Exponential farming: nuove frontiere dell’agricoltura verticale

Exponential farming: le nuove frontiere della coltivazione verticale raccontate da un’azienda italiana fra le top 5 Vertical Farming Startup mondiali

Fonte foto: pagina Facebook ONO Exponential Farming

L’evoluzione dell’agritech decolla. Bisogna infatti guardare in alto per osservare la prima piattaforma di agricoltura verticale totalmente automatizzata, ideata in Italia dalla start-up Ono Exponential Farming. Brevettata per la coltivazione idroponica indoor, non è semplicemente una vertical farm, ma un ecosistema al cui interno possono essere coltivati – tutto l’anno e senza uso di pesticidi e prodotti chimici – ortaggi e cibi del (possibile) futuro come alghe e insetti. Ne abbiamo parlato con Thomas Ambrosi, founder dell’azienda con sede a San Giovanni Lupatoto (Verona).

Prima piattaforma di agricoltura verticale completamente automatizzata, sviluppata in Italia: quali sono le specifiche tecniche che hanno permesso di ottenere tale primato, basando l’automazione su sistemi di machine learning e AI?

Thomas Ambrosi, founder di Ono Exponential Farming

Abbiamo sviluppato la prima piattaforma modulare e scalabile al mondo di coltivazione verticale idroponica indoor completamente automatizzata grazie ad AI e Machine Learning. Questo significa che all’interno dei nostri moduli, algoritmi di intelligenza artificiale movimentano le coltivazioni affinché concludano i processi di crescita al riparo da qualsiasi fonte di inquinamento, senza l’uso di pesticidi e con le migliori condizioni climatiche possibili – a prescindere dalla stagione e dalla temperatura esterna. Rispetto alle principali tecnologie di agricoltura verticale tuttora utilizzate, che ci sentiamo di definire “giurassiche”, i nostri moduli consentono di impiegare il 20% del lavoro, rendendo questo tipo di coltivazioni molto redditizie, soprattutto in quei Paesi (sempre più numerosi per effetto del cambiamento climatico) con condizioni sfavorevoli per l’agricoltura. La nostra missione è quella di dare una spinta alla tecnologia attuale del vertical farming, andando a cambiare l’attuale paradigma di coltivazione verticale da prodotto a processo, grazie al nostro forte know-how in materia di robotica e meccatronica, applicato agli ambiti di automazione industriale.

Quali sono i vostri mercati? E i settori di applicazione più presenti?

Uno dei nostri principali obiettivi riguarda le aziende impegnate in ambito scientifico (farmaceutica, nutraceutica), che spesso hanno difficoltà a trovare le materie prime di cui hanno bisogno per produrre prodotti diretti alla soluzione di problemi specifici e che richiedono un altissimo grado di purezza, assenza di elementi nocivi e disponibilità di volume. Noi diamo loro l’opportunità di entrare a monte nella catena di approvvigionamento: un esempio potrebbe essere un’azienda pharma impegnata nella produzione dei vaccini contro il COVID-19. Le molecole utilizzate nei vaccini possono essere prodotte grazie all’utilizzo di bioreattori naturali come le piante: saremmo quindi in grado di fornire la tecnologia che permetterebbe ad aziende come Pfizer, AstraZeneca o anche con dimensioni minori di produrre le molecole di interesse per la realizzazione di nuovi farmaci. Attualmente, riteniamo che la nostra migliore scommessa sia quella di concentrarci su prodotti ad alto margine di profitto (farmaci e cosmetici), e in seguito, possiamo pensare di diversificare puntando nella coltivazione di ortaggi e piante per il settore alimentare.

Verona, Italia, Europa: come cambia la percezione delle novità che sviluppate?

Siamo partiti da un piccolo paese della provincia veronese, San Giovanni Lupatoto, ma la portata innovativa della nostra soluzione ci ha da subito spinto a orientarci verso una prospettiva internazionale, sia a livello di riconoscimenti ottenuti, che di prospect e clienti con cui ci interfacciamo. Per esempio, StartUs Insight, società di Intelligence Innovation, ci ha recentemente inseriti – come unica azienda italiana – tra le Top 5 Vertical Farming Startup all’interno della sua Global Startup Heat Map, che ha analizzato oltre 200 realtà a livello globale.

Come si traduce, nella pratica, il vostro concetto di sostenibilità?

Rispetto all’agricoltura tradizionale, la nostra piattaforma permette di ridurre del 70% il consumo energetico e di risparmiare il 95% di acqua, triplicando al contempo la densità del raccolto, il tutto senza aver bisogno della presenza di persone nelle fasi di crescita e senza l’uso di pesticidi. L’obiettivo è quello di raggiungere il massimo di produttività per metro cubo di spazio occupato e massimizzazione dei parametri qualitativi delle piante attraverso i tre elementi che caratterizzano ONO Exponential Farming nel contesto dell’agricoltura indoor 4.0: gestione innovativa dell’energia trasmessa alle piante, gestione individuale dei nutrimenti per tipologia di pianta e gestione ottimale delle condizioni climatiche.

Goal di Agenda 2030: il traguardo temporale è già stato considerato irraggiungibile. Che impressione avete, come addetti ai lavori, di questi ottimi propositi europei che tendono però a rimanere sulla carta? Che progressi avete rilevato – oltre al vostro contributo – nel “ripulire” l’economia e rendere meno aggressivo l’impatto sul pianeta dei processi produttivi e delle attività antropiche?

L’Agenda 2030 ha degli obiettivi molto ambiziosi, che richiedono una collaborazione trasversale ai diversi settori dell’economia, della politica e della società civile per essere raggiunti. Sicuramente l’AgriTech può avere un ruolo fondamentale in questo: il livello di investimenti finanziari nel settore nel 2020 è stato di circa 156 miliardi di dollari, compresi 1,2 miliardi di dollari nell’agricoltura verticale. Si stima che crescerà fino a 35 miliardi di dollari entro il 2025.

Coltiveremo nello spazio?

In termini di agricoltura, la domanda è superiore all’offerta e continuerà ad evolvere in questo modo: non ci sentiamo di escludere nessuna direzione del progresso. Nel breve termine, però, è già possibile sfruttare per la coltivazione le aree più impervie del pianeta: i nostri moduli permettono infatti di coltivare ortaggi, piante, alghe o insetti in aree troppo aride, come i deserti, o fredde per l’agricoltura tradizionale.

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