema – ad avviso di molti esperti – molto più ampio, complesso e strettamente connesso ad un micro cosmo chiamato gestione del sapere e della conoscenza”.

In sostanza, quindi, si tratta di processi di formazione non “statici”, in cui il destinatario riceve passivamente l’informazione, ma dinamici, e in grado anche di valorizzare le risorse individuali. “Attraverso questo processo si ottiene una ‘conoscenza circolare’, generata e arricchita dalle persone”, continua Olga Cursoli. “Questa conoscenza alimenta la nostra capacità di immaginare nuovi scenari e di sviluppare nuove idee, generando innovazione ed efficientando i processi interni, per portare un vantaggio competitivo ed economico alle aziende e crescita professionale alle persone. La conoscenza, quindi, in parte veicolata dalla formazione, serve a creare valore sociale ed economico.

Insomma, la formazione rappresenta uno degli strumenti formali di creazione della conoscenza; tuttavia, ciò che porta all’innovazione ed al successo in un’azienda è la conoscenza che nasce dalle Comunità di interesse, dagli incontri di team interfunzionali e da tutte quelle modalità dove riceviamo e facciamo circolare informazione e formazione con costanza e ‘generosità’. È questa la nostra sfida”.

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