Uber in cerca di finanziamenti: sarà valutata 12 miliardi di dollari?

Uber sarebbe in trattativa con un gruppo di found manager per un grande round di investimenti che potrebbe valutare la startup più di 12 miliardi di dollari. L’indiscrezione arriva dal Wall Street Journal secondo cui la giovane società starebbe parlando con diverse aziende per raggiungere circa 500 milioni di finanziamenti, aziende tra cui  hedge fund come BlackRock e società di private equity come General Atlantic e Technology Crossover Ventures.  I potenziali investitori dovranno esprimere formalmente il proprio interesse entro la fine di questa settimana perchè Uber  punta a chiudere la trattativa nelle prossime settimane o entro la fine del secondo trimestre. In passato Google ha investito 258 milioni in Uber integrandolo anche nel suo servizio di mappe.

Fondata nel 2009, l’app mobile di Uber permette di prenotare un’auto con conducente via smartphone utilizzando un’applicazione connessa ad un sistema di localizzazione e ad un sistema di pagamento con carta di credito. Un modello semplice che sta di fatto  ribaltando il settore dei taxi  in tutto il mondo rendendo sì più facile per le persone fermare una vettura con conducente, ma che pone problematiche legislative cui si appoggiano non solo le categorie minacciate da Uber, sia molti Governi tra cui l’Italia.  Sta di fatto che l’accoglienza di Uber da parte degli utenti è stata massiccia in questi anni, anche a fronte di tariffe mediamente più alte del 20-30%, e al momento è presente in più di 100 città in 36 paesi e tra cui città come New York , San Francisco e Hong Kong.

Se riuscisse nell’intento di raggiungere la stima di oltre 12 miliardi dollari, Uber non sarebbe più solo una promettente startup, ma una startup d’elite, notano dal Wall Street Journal. Soprattutto perchè sta raccogliendo fondi in un momento precario per le start-up tecnologiche. Dopo una serie di finanziamenti e acquisizioni miliardi, il mercato degli investimenti in tecnologia si starebbe raffreddando a causa di un rinnovato scetticismo sulle eccessive valutazioni di talune startup.

Sta di fatto che il modello di business di Uber sta rivoluzionando lo scenario dl business: fa parte di una famiglia di applicazioni che attingono direttamente alla logica della sharing economy, in cui gli utenti vendono proprie risorse in eccesso o il loro tempo ad altri utenti. Una gran parte della forza lavoro Uber è costituito, infatti, da autisti part-time, come accade anche col popolare Airbnb, società con un modello simile che gestisce un mercato di affitto di case di privati, che ha raggiunto 450 milioni dollari nel mese di aprile. In questo senso la diffusione di tali servizi è diventata un problema per molti regolatori, che sono spesso combattuti tra sostenere le nuove tecnologie e sostenere politiche volte a proteggere i consumatori.

Il futuro si giocherà tutto qui: nel modificare i modelli economici e normativi di riferimento e trovare un modo per promuovere e conciliare l’innovazione con le più opportune tutele per le persone.

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