#IoT e il futuro della società interconnessa: intervista a Kevin Ashton

Kevin Ashton, creatore del termine "Internet of Things"
Kevin Ashton

Quali implicazioni avrà l’Internet of everything nel prossimo futuro? Possiamo provare ad immaginare come sarà un mondo con dati, persone, processi e device interconnessi? Ma soprattutto, riusciamo a credere alle capacità di trasformazione imminente presenti nel concetto di Internet of Things? La privacy e la sicurezza sono da sempre le due maggiori preoccupazioni per lo sviluppo delle tecnologie legate ad internet e l’IoT non fa eccezione: ma fino a che punto sono da considerare un problema insormontabile?

Queste domande le abbiamo rivolte a Kevin Ashton, classe 1968, pioniere della tecnologia nato in Inghilterra. Fondatore dell’Auto-ID Center presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e creatore di un sistema globale standard per la tecnologia RFID e per altri sensori, Ashton è celebre anche per aver inventato il termine “Internet of Things” allo scopo di descrivere un sistema in cui Internet è collegato al mondo fisico tramite sensori diffusi. Da poco è uscito il suo libro “How To Fly A Horse: The Secret History of Creation, Invention, and Discovery“, un viaggio nella storia delle invenzioni, dei suoi protagonisti ma soprattutto degli errori, dei successi e dei percorsi che hanno affrontato durante i processi di creazione.

1) Era il 1999 quando lei ha inventato il termine “Internet of Things”, in stretta relazione con i dispositivi RFID. Oggi il tema è molto discusso e c’è un gran parlare circa i device dell’Internet of Things, i dati e le persone che sono sempre più connesso. C’è un sacco di interesse sulle opportunità benefiche derivanti dalla IoT, dalle smart city, dai big data e dal cloud computing. Secondo il suo personale punto di vista, che cosa significa oggi l’IoT? Come si rapporta con la sua del 1999? E come potrebbe evolvere ulteriormente in futuro?

L’Internet of Things non ha mai riguardato soltanto la tecnologia RFID;  è stata solo una delle prime tecnologie che hanno reso possibile una rete distribuita di sensori wireless pervasivi. E questo è ancora quello che l’Internet of Things è oggi: una rete di sensori wireless e ubiqui che automatizza la raccolta delle informazioni. Si tratta di un’infrastruttura fondamentale, con conseguenze e benefici di portata quasi illimitata. Molti esperti nel XX secolo hanno affermato che “l’informazione vuole essere libera.” Non sono sicuro che l’affermazione sia esatta, ma sono certo di questo: nel XXI secolo, l’informazione vuole essere automatica.

2) Sul suo blog lei ha dichiarato “Siamo propensi a pensare alla tecnologia come qualcosa di imprevedibile così come le sue conseguenze siano invece facili da prevedere, ma in realtà è il contrario. Quando si tratta di tecnologia, il futuro è facile da osservare così come è difficile credere che sia possibile”. Ciò si applica anche all’IoT? Quanto è difficile immaginare e credere alle conseguenze che l’internet of Things si appresta a portare?

Sì, il concetto è applicabile a tutte le tecnologie. Per quanto riguarda l’IoT, è facile prevedere quello che sta arrivando: una massiccia rete di sensori onnipresente e altamente distribuita, costituita da minuscoli dispositivi che operano apparentemente senza l’aiuto di alcuna energia, collegata a strumenti di apprendimento automatico basati su Internet che analizzano grandi quantità di dati in tempo reale formulando conclusioni utili. Il tutto accoppiato ad “attuatori” distribuiti che trasformano tali conclusioni in azioni che hanno impatto nel reale.
Cosa significa tutto questo? Ad esempio è imminente l’arrivo dei veicoli che si autoguidano e sarà realtà molto più velocemente di quanto la maggior parte delle persone pensi. Le persone smetteranno di guidare nel corso del 2020 e lasceranno che i loro veicoli basati sull’Internet of things prendano il controllo. Già solo questo ha delle implicazioni enormi per il modo in cui viviamo, per il modo in cui utilizziamo il tempo e l’energia, per il modo in cui potremo ripensare le nostre città e i sistemi urbani. Questa è una delle applicazioni di questa tecnologia che avrà la capacità di eliminare ingorghi, incidenti stradali. Queste sono le conseguenze imminenti e in arrivo. Quali saranno le conseguenze di lungo periodo? A questa domanda è impossibile rispondere, ma quasi tutti pensano che saranno utili e straordinarie.

3) Privacy e sicurezza sono le principali preoccupazioni derivanti da uno sviluppo imminente dell’Internet of Things su scala globale. Quali sono le maggiori sfide derivanti da questo scenario?

Ad essere onesti, non sono tra le mie più grandi preoccupazioni. La privacy è un problema risolto. Abbiamo solo bisogno di implementare le soluzioni. Quando le persone non sono in un contesto pubblico, dovrebbero possedere gli strumenti per effettuare una scelta consapevole delle informazioni personali che mettono a disposizione degli altri. Ci saranno alcuni lussi connessi all’IT che detti utenti non potranno avere, ma dovrebbero essere comunque messi nelle condizioni di operare un compromesso.
Si tratta non di un problema di carattere tecnico, ma legale, normativo e politico. Per quel che riguarda la sicurezza, essa è, ed è sempre stata, oggetto di miglioramento continuo; non è una questione che può essere risolta una volta per tutte. Le persone trovano modi per aggirare le protezioni di sicurezza, le protezioni di sicurezza migliorano, la persone trovano altri modi per aggirare le protezioni migliorate e così via. Nel caso dell’IoT tutte le informazioni sono al sicuro quasi per tutto il tempo. Abbiamo solo bisogno di continuare a lavorare sui modi per ridurre il numero, le dimensioni e la frequenza delle eccezioni.

4) Riesce ad esprimere in un tweet come sarà il mondo interconnesso nel 2100?

Forse in un tweet no! Ma nel 2100 le tecnologie e le loro conseguenze renderanno il mondo abbastanza irriconoscibile per le persone nate nel ventesimo secolo. La differenza tra il 2000 e il 2100 sarà di gran lunga superiore alla differenza tra il 1900 e il 2000. Tutto potrebbe essere molto meglio: più pace, più alfabetizzazione, aspettativa di vita più lunga così come una sua migliore qualità. Ma una grande sfida che potrebbe essere ancora aperta riguarda la disuguaglianza: stiamo già vedendo che alcuni dei vantaggi offerti dalla tecnologia arrivano solo a poche persone e questo, si, è un trend che dobbiamo invertire.

(La versione inglese dell’intervista è disponibile qui.)

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