F come Forestry, la soluzione verde per la decarbonizzazione

Le foreste sono ‘pozzi’ (naturali) di assorbimento del carbonio, e sono un alleato essenziale nella lotta ai cambiamenti climatici. Da alcuni anni, si sta sviluppando una selvicoltura sempre più Smart, fatta di nuove tecnologie utilizzate per ottenere risultati migliori

Immagine distribuita da Pixabay

‘F’ come Forestry, vale a dire la selvicoltura – o anche silvicoltura –, la scienza e l’attività che riguardano la gestione di boschi, foreste, aree verdi con una rilevante presenza di alberi e piante, in modo da garantirne la rinnovabilità. Con diversi obiettivi, tra cui tutelare l’ambiente, la quantità e qualità del patrimonio forestale, e come conseguenza diretta anche contribuire alla decarbonizzazione dell’aria. La selvicoltura aiuta infatti ad aumentare l’assorbimento del carbonio dai cosiddetti ‘pozzi naturali’, come appunto alberi, boschi e foreste.

Al tema è dedicato questo nuovo approfondimento della rubrica ‘ABC Zero Carbon’, che di volta in volta tratta – attraverso quattro semplici domande – un argomento che ha a che fare con la decarbonizzazione, scelto in base alla sua lettera iniziale – in questo caso, la ‘F’ come Forestry –, passando in rassegna tutte quelle dell’alfabeto.

In particolare, per ‘silvicoltura naturalistica’ si intendono gli interventi che favoriscono le dinamiche biologiche e naturali del bosco. I punti chiave della selvicoltura naturalistica sono il rinnovo naturale degli alberi, biodiversità, sostenibilità, utilizzo di specie autoctone. Tutto ciò significa anche elasticità nell’uso delle tecniche di coltura, in modo da affrontare caso per caso le situazioni da gestire, senza soluzioni già pronte e standardizzate.

Qual è il ruolo delle foreste per la decarbonizzazione?

Sono svariate le funzioni che le foreste svolgono all’interno del nostro ecosistema, proteggendo non solo l’ambiente ma anche l’uomo. Ad esempio, la vegetazione previene l’erosione del terreno causata dalle piogge acide, impedendo frane e smottamenti. Un’altra funzione essenziale è il continuo filtro dell’aria che i boschi effettuano, ripulendola dalle impurità e dalle micro-polveri, e permettendoci di respirare aria più pulita. Ma soprattutto, le piante assorbono CO2 e immettono continuamente ossigeno nell’aria.

Le foreste hanno quindi la funzione di pozzi di assorbimento del carbonio, e sono un alleato essenziale nella lotta ai cambiamenti climatici: aiutano ad attutirne gli effetti negativi, ad esempio ‘raffreddando’ le città, proteggendo dalla violenza delle inondazioni e riducendo l’impatto della siccità.

Come si possono sviluppare soluzioni climatiche naturali, attraverso la selvicoltura?

Ad esempio, si possono applicare pratiche di gestione forestale più intelligenti e più naturali, impiegare pratiche di disboscamento più sensibili in termini di lotta alla CO2, realizzare cicli più lunghi per la vita degli alberi e altro ancora, in modo da migliorare la produttività degli ecosistemi naturali in termini di assorbimento dell’anidride carbonica e di altri gas a effetto serra.

Si può favorire il rimboschimento dei territori, trasformando terre meno produttive e inutilizzate in foreste, arricchire la copertura forestale esistente, per risucchiare dall’atmosfera e immagazzinare ogni anno gigatonnellate di CO2. E poi, ancora: si prevede che entro il 2050 raddoppierà, o potrà addirittura triplicare, la domanda mondiale di legname; sarà fondamentale soddisfare questa richiesta di consumo attraverso una selvicoltura sostenibile.

Anche prevenire e ridurre la frequenza degli incendi catastrofici – che rilasciano enormi quantità di anidride carbonica nell’atmosfera – è un modo per arrivare all’obiettivo della decarbonizzazione e della lotta al surriscaldamento climatico.

Cosa sta facendo l’Europa?

L’Unione Europea ha oltre 180 milioni di ettari di foreste, che coprono il 43% della sua superficie totale, e queste zone boschive sono una delle risorse rinnovabili più importanti d’Europa.

Nei mesi scorsi la Commissione europea ha varato la nuova strategia forestale e della biodiversità per il 2030, all’interno del Green Deal europeo. Il traguardo finale per tutti è la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, e la neutralità climatica nell’Ue per il 2050. E questo nuovo programma forestale punta ad aumentare l’assorbimento del carbonio dai pozzi naturali, previsto dalla normativa sul clima.

Che contributo possono dare le nuove tecnologie?

Gestione del territorio e forestazione sono attività che per secoli sono state portate avanti dall’uomo con mezzi e sistemi molto tradizionali, a basso o bassissimo tasso di innovazione. Da alcuni anni a questa parte, invece, si sta sviluppando una selvicoltura sempre più Smart, fatta di nuove tecnologie utilizzate per ottenere risultati migliori.

Vengono ad esempio usati sistemi e strumenti sempre più Hi-tech e interconnessi attraverso sensori e tecnologie IoT (Internet of Things), si possono usare reti Blockchain per la tracciabilità della produzione di legname, con dati raccolti da aree boschive e terreni per migliorare le coltivazioni di alberi.

Si sta sempre più diffondendo anche l’uso di droni per monitorare dal cielo le aree verdi, captare lo stato chimico dei terreni, migliorare la qualità e l’estensione dei boschi: la lotta per la decarbonizzazione e contro il surriscaldamento climatico è sempre più tecnologica e innovativa.

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