10 minuti con … CleanTech

Se si vogliono dedicare 10 minuti per approfondire i temi e le prospettive delle Clean technology (CleanTech), ecco alcuni riferimenti che possono risultare utili per scoprire come è possibile realizzare un mondo più ‘pulito’ e Green attraverso le nuove tecnologie

Immagine distribuita da Pixabay

Le Clean technology (CleanTech) sono tutte le tecnologie e soluzioni che servono per un’economia, una produzione e un mondo più ‘puliti’, quindi in grado di ridurre o, se possibile, azzerare l’inquinamento e l’impatto ambientale di attività e processi produttivi.

Le CleanTech comprendono quindi, per esempio, le tecnologie e i sistemi applicati all’uso di fonti energetiche rinnovabili, come solare ed eolico, il riciclo dei rifiuti, la razionalizzazione dei consumi di energia, e quindi anche dei trasporti, la riduzione degli sprechi, dei volumi di packaging e, più in generale, tutte le attività e applicazioni che puntano a ridurre e migliorare l’uso delle risorse naturali, e a tagliare o eliminare le emissioni inquinanti e i rifiuti. Le CleanTech sono perciò direttamente collegate alla decarbonizzazione, e sono gli strumenti che – insieme a scelte politiche e condotte virtuose – ci possono portare verso un futuro Zero carbon.

Se si vogliono dedicare 10 minuti – da qui il titolo di questa rubrica – per approfondire questi temi e queste prospettive, si può ad esempio cominciare da alcune pubblicazioni, come ‘Il pianeta nuovo’, con sottotitoloCome la tecnologia trasformerà il mondo’, scritto dal giornalista inglese Oliver Morton, e pubblicato in Italia da Il Saggiatore.

I titoli CleanTech di Luiss University Press, Egea, Il Mulino

Luiss University Press – la casa editrice dell’omonimo ateneo – ha realizzato ‘Il mondo rinnovabile. Come l’energia pulita può cambiare l’economia, la politica e la società‘, scritto da Valeria Termini, dove si affrontano questi scenari anche dal punto di vista dello sviluppo tecnologico, come anche nei volumi ‘Poveri d’energia‘, stampato da Il Mulino, e ‘Circular economy‘, firmato da Peter Lacy, Jacob Rutqvist e Beatrice Lamonica, pubblicato da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi.

Per quanto riguarda i testi in inglese, si può ad esempio attingere a ‘Energy and civilization: a history‘, pubblicato dal MIT di Boston nel 2018, mentre a Londra la Penguin Books ha stampato ‘Drawdown: The most comprehensive plan ever proposed to roll back global warming‘, e la casa editrice universitaria Cambridge University Press ha realizzato ‘Introduction to Energy. Resources, Technology, and Society‘.

Altre informazioni sulle CleanTech si possono trovare nei report ‘Il ruolo dell’industria italiana nell’economia circolare‘, realizzato da Confindustria, ‘La Bioeconomia in Europa‘ di Intesa San Paolo, e nel ‘Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica‘ dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile, che ha anche un sito web molto approfondito.

Da Anie Rinnovabili alla Nasa

Anche online i riferimenti sono naturalmente molto numerosi, a cominciare da quelli dell’Ispra, dell’International Energy Agency, dell’European Energy Network, oltre alla sezione dedicata ai cambiamenti climatici dalla Nasa.

Per restare informati sulle tecnologie che riguardano eolico, solare e bioenergia, ci si può iscrivere alla newsletter del sito rinnovabili.it, e per una visione ad ampio spettro ci sono anche quelle di qualenergia.it e anierinnovabili.anie.it: Anie Rinnovabili è l’associazione che all’interno di Anie Federazione riunisce le imprese che operano nel settore delle fonti rinnovabili elettriche, rappresentandone l’intera filiera: dai costruttori di tecnologie e impianti ai fornitori di servizi ai produttori di energia. Sul sito web di Anie Rinnovabili si possono trovare diverse analisi e approfondimenti, dati e rapporti, che spiegano come l’innovazione tecnologica e digitale sia la strada maestra – spesso l’unica strada percorribile – per realizzare i progetti e gli obiettivi di sostenibilità e di un mondo più ‘Clean’, sia a livello locale che globale.

“Abbattere le emissioni inquinanti significa sostituire tutto”

Altri canali digitali e in rete come Instagram e Twitter offrono riferimenti e spunti su questi temi, ad esempio seguendo l’hashtag dedicato alla lotta contro l’inquinamento da CO2: twitter.com/hashtag/decarbonizzazione. Altri contatti sempre ricchi di novità e informazioni possono essere quelli di Energia & Clima Italia (@climaitalia), QualEnergia.it (@qualenergia.it), e a livello internazionale il profilo di Global Action Plan (@globalactplan), quello di Andrew Revkin (@Revkin), editorialista del New York Times, e di James Murray (@James_BG), direttore di BusinessGreen.com.

Come rimarca Oliver Morton, nel già citato ‘Il pianeta nuovo’ (Il Saggiatore),“i 30 miliardi di tonnellate di anidride carbonica emessi, ad esempio, nel 2013 provengono dalla combustione di 3mila miliardi di metri cubi di benzina in un anno, di circa 3 miliardi di barili di petrolio al mese, di poco meno di 300 tonnellate di carbone al secondo. L’infrastruttura necessaria per ottenere questi livelli di combustione è tanto complessa quanto indispensabile. Stabilizzare il clima riducendo le emissioni inquinanti significa sostituire tutto”.

Le nuove tecnologie sono la promessa della decarbonizzazione

La velocità con cui sarebbe possibile rimpiazzare una struttura tanto imponente è comunque limitata, “anche se avessimo già sotto mano tecnologie perfettamente equivalenti da introdurre un po’ alla volta”, fa notare Morton.

Che spiega: “se l’umanità fosse in grado di costruire ogni settimana un impianto nucleare della massima potenza realizzabile, senza soluzione di continuità, impiegherebbe comunque vent’anni per sostituire l’attuale rete di centrali a carbone. Rimpiazzare le centrali a carbone con pannelli solari, con lo stesso ritmo al quale i pannelli sono stati installati sempre nel 2013, richiederebbe circa un secolo e mezzo. Tutto ciò prima ancora di cominciare a eliminare benzina e petrolio, automobili, impianti di riscaldamento e navi. La sfida della decarbonizzazione non si esaurisce nella sostituzione dell’attuale, enorme, infrastruttura energetica mondiale; bisogna intervenire sul sistema ancora più ampio che si sta sviluppando velocemente al suo interno”.

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