Decalogo dell’innovazione dei giovani imprenditori

1.    Per competere dobbiamo crescere e fare rete

Per competere in mercati sempre più difficili e complessi dobbiamo crescere. Le strade per la crescita sono diverse ed ogni azienda deve trovare il suo percorso di sviluppo con grande attenzione agli economics e con rispetto per la propria natura, la propria cultura e la propria struttura. La trasformazione digitale ci pone di fronte a nuove sfide che abbiamo il dovere di cogliere, ma ci fornisce anche strumenti adeguati per affrontarle. La Rete ci insegna che crescere non vuol dire necessariamente o soltanto puntare all’aumento delle dimensioni della propria azienda, ma anche e soprattutto essere capaci di “fare rete”, appunto, aprendoci ad aggregazioni flessibili e dinamiche ed essendo, così, più veloci dei competitor ad interpretare i segnali del cambiamento in corso. Segnali che possono essere captati soltanto essendo aperti al cambiamento e pronti ad interpretarne le dinamiche.

2.    Non c’è innovazione senza infrastrutture

Non c’è mercato, oggi, che non sia profondamente toccato dalla trasformazione digitale. Una trasformazione che agisce a diversi livelli: organizzativo, culturale, individuale, sociale, di mercato, di consumo. Questo processo sta mutando la struttura e la value chain di interi contesti economici, imponendo alle aziende un grande ed impegnativo percorso di cambiamento. Per agire il cambiamento imposto dal digitale non possiamo fare a meno delle infrastrutture necessarie. Infrastrutture digitali di accesso come le reti a banda larga, senza le quali qualsiasi discorso attorno all’innovazione perde di significato. Ma dobbiamo anche ripensare, come sistema Paese, le infrastrutture tradizionali, dai trasporti al sistema energetico, per renderle digitali. In un mondo che guarda alle Smart Community gli operatori economici hanno bisogno di servizi per disporre dei quali le infrastrutture di base del Paese devono essere sempre più dinamiche, interattive, integrate, efficaci. E per farlo devono digitalizzarsi.

3.    La sfida dell’innovazione si basa sulle competenze

Per vincere la sfida dell’innovazione non basta dotarsi degli strumenti tecnologici giusti. Serve comprendere come tali strumenti abbiano impattato sul contesto sociale ed economico e sui processi operativi e strategici delle imprese, cambiandoli nel profondo. Per comprendere le dimensioni, le logiche e le dinamiche del cambiamento in atto dobbiamo disporre delle competenze necessarie per governare una trasformazione che senza di esse finirebbe per governarci. In ogni azienda è necessario un cambiamento di mindset che veda nelle competenze digitali una dimensione diffusa a tutti i livelli dell’organizzazione. Le competenze digitali infatti non servono soltanto per comprendere “come” fare le cose, ma anche per capire “cosa” fare, in un mercato che vede nel digitale un elemento di profondo cambiamento. Costruire le competenze necessarie a tutti i livelli dell’impresa deve essere una priorità che coinvolge le imprese, ma anche il sistema della formazione professionale e l’Università.

4.    La trasformazione digitale ridisegna le logiche della concorrenza

Il digitale ha già cambiato la struttura di interi mercati e nei prossimi anni assisteremo ad un progressivo ed inarrestabile ampliamento della portata di questo processo di trasformazione. Impattando sulle abitudini dei consumatori, cambiando il modo in cui le persone si relazionano e costruiscono le proprie opinioni, ridefinendo il modo in cui fanno le loro scelte d’acquisto tanto on-line come off-line, la digital transformation sta ridefinendo logiche e dinamiche della concorrenza. I mercati si aprono a nuovi competitor che fanno della possibilità di analizzare i dati provenienti dai consumatori la loro strategia e della capacità di governarli il loro punto di forza. Ciò ci impone di ripensare le logiche della concorrenza in un contesto in cui le leve di valore sulla base delle quali si muove il consumatore mutano rapidamente ed in direzioni spesso impreviste, ponendo le aziende di fronte a nuovi ed inaspettati competitor. Dobbiamo aprirci a questi nuovi scenari cogliendone le opportunità, per non esserne vittime.

5.    La simmetria normativa è indispensabile nel passaggio tra vecchie regole e nuove logiche

La simmetria normativa tra gli attori tradizionali e quelli che sfruttano le nuove logiche rese possibili dal digitale rappresenta uno strumento di equità e di tutela per tutto l’ecosistema imprenditoriale. Non esiste un mondo “analogico” ed un mondo “digitale”. Non esiste un “vecchio” ed un “nuovo”. Favorire l’innovazione non vuol dire promuovere sistemi regolamentari che favoriscano i nuovi attori né agire affinché le nuove opportunità offerte dal digitale siano vincolate a modelli normativi inadeguati all’attuale contesto economico, sociale e tecnologico. Dobbiamo invece adoperarci a tutti i livelli affinché l’innovazione possa essere agita favorendo tutti gli attori che comprendano che per crescere è necessario cambiare mentalità, logiche, processi e strumenti per poter e saper cogliere le opportunità di un mondo che muta sempre più rapidamente.

