Nell’era della digitalizzazione, anche gli angoli più remoti e impervi del nostro pianeta stanno iniziando a beneficiare delle innovazioni tecnologiche. Un esempio importante di questo progresso è rappresentato dal sistema Ermes, sviluppato dalla Commissione Tecnica Speleologica del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). Sistema che, durante una recente esercitazione, ha dimostrato la sua efficacia portando connettività internet fino a 2400 metri all’interno dell’Antro del Corchia: un’impresa che segna un significativo avanzamento nel campo del soccorso in grotta.
Gli interventi di soccorso in grotta e in montagna
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ha la responsabilità degli interventi di soccorso sanitario in montagna, in grotta, nelle grandi emergenze di protezione civile e in ogni ambiente impervio o ostile dove un’ambulanza non può arrivare e dove il personale del 118 non può intervenire in condizioni di sicurezza per le persone coinvolte e per gli stessi soccorritori.
La maggior parte degli oltre diecimila interventi che il CNSAS porta a termine ogni anno, si risolvono molto rapidamente: la ricerca dei feriti o delle persone in difficoltà, il soccorso, la stabilizzazione e la loro evacuazione fino alle strutture sanitarie sul territorio si risolvono normalmente in poche ore.
Invece, gli interventi di soccorso in grotta, pur rappresentando solo una piccola parte del totale, richiedono un impegno molto più consistente in termini di soccorritori specializzati, materiali, ore di intervento e criticità delle condizioni mediche. Ad esempio, esattamente 10 anni fa, il CNSAS e ad altri 4 soccorsi nazionali hanno dovuto impiegare ben 12 giorni per soccorrere con successo uno speleologo infortunatosi a 970 metri di profondità nella grotta bavarese Riesending-Schachthöhle. Mentre l’estate scorsa il CNSAS ha impiegato 6 giorni per recuperare uno speleologo americano che aveva subito un grave malore a oltre 1000 metri di profondità nella grotta Morca Düdeni in Anatolia.
Salvare vite umane in ambiente ostile
Questo tipo di interventi presenta grandi difficoltà in tutti i punti della catena di ricerca e soccorso: dall’allarme – in Italia al numero unico 112 – da parte dei compagni dell’infortunato, all’organizzazione e al coordinamento dell’intervento fino all’individuazione del ferito, alla sua stabilizzazione e alla sua evacuazione dalla grotta sotto controllo del personale specializzato del CNSAS.
Infatti, mentre in montagna, all’aria aperta, è spesso possibile dare l’allarme al 112 e fare giungere le nostre squadre di soccorso via terra o con l’elicottero, in grotta la copertura cellulare o radio è impossibile e il ferito può trovarsi a centinaia o a migliaia di metri dall’ingresso oltre meandri, strettoie, grandi pozzi verticali o sottili fessure. Per questo i nostri tecnici CNSAS sono continuamente addestrati a realizzare e mettere in pratica le più sofisticate tecniche di recupero su corda che permettono di evacuare con successo un infortunato.
Le comunicazioni negli interventi di soccorso
Per questo, risulta assolutamente prioritario avere a disposizione un sistema di comunicazione efficace che permetta al direttore delle operazioni di avere sotto controllo tutte le squadre coinvolte, ai sanitari sul ferito di trasmettere parametri vitali e ricevere supporto dal personale negli ospedali ma che renda semplice anche ai singoli tecnici scambiarsi le informazioni necessarie per coordinare l’evacuazione della barella col ferito.
Fino ad oggi, questo problema è stato risolto inviando, subito dopo la squadra di primo intervento che deve individuare e portare i primi soccorsi al ferito, una seconda squadra di tecnici che stende un doppino telefonico dall’ingresso grotta fino all’infortunato mentre all’esterno viene creata una connessione radio dall’ingresso grotta fino al campo base dove viene allestita la direzione delle operazioni. Lungo tutto il cammino che dovrà percorrere la barella col ferito, le squadre di tecnici attrezzisti che entrano successivamente possono collegarsi con robuste cornette analogiche in grado di mantenerli in contatto vocale. In questo modo, la grotta può venire predisposta per il sollevamento e il trasporto della barella lungo il tortuoso percorso che la separa dall’ingresso.
Il nuovo dispositivo Ermes alla prova
Ma un nuovo dispositivo sviluppato dal CNSAS è stato ora messo alla prova fino a grandi distanze all’interno di una grotta.
Da venerdì 14 a domenica 16 giugno, con 50 tecnici del CNSAS provenienti da Toscana, Piemonte, Liguria, Lombardia e Veneto abbiamo realizzato un’esercitazione di soccorso di una speleologa infortunatasi in profondità nella Grotta Antro del Corchia, nella vena dei marmi all’interno delle Alpi Apuane in provincia di Lucca.
Durante l’esercitazione, la nostra squadra medicalizzata che assisteva la figurante ha potuto mantenersi in videoconferenza con i colleghi medici a centinaia di km di distanza grazie a Ermes.
Il sistema di trasmissione – che prende il nome dal messaggero degli Dei dell’antica Grecia – crea un hotspot Wi-Fi all’interno della grotta a cui possono essere collegati telefoni, computer e apparecchiature mediche. Questo hotspot è collegato all’esterno con un semplice doppino telefonico fino al campo base all’ingresso della grotta. Il segnale viene quindi inviato alla rete telefonica di comunicazione nazionale.
In questo modo, i sanitari CNSAS che assistono l’infortunato possono trasmettere audio, video e parametri clinici e ricevere consigli ed indicazioni dalle equipe ospedaliere che li supportano dall’esterno.
Intanto, attraverso lo stesso doppino telefonico, i tecnici CNSAS che trasportano la barella possono mantenersi in contatto con le squadre di colleghi attrezzisti che realizzano i dispositivi su corda necessari per trasportare la barella lungo meandri e pozzi fino all’esterno. Operazioni che, come abbiamo detto, possono richiedere anche diversi giorni per l’evacuazione dell’infortunato.
I risultati e il futuro delle comunicazioni nei soccorsi in grotta
Per la prima volta, Ermes è stato sperimentato con pieno successo fino a 2400 m di distanza dall’ingresso della grotta con una attenuazione del segnale trascurabile.
“Questo successo dimostra che il CNSAS è ora pronto ad affrontare interventi di soccorso speleologico con le migliori tecnologie disponibili“, ha dichiarato Alan De Simone, coordinatore della Commissione Tecnica Speleologica. “Ermes è il risultato di un lungo e accurato studio e sviluppo, ed è stato recentemente industrializzato nella sua versione definitiva“.
La prossima sfida consisterà nella realizzazione di kit di monitoraggio medico in grado di rilevare, trasmettere ai sanitari che assistono il ferito ma anche all’esterno i principali parametri vitali, come battito cardiaco, pressione, temperatura, saturazione d’ossigeno e – in futuro – anche dati ecografici. Questi permetteranno alle equipe sanitarie di avere un quadro esatto delle lesioni e dei traumi subiti dal ferito già durante la fase di stabilizzazione e prima di iniziare il trasporto all’esterno per evacuarlo in una struttura medica specializzata.
Il CNSAS è ora pronto a effettuare interventi di salvataggio di speleologi con il supporto delle migliori tecnologie di trasmissione dati per il coordinamento delle operazioni e per la messa in sicurezza, la stabilizzazione e l’assistenza medica degli infortunati.
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