Continua la serie di interviste sul tema dell’Agenda Digitale con cui Tech Economy sta dando voce ai politici dei diversi schieramenti, per avere la loro opinione su una questione così centrale per lo sviluppo del Paese. Dopo Antonio Palmieri , la parola passa a Paolo Gentiloni del PD.
I. Il tema dell’Agenda Digitale è uscito dalla comunità degli esperti ed è arrivato sulle prime pagine dei giornali. Perché è così importante, oggi, parlare di Agenda Digitale?
Perché il peso di internet e dell’economia digitale, nel corso degli ultimi dieci anni, è aumentato notevolmente. Tutti i paesi europei stanno adottando progetti di questo genere, in relazione all’economia digitale, ed è importante quindi che si faccia anche in Italia.
II. Cosa comporta parlarne in un contesto dove – secondo i dati della Commissione Europea – metà degli abitanti non ha mai visto internet, facendo dell’Italia la maglia nera in Europa?
Questo dato non è l’unico a collocare l’Italia nella parte bassa dell’Europa a 27: come ad esempio il commercio elettronico. In tal senso, una delle missioni dell’Agenda Digitale sarà proprio quella di combattere “l’analfabetismo digitale”. C’è una parte della popolazione che non accede alla Rete pur potendo.
III. Quali sono gli attori – pubblici e privati – che dovrebbero attivarsi per promuovere lo sviluppo dell’Agenda Digitale nel nostro Paese? Ma soprattutto: lo stanno facendo? In maniera corretta?
Non c’è dubbio che l’economia digitale, e il contributo che può dare allo sviluppo dell’Italia, richiede una mobilitazione non solo degli esperti e addetti ai lavori; e neanche solo di un settore industriale come l’ICT. Occorre una mobilitazione generale della società, l’Agenda Digitale deve essere vista come un quadro di riferimento per l’intero sistema-paese. In tutti i settori si registra un certo ritardo, le imprese si trovano in difficoltà poiché si tratta prevalentemente di PMI che non investono nel digitale. Possiamo vantare un solo punto di netto avanzamento rispetto alle altre nazioni europee: il settore della telefonia mobile, che si è tradotto negli ultimi anni in un settore competitivo per l’accesso ad internet attraverso smartphone da reti mobili. Purtroppo molte delle altre facce dell’agenda digitale registrano un ritardo.
IV. Smart Cities, Open Data, Banda larga. Questi i punti principali di quella che sarà l’Agenda Digitale del Governo. Sono queste le reali priorità per l’agenda digitale del Paese, o ci sono altri temi prioritari?
L’attività della Cabina di regia è articolata in sei gruppi di lavoro, non si può parlare di priorità. Se dovessi rispondere con una battuta, direi che la priorità dell’Agenda Digitale è l’Agenda Digitale stessa: bisogna costruire un meccanismo legislativo, amministrativo e comunicativo, che offra al paese una grande priorità. È uno di quei casi in cui la “cornice” legislativa è importante quasi quanto il quadro: i contenuti vanno dal commercio elettronico al problema delle start-up, dalla digitalizzazione della PA e della Sanità, alla scuola. L’impegno del Governo per l’Agenda Digitale è uno impegno per l’economia digitale, che è una delle carte che un paese come l’Italia può giocare per il proprio sviluppo.
V. Ad ormai oltre 5 mesi dall’insediamento del Governo Monti, qual è il vostro punto di vista in merito all’operato del Governo sul tema dell’Agenda Digitale?
Le cose positive superano di molto le negative. Innanzitutto la consapevolezza del Governo nel suo insieme, a cominciare dal Premier Monti fino ai Ministri Passera e Profumo, della centralità della questione. Per il Governo lo sviluppo digitale è una delle priorità dell’Italia, e con questa chiarezza un Governo non l’aveva mai detto. Un aspetto meno convincente è che a questa priorità non si è data una conseguenza organizzativa precisa. Sarebbe stato opportuno individuare un ministro o a Palazzo Chigi un sottosegretario di riferimento, invece si fa una certa fatica nel coordinamento dei settori e dei Ministeri. Mi auguro che nelle prossime settimane, le iniziative parlamentari, stimolino il lavoro della Cabina di regia. C’è già un nostro disegno di legge PD – Terzo Polo, e negli ultimi quindici giorni si è aggiunto quello del PDL: esistono tutte le condizioni, come si fa in questi casi, per fare un testo unico che “fonda” le due proposte. L’obiettivo è arrivare prima dell’estate a un testo parlamentare che possa essere d’aiuto al Governo, per una legge quadro.
