Prosegue la battaglia di Pechino contro le aziende tech straniere in nome della privacy e della sicurezza nazionale cinese. Questa volta nel mirino delle autorità ci sono due della maggiori compagnie impegnate sul fronte della cybersecurity e dei programmi antivirus. L’americana Symantec e la russa Kaspersky, secondo due tweet pubblicati sulla pagina in inglese del People’s Daily, il quotidiano controllato dal governo, sono state escluse da un elenco di fornitori di software affidabili approvati dalle agenzie del governo centrale.
Al momento in questo elenco, sul fronte dei prodotti anti virus, compaiono solo aziende cinesi: Qihoo 360 Technology Co, Venustech, CAJinchen, Beijing Jiangmin e Rising.
Kaspersky, tramite il portavoce Alejiandro Arango, sta cercando di capire la situazione mentre ha avviato una trattativa con le autorità cinesi. Susan Rivera dell’ufficio comunicazione dell’azienda tiene anche a precisare che “questa limitazione si applica solo alle istituzioni a livello nazionale, i cui finanziamenti provengono dal bilancio centrale per gli appalti pubblici, e non include amministrazioni regionali o le grandi imprese”.
Symantec, dello stesso avviso, afferma in una dichiarazione che sono stati colpiti solo alcuni tipi di prodotti, smentendo in parte quanto riportato dai media cinesi. “È importante notare che questa lista è solo per alcuni tipi di appalti e di prodotti Symantec“, si legge in una nota aziendale. “Stiamo indagando e continueremo a fare offerte per vincere i progetti messi a bando dal governo in Cina“.
Secondo l’analista di Capital Markets, Daniel Ives, questa situazione diventerà sempre più controversa e porterà ulteriori problematicità proprio all’americana Symantec, già impegnata ad affrontare diverse sfide per affermare la sua crescita, soprattutto in mercati complessi, come quello cinese. Al momento la presenza di una società russa in questa “lista nera” non è ancora chiara.
Le vendite di Symantec in Cina e nella regione Asia Pacific avevano già subito una flessione del 10% nell’ultimo anno fiscale, chiuso a marzo a 1,2 miliardi dollari. E le prime pesanti ripercussioni si sentono già in borsa: le azioni della società quotata al New York Stock Exchange hanno perso il 2,1%, la caduta più rilevante da marzo.
Dopo l’esclusione di Windows 8 dai sistemi operativi degli uffici del governo centrale e l’avvio di un’indagine per presunte attività monopolistiche sulla distribuzione delle piattaforme, culminata con ispezioni e sequestri nelle sedi di Microsoft di Shanghai e Pechino, le autorità cinesi continuano la loro offensiva per la difesa della sicurezza informatica. Secondo Eric Johnson, preside della Business school della Vanderbilt University ed esperto di sicurezza informatica, la mossa del governo cinese è solo un atto “simbolico” e avrà “un impatto significativo” soprattutto sull’americana Symantec.
Media statali cinesi, infatti, sembrano più agguerriti proprio contro le aziende Usa, come Google e Apple e altre società tecnologiche americane, invitando Pechino “a punire severamente le pedine” del governo degli Stati Uniti intenzionati a monitorare la Cina e a rubarne segreti. Anche un altro gigante tech made in Usa, come la Qualcomm, ha recentemente affrontato indagini anti-trