Google: prova a chiudere la disputa con l’antitrust europeo

Per tentare di evitare un lungo e costoso procedimento ed un’accusa formale, Google ha accolto l’invito del commissario antitrust europeo Joaquin Almunia, inviando ieri una lettera all’Unione Europea per tentare di risolvere negozialmente la vicenda.

Il contenuto della missiva non è stato rivelato, ma il portavoce della società Al Verney ha spiegato che contiene “una proposta per affrontare le quattro aree individuate dalla Commissione europea come potenziali preoccupazioni – confermando l’intenzione di continuare –  a collaborare con la Commissione.

La vicenda parte da un’indagine europea iniziata nel 2010 sulla base di 16 diverse denuncie da parte di aziende europee. Almunia aveva in precedenza inviato una lettera al gigante USA affinché avanzasse proposte per risolvere i problemi riscontrati, i quali potrebbero potenzialmente costituire abuso di posizione dominante.

Le quattro preoccupazioni espresse dalle autorità alle quali dare una risposta valida riguardano: l’aver potenzialmente favorito i propri servizi nei risultati di ricerca a scapito dei concorrenti; la possibilità che Google abbia copiato ed indicizzato indebitamente contenuti provenienti da servizi specializzati in ricerche specifiche (come ristoranti o viaggi); e le modalità con cui la società gestisce l’advertising digitale, potenzialmente abusando della propria posizione dominante. Ciò allo scopo di rendere difficile, sia per i siti web che per gli inserzionisti, l’utilizzo di servizi diversi dai propri o adottare differenti motori di ricerca; riducendo così la concorrenza nel settore.

Qualora la commissione accetti le proposte presentate da Google, la società potrebbe evitare una multa salata (fino al 10% del fatturato annuale, nel 2011 $37.9 miliardi) e una condanna formare che potrebbe limitare le operazioni economiche in Europa.

Google ha più volte difeso le proprie pratiche e sostenuto che l’innovazione in rete non è mai stata maggiore. Secondo molti esperti ed analisti, difficilmente accetterà di concedere troppo, viste le potenziali ramificazioni per i propri affari. “Google sarà molto protettivo rispetto ai propri algoritmi di ricerca” prevede Emanuela Lecchi, partner dello studio legale londinese Farley & Williams.

È difficile capire, al momento, se la proposta inviata alla Commissione rappresenti poco più di un’azione di pubbliche relazioni, o un tentativo concreto in grado di rispondere alle preoccupazioni espresse dalle autorità.

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