6.    L’internazionalizzazione richiede un cambiamento culturale, dei processi e dei canali

Sia che si decida di aprirsi verso nuovi mercati, sia che nuovi attori aggrediscano i nostri, ci troviamo di fronte a schemi di competizione che attivano dinamiche nelle quali i concetti di “locale” e di “globale” acquisiscono nuovi significati. Internazionalizzare diventa sempre più importante e la Rete mette a disposizione strumenti che rendono sempre più semplice per le aziende internazionalizzarsi. Tuttavia essere in rete, o disporre di un sito in più lingue, è condizione necessaria ma non sufficiente per l’internazionalizzazione. Per internazionalizzare le nostre imprese serve un cambiamento che parta dalla comprensione dei territori e delle culture di riferimento e che passi per una attenta analisi e revisione dei propri processi organizzativi, oltre che per una profonda comprensione dei canali di contatto con gli utenti, per arrivare a definire strategie specifiche per i diversi contesti nei quali si vuole operare.

7.    La gestione del credito deve valutare correttamente i processi di innovazione delle aziende

La trasformazione digitale rappresenta una leva di vantaggio competitivo per agire la quale le aziende devono investire. Gli investimenti in innovazione – in particolare quelli in innovazione tecnologica – hanno spesso una funzione di volano rispetto alla crescita dell’impresa. Tuttavia i modelli di gestione del credito, ancorati a rating basati sul bilanciamento rischio / rendimento e su indicatori di bilancio e di solidità patrimoniale, non sono in grado di valutare correttamente il livello di digitalizzazione di un’impresa ed il potenziale che esso attualmente ricopre. Le aziende hanno bisogno di raffrontarsi con partner finanziari che abbiano competenza nella valutazione dei progetti e nei processi di innovazione e che sviluppino modelli di analisi del merito creditizio che diano peso all’innovazione ed agli investimenti in trasformazione digitale, promuovendone l’adozione e supportando così le imprese nel processo cambiamento che devono percorrere.

8.    Il lavoro smart richiede logiche di contrattazione flessibili

Fenomeni come la trasformazione digitale, la sharing economy, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e della robotica stanno profondamente ridefinendo il concetto stesso di lavoro. I cambiamenti tecnologici, economici e sociali stanno impattando anche sulla dimensione del welfare aziendale, con la sperimentazione di modelli di organizzazione del lavoro e del lavoratore sempre più agili ed adattabili ai nuovi paradigmi. In uno scenario del lavoro che richiede lo sviluppo di nuove competenze ed il passaggio da un modello di lavoro stabile ad una maggiore mobilità servono nuovi approcci alla contrattazione, che prevedano la possibilità di adottare sistemi di premialità importanti e diano grande spazio alla formazione, ma che soprattutto privilegino la flessibilità nella contrattazione, così da supportare la crescita delle aziende ed il benessere di chi vi opera.

9.    La sostenibilità come leva di crescita

Dobbiamo ripensare il ruolo delle nostre aziende perché rappresentino un punto di forza per i territori in cui operano, per tutte le persone che vi lavorano e per la nostra società. In tal senso le politiche di sostenibilità, ambientale ma non solo, non devono essere considerate dei vincoli ai quali attenersi, ma delle vere e proprie leve di crescita attraverso le quali aggregare, costruire e sviluppare valore. La responsabilità sociale delle nostre imprese deve passare da un capitolo del bilancio ad una chiave di lettura dello sviluppo: uno sviluppo che grazie alle tecnologie digitali può acquisire nuovi significati.

10.    Il coraggio di sbagliare come chiave di crescita per l’innovazione

L’innovazione non è mai un processo lineare. Per innovare bisogna avere il coraggio di rompere gli schemi, di alterare lo status-quo, di rischiare. Dobbiamo promuovere una cultura dell’innovazione nella quale sbagliare non rappresenti un’onta per chi prova e fallisce, ma una lezione dalla quale apprendere per il prossimo tentativo. La tecnologia ci insegna che i grandi cambiamenti vengono sempre dalla capacità di apprendere dagli errori, propri e degli altri, e che senza possibilità d’errore non c’è possibilità di innovare. Dobbiamo promuovere lo sviluppo di un sistema normativo, regolamentare e del credito che – ispirandosi ai contesti che hanno fatto dell’innovazione davvero una leva di crescita – parta da questo assunto e non penalizzi, anzi premi chi ha il coraggio di provare a fare innovazione.

Qui il manifesto dell’innovazione da scaricare in .pdf. 

 

 

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