Piccoli ma costanti interventi di sensibilizzazione per la Sostenibilità Digitale: intervista a Stefano Tomasini

Intervista a Stefano Tomasini, Responsabile del Sistema Informativo dell’INAIL che ci illustra l'importanza della sostenibilità come essenziale valore aziendale

È Stefano Tomasini, Responsabile del Sistema Informativo dell’INAIL, il nostro ospite per questo nuovo appuntamento con CIO 4 Sustainability. Dopo alcune esperienze nel settore privato, nel 1989 viene assunto dalla Ragioneria Generale dello Stato dove si occupa di analisi economico-statistiche sul pubblico impiego, e nel 1999 assume l’incarico di esperto nell’area economica dei contratti collettivi di lavoro presso la Presidenza del Consiglio – Agenzia per la Rappresentanza Negoziale. Dal 2009 al 2011 ricopre poi il ruolo di Direttore del Sistema Informativo della Fiscalità presso il MEF – Dipartimento Finanze, per poi arrivare, nell’ottobre del 2011, ad assumere quello di Direttore Centrale per l’Organizzazione Digitale presso INAIL: ente che, in questi anni, sviluppa importanti progetti di innovazione tecnologica e organizzativa per la transizione al digitale.

Il tassello mancante: la consapevolezza

Che il digitale sia uno strumento, un abilitatore della gestione sostenibile dei servizi delle grandi organizzazioni, credo di poter sostenere che sia un concetto oggi abbastanza condiviso. Stiamo assistendo ad un forte cambiamento nella percezione del ruolo dell’IT all’interno delle organizzazioni; tuttavia questo percorso è ancora in fase di definizione ed è presto per poter affermare che sia consolidato”.

Insomma, per Stefano Tomasini è aria di cambiamento quella che si respira nelle organizzazioni italiane nell’ottica della Sostenibilità Digitale. Ma nella strada verso un corretto approccio a questo tema o, meglio, valore, sembra ancora mancare un importante tassello: quello della consapevolezza. “Non c’è ancora un adeguato livello di consapevolezza, perché il tema della sostenibilità è spesso confinato negli aspetti riferibili ai consumi energetici delle grandi infrastrutture, degli impianti tecnologici presenti nelle aziende. Minore è la consapevolezza del livello di responsabilità che ha ciascun individuo, per il ruolo che riveste, nell’utilizzo efficiente e sostenibile della tecnologia. Consapevolezza, pertanto, che fa riferimento all’agire, ai comportamenti delle persone, che siano utenti finali, tecnologi, decisori. Questo non è una responsabilità delegabile. Non basta, ad esempio, utilizzare un’auto elettrica per poter affermare di avere un comportamento sostenibile (e che parla utilizza un’auto elettrica da più di 5 anni): occorre adeguare tutti i nostri comportamenti verso la sostenibilità in tutte le sue declinazioni, sociale, ambientale, economica.  Le organizzazioni possono fare molto sotto il profilo della governance, della strategia, nonché dell’educazione e formazione del proprio capitale umano alla sostenibilità.

Percorsi di sensibilizzazione per la Sostenibilità Digitale

Serve dunque ancora realizzare un ulteriore step in questo percorso, nella direzione di un fondamentale cambiamento culturale. Perché se è vero che il digitale rappresenta un potente abilitatore di sostenibilità, sono le persone che ne rendono reale l’implementazione: e l’effettivo apporto del digitale dipende quindi dai comportamenti connessi al suo utilizzo.

Il cambiamento deve dunque partire dalle persone, nell’ambito delle organizzazioni. E nell’indirizzarlo al meglio, secondo Stefano Tomasini, sono soprattutto i CIO a poter ricoprire un ruolo potenzialmente determinante. “Il CIO ha una grande responsabilità nella diffusione di una cultura della sostenibilità. Ma ciò richiede un cambiamento d’approccio alla gestione dei progetti di digitalizzazione, non solo sotto il profilo tecnico di realizzazione della soluzione applicativa, ma anche dal punto di vista dell’on boarding delle altre funzioni aziendali, per far sì che i progetti abbiano una sostenibilità by design.

La cultura della sostenibilità diviene un “valore aziendale”, non solo sostenuto da iniziative formative saltuarie, ma da percorsi dove i piccoli, ma costanti interventi consentano alle persone di avere consapevolezza del valore e dell’impegno necessari per integrare nell’agire quotidiano il concetto di sostenibilità, che deve caratterizzare i servizi digitali orientati alla persona”.

L’importanza di metriche per la sostenibilità

Quella della sensibilizzazione rappresenta dunque una delle principali sfide, nell’immediato, che i CIO dovrebbero affrontare, e rispetto alla quale possono incidere in maniera importante. Ma non l’unica: parallelamente, come sottolineato da Stefano Tomasini, dobbiamo progettare servizi semplificati. “In questa prospettiva, semplificazione e sostenibilità vanno molto d’accordo, perché semplificare vuol dire includere: le tecnologie che rispondono ai princìpi di usabilità e di accessibilità possono contribuire in maniera importante in tema di inclusione e di pari opportunità. Ciò significa che occorre approcciare allo sviluppo delle soluzioni software con una valutazione e valorizzazione del bisogno dell’utente, in ottica user centered. Il digitale deve portare servizi accessibili a tutti, almeno nelle grandi organizzazioni private e pubbliche e queste ultime anche a supporto delle amministrazioni con minori possibilità: è importante che tali paradigmi siano sempre più perseguiti dalle strutture IT, perché in grado di intervenire strutturalmente su dei temi fondamentali di sostenibilità sociale”.

Insomma, quello che serve è un diverso approccio al digitale, sia nel modo in cui questo viene progettato, sia nel modo in cui viene implementato. In questi termini, quello che serve oggi è definire “una concreta strategia di sostenibilità, che veda nel digitale la leva fondamentale per perseguire gli obiettivi che ci si è prefissati e questo prima che non ci sia più tempo per intervenire”, ha evidenziato ancora Stefano Tomasini. E per farlo, è necessario guardare al complesso delle tecnologie disponibili, perché “non c’è una singola tecnologia che garantisca un risultato sostenibile, ma occorre ragionare a 360 gradi e far si che tutte le componenti e tutti i comportamenti rispondano a requisiti di sostenibilità.

Bisogna lavorare sulla definizione di metriche di sostenibilità che aiutino le organizzazioni a misurarsi e a migliorare e che accompagnino nei percorsi di sostenibilità in tutte le dimensioni di cui è composta: ambientale, sociale ed economica. Insomma, il digitale sostiene gli obiettivi di sostenibilità, ma lo deve fare misurando e facendo benchmark: perché la sostenibilità deve essere perseguita, misurata e non semplicemente dichiarata.

Tecnologie, persone, comunicazione

La Sostenibilità Digitale richiede quindi un cambiamento profondo, che non passa solamente dalla tecnologia. È un processo di cambiamento culturale che, a partire dalle persone, deve potersi diffondere in tutta l’organizzazione. “Il digitale è tale se è pervasivo nelle aziende e ne integra tutti gli ambiti. Non può essere relegato all’interno di una struttura dell’organizzazione, ma deve essere parte della cultura aziendale per portare tutti i benefici che da esso si aspettano”, ha spiegato Stefano Tomasini. “Perché ciò accada, l’IT deve essere partner con le altre funzioni aziendali, perché sostenibilità divenga un valore prioritario dell’organizzazione e le funzioni delle Risorse Umane e della Comunicazione, sono i partner principali con i quali condividere e diffondere il valore della sostenibilità. Tecnologia, persone e comunicazione: sono queste le tre leve fondamentali perché la cultura della sostenibilità, sostenuta dal digitale, possa caratterizzare i comportamenti delle organizzazioni e con esse della società stessa.

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