VI. Qual è la proposta organica del PD sul tema dell’Agenda Digitale per il Paese?
È una proposta piuttosto ampia, quello che va sottolineato è l’idea di una legge sullo sviluppo digitale che entri a far parte della famiglia di leggi annuali. Tra quelle già presenti nel nostro ordinamento, oltre alla legge di bilancio sono state annualizzate ad esempio le leggi sulla semplificazione sulla concorrenza. Credo che anche quella per lo sviluppo del digitale debba essere una legge annuale. Tutti gli anni il Governo dovrà presentare una relazione al Parlamento sull’avanzamento dell’economia digitale e ciò darebbe peso e visibilità nell’agenda politica al tema.
In secondo luogo la digitalizzazione della pubblica amministrazione: dove noi proponiamo un calendario regionale, come quello attuato per il digitale terrestre; che consenta lo switch-off dei servizi cartacei. Ci sono poi un’altra serie di temi in quindici punti tra i quali: gli incentivi per lo sviluppo dei POS, quelli per la popolazione che non usa il digitale, e quelli per le imprese giovanili nel settore. Una quarta grande priorità è rafforzare il contributo educativo, delle scuole e dei media. Infatti prevediamo l’obbligo nel contratto di servizio RAI per la divulgazione dei temi connessi al digitale.
VII. Quali sono i provvedimenti più importanti necessari per supportare le imprese nella sfida dell’innovazione?
Nella nostra proposta s’ipotizza un’aliquota iva ridotta e, in linea con Confindustria, vogliamo dare impulso all’e-commerce; che è il grande buco nero della nostra economia digitale. Noi siamo un grande paese manifatturiero ed esportatore, avremmo quindi le caratteristiche perfette per scommettere sul commercio elettronico. Invece siamo al 26esimo posto su 27 nazioni europee nello sviluppo del commercio online. Questo è un ritardo gravissimo che rischia di essere pagato dal sistema industriale nel giro di qualche anno.
VIII. Qual è il ruolo della Pubblica Amministrazione nel processo d’innovazione dell’Agenda Digitale, e quali sono i passi che deve compiere per mettersi in condizione di rispondere alla sfida che la aspetta?
Sono molti, ma soprattutto sarà compito della Pubblica Amministrazione quello di promuovere l’accesso a internet attraverso il passaggio on-line dei servizi che riguardano l’intera popolazione. Una volta online e chiuso il canale cartaceo, saranno un modo per abituare al digitale una parte della popolazione. Un modo per rompere quel muro del 50% che non accede ad internet di cui parlavo prima. Dobbiamo supportare anche tutti quegli aspetti relativi alla semplificazione e trasparenza, e puntare sullo sviluppo della sanità digitale.
IX. Quali sono le principali difficoltà che il Paese dovrà superare? E quali le strade per superarle?
Le difficoltà sono tante e derivano da alcune ragioni di fondo: tra queste lo scarso tasso di penetrazione dei personal computer e dell’informatica nel nostro tessuto nazionale; speriamo l’accesso da reti mobili ci aiuti a colmare ampiamente il ritardo. L’arretratezza della pubblica amministrazione è un altro fattore rilevante. Abbiamo anche un sistema industriale con imprese da due o cinque dipendenti, dove la penetrazione del digitale è ridotta. Sarà possibile risolvere i ritardi attraverso i servizi digitali, ma anche con lo sviluppo delle infrastrutture, e soprattutto quest’ultimo aspetto è materia del Governo. Dobbiamo assicurarci che il divide infrastrutturale sia minimo, puntando sulla banda larga e l’ultra broadband da 50 e 100 mega.
X. Se dovesse riassumere in un Tweet il succo della vostra vision sul tema dell’Agenda Digitale, quale sarebbe quel tweet?
Direi semplicemente: mettere il digitale in cima all’agenda politica, assicurare a tutti l’accesso a internet, e promuovere servizi pubblici e privati in rete.
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