Agenda Digitale: le 10 risposte di Antonio Palmieri (PDL)

Deputato e Responsabile internet e nuove tecnologie del PDL, Antonio Palmieri è primo firmatario della proposta di legge PDL sull'Agenda Digitale

Inizia questa settimana una serie di interviste sul tema dell’agenda digitale nelle quali Tech Economy darà voce ai politici dei diversi schieramenti, per avere la loro opinione su una questione così centrale per lo sviluppo del Paese. Oggi la parola va ad Antonio Palmieri.

I. Il tema dell’Agenda Digitale è uscito dalla comunità degli esperti ed è arrivato sulle prime pagine dei giornali. Perché è così importante, oggi, parlare di Agenda Digitale?

Perché nella situazione attuale stiamo cercando delle chiavi di sviluppo per il Paese, e portare a compimento iniziative concrete in merito all’Agenda Digitale, significa sostenere le imprese e crearne delle nuove. Siamo nell’era digitale quindi tutte le iniziative che fanno nascere nuove imprese e nuovi posti di lavoro sono in questo settore rivolto al futuro. Parlare di Agenda Digitale oggi significa parlare di speranza e di possibilità di ripresa, ma soprattutto significa colmare il gap dei giovani inoccupati, e dare nuove opportunità a chi non è giovane dal punto di vista anagrafico ma ha capacità e competenze da spendere.

II. Cosa comporta parlarne in un contesto dove – secondo i dati della Commissione Europea – metà degli abitanti non ha mai visto internet, facendo dell’Italia la maglia nera in Europa?

Io sono portato a guardare il bicchiere mezzo pieno, e vedo che metà degli italiani è on-line, l’altra metà non lo è per due ragioni. Innanzitutto c’è un aspetto anagrafico: una parte della popolazione non è culturalmente attrezzata per vivere in un mondo digitale, ma non sente neppure l’esigenza di entrare a farne parte. C’è invece una percentuale di persone che vorrebbero accedere alla rete, ma non possono per ragioni fisiche. Se lavoreremo su questo sono certo che la percentuale è destinata a salire.

III. Quali sono gli attori – pubblici e privati – che dovrebbero attivarsi per promuovere lo sviluppo dell’Agenda Digitale nel nostro Paese? Ma soprattutto: lo stanno facendo? In maniera corretta?

L’attore primario è il Governo nazionale, che attraverso la Cabina di regia ha anche il compito di portare a compimento le iniziative avviate dal precedente Governo. Poi ci sono le Regioni, le Provincie e molti Comuni, che si stanno muovendo bene. Alcuni si sono anche dotati di una propria Agenda Digitale. C’è grande fermento, e proprio per questo io ho suggerito a chi cura la cabina di regia che la prima cosa da fare è verificare cosa c’è già in ogni settore. Questo permette da un lato di risparmiare soldi investendo in progetti mirati, dall’altro di riuscire a mettere tutte queste esperienze a fattor comune. È questa la vera difficoltà, e scontiamo un soprattutto un “divide” culturale nella classe dirigente, non solo nella politica ma anche nel mondo delle imprese.

IV. Smarter Cities, Open Data, Banda larga. Questi i punti principali di quella che sarà l’Agenda Digitale del Governo. Sono queste le reali priorità per l’agenda digitale del Paese, o ci sono altri temi prioritari?

Nella nostra proposta di legge è previsto un fondo per il venture capital in Italia, e il motivo è che rappresenta la precondizione per creare un ecosistema che favorisce lo sviluppo di altri progetti. Altro punto è portare avanti quanto già messo in campo dal precedente Governo: mi riferisco soprattutto al Codice dell’Amministrazione Digitale. Anche le iniziative nel campo della sanità e della giustizia digitale, la posta certificata, i certificati medici online e la multicanalità. Ciò consentirebbe di risparmiare tempo e denaro sia sul fronte del settore pubblico che privato. Accanto a questo ci sono i grandi temi, ma ad esempio sulla banda larga penso sia urgente il censimento della reale copertura del territorio prima di muoversi, perché credo che siamo messi meglio di quanto le statistiche non dicano.

