Come cambia il giornalismo culturale con l’avvento della rete e quali sono i fattori in gioco? A pochi giorni dal via al Festival del Giornalismo di Urbino organizzato dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Discipline Umanistiche dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, lo abbiamo chiesto direttamente ad alcuni protagonisti. Dopo Lella Mazzoli, Direttore dell’evento, che ha inquadrato per noi lo scenario in cui si inserisce la riflessione sul giornalismo culturale in Italia al tempo della rete e dei media digitali, ne abbiamo parlato con Mario Tedeschini Lalli, vice responsabile innovazione e sviluppo del Gruppo Editoriale L’Espresso nonchè docente di Giornalismo digitale all’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino.
Quali opportunità offre la rete al giornalismo culturale e quali sono invece, le possibili criticità?
Proprio il fatto che nel mondo digitale cadono o si appannano i confini tra i mezzi e anche tra i diversi settori contenutistici, consente di moltiplicare i percorsi cognitivi possibili – a condizione che i giornalisti siano consapevoli che non stanno unicamente utilizzando strumenti nuovi, ma stanno navigando in un universo sconosciuto che ha regole di funzionamento diverse. A condizione, cioè, che i giornalisti tutti, ma in particolare i giornalisti “culturali” si dotino di una cultura digitale.
Si potrebbe dire che non è possibile parlare della cultura “nel” web senza parlare della cultura “del” web. Il mio timore, guardando anche le pagine culturali dei giornali e molte trasmissioni televisive, è che giornalismo e accademia siano refrattari ad accettare questo cambio di paradigma. La maggiore “criticità” è dunque questa: che gli intellettuali di professione non comprendano a sufficienza le logiche del mondo nel quale siamo stati proiettati e utilizzino gli strumenti digitali solo come un nuovo canale, accessorio a quelli già conosciuti.
La divulgazione nell’era della rete e dei social media: a che punto siamo?
Un esempio che mi sembra eccellente di questa nuova impostazione e interpretazione del giornalista culturale è il sito Brain Pickings di Maria Popova che così spiega lo scopo del suo lavoro: “Dobbiamo essere capaci di connettere un innumerevoli punti, fare opera di impollinazione incrociata prendendo da molteplici discipline per combinare e ricombinare i diversi pezzi e costruire nuove idee”.
In un tweet perchè partecipare al Festival del Giornalismo Cu
Cultura è bello, giornalismo pure, Urbino – che è l’una e l’altro – lo è al quadrato.
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