Google: per Ue le proposte sulla concorrenza non sono sufficienti

La battaglia Ue-Google, dopo tre anni, non è ancora finita: la Commissione europea boccia i rimedi che l’azienda aveva presentato per mettere fine all’indagine antitrust e chiede nuove proposte che assicurino vita migliore ai suoi concorrenti se vuole evitare che l’indagine si chiuda con una multa che può arrivare a 5 miliardi di euro. Non c’è una nuova scadenza, ma gli esperti giuridici di Mountain View sono già al lavoro per rispettare le richieste europee. È stato il commissario alla concorrenza Joaquin Almunia ad annunciare oggi, a sorpresa, che la partita con Google non si chiude qui: “Dopo un’analisi del test di mercato conclusa il 27 giugno, abbiamo concluso che le proposte che Google ci ha presentato non sono abbastanza per superare le nostre preoccupazioni”, ha detto Almunia, spiegando di aver “scritto una lettera a Eric Schmidt chiedendogli di presentare proposte migliori“.

Google ha presentato i suoi rimedi ad aprile, sperando di mettere fine all’indagine che va avanti da tre anni. Bruxelles ha analizzato le proposte e avviato il test di mercato, interpellando i concorrenti del colosso del web, tra cui il gruppo di 17 operatori battezzato FairSearch di cui fanno parte, tra gli altri, Microsoft, Oracle, Nokia, Expedia e TripAdvisor. La loro opinione sui rimedi è stata completamente negativa, anzi, li giudicavano dannosi perchè, ritenendoli meri palliativi, avrebbero messo fine all’indagine della Ue senza davvero risolvere la situazione. I dubbi principali della Ue e dei concorrenti riguardano i risultati delle ricerche che privilegiano i prodotti Google, mettendoli sempre in cima o rendendoli più visibili degli altri. Dalle mappe alle news, ora anche alle informazioni di base su qualunque contenuto, Google è in grado di dare risposte su tutto fin dalla prima pagina di risultati, e quindi rende sempre meno necessario per l’utente cliccare su altri link esterni, cioè quelli dei concorrenti.

Google si difende sostenendo che lavora per gli utenti, non per i siti, e quindi gli interessa rendere la vita più facile ai primi e non fare un favore ai secondi. Per affrontare i dubbi della Ue sulla sua posizione dominante (possiede circa l’80% del mercato europeo dei motori di ricerca), Google aveva proposto di evidenziare i suoi prodotti nei risultati, e di fornire almeno tre link di siti concorrenti e rendere più semplice per gli inserzionisti passare ad altre piattaforme. “Le proposte presentate affrontano chiaramente le quattro aree su cui Bruxelles aveva espresso preoccupazione“, ha detto il portavoce di Google Al Verney dopo l’annuncio di Almunia, assicurando che l’azienda continua a “lavorare con la Commissione per risolvere il caso”.

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