V. Ad ormai oltre 5 mesi dall’insediamento del Governo Monti, qual è il vostro punto di vista in merito all’operato del Governo sul tema dell’Agenda Digitale?

Penso che il giudizio si potrà dare quando sarà finito il lavoro della Cabina di regia ed è questione di settimane. Intanto è positivo che il Governo si sia impegnato su questo tema, dopodiché l’obiettivo è di arrivare entro Giugno ad un decreto su questi temi. Certo sarebbe ingenuo pensare di risolvere tutto con un singolo provvedimento, si tratta invece di vedere le singole direzioni che il Governo indicherà e su quelle si potrà fare una valutazione.

VI. Qual è la proposta organica del PDL sul tema dell’Agenda Digitale per il Paese?

Noi abbiamo scelto di non occuparci delle cose già fatte, su quel fronte molto è già stato avviato dal Governo Berlusconi anche in materia di Open Data. Abbiamo invece messo l’accento sul tema del sostegno alle nuove imprese, con il fondo per il venture capital, e su misure fiscali adeguate per le imprese già esistenti nel settore. La nostra proposta prevede anche la defiscalizzazione parziale per quelle imprese che hanno piattaforme di e-commerce verso l’estero, e il tax shelter ed il tax credit nel settore dei videogiochi, un mercato che supera i fatturati dell’industria del cinema e della musica. Ci sono molte imprese in Italia che si stanno affermando nel settore con produzioni originali autonome, e per questo vanno sostenute.

VII. Quali sono i provvedimenti più importanti necessari per supportare le imprese nella sfida dell’innovazione?

Noi crediamo molto nell’economia digitale perché la riteniamo un fattore di sviluppo ed occupazione per il Paese, ecco perché la nostra proposta prevede l’azzeramento dei contributi per chi assume nelle imprese giovani con un contratto di apprendistato. È importante anche l’iva al 4% per i prodotti digitali: non è possibile infatti che questa sia concessa per un libro di carta mentre sugli e-book l’iva è al 21%. Puntiamo poi a snellire per i giovani le pratiche burocratiche per aprirsi la propria impresa, senza troppi ostacoli con i permessi e le concessioni oggi esistenti. In sintesi stiamo avviando misure concrete per dare forza e coraggio a chi già ce ne sta mettendo tanto.

VIII. Qual è il ruolo della Pubblica Amministrazione nel processo d’innovazione dell’Agenda Digitale, e quali sono i passi che deve compiere per mettersi in condizione di rispondere alla sfida che la aspetta?

Puntare di più sulla multicanalità: dare la possibilità al cittadino di spedire una raccomandata da un ufficio postale e allo stesso tempo richiedere una serie di certificati, senza dover fare due code in due uffici diversi. Sostenere quello che di buono è stato avviato, facendo uscire il certificato fisico dagli uffici amministrativi per renderlo disponibile in uffici postali, tabaccherie o aziende. Si riducono i costi e i rapporti con la burocrazia si semplificano. È un cantiere già aperto e avviato, va solo portato a compimento in tempi utili. Non con nuove leggi, ma spronando i dirigenti nell’applicare e sfruttare al meglio i servizi esistenti, cosa sulla quale chi ha responsabilità di governo nazionale o locale deve agire.

IX. Quali sono le principali difficoltà che il Paese dovrà superare? E quali le strade per superarle?

C’è di fondo un divario culturale, sia nelle classi dirigenti che nei singoli cittadini, che va colmato. Spesso i servizi on-line della pubblica amministrazione ci sono, ma la gente preferisce fare le code negli uffici. Oppure non sa proprio che questi servizi ci sono, e su questo occorre fare un lavoro d’informazione e alfabetizzazione dei cittadini, nel quale i media hanno un ruolo primario. Nel nuovo contratto Rai che sarà stipulato nel 2013, è stato previsto un servizio in tal senso, anche attraverso canali dedicati.

X. Se dovesse riassumere in un Tweet il succo della vostra vision sul tema dell’Agenda Digitale, quale sarebbe quel tweet?

Superare il divario culturale, mettere a fattor comune le pratiche migliori sia per la Pubblica Amministrazione che per le imprese, e portare la banda larga la dove realmente manca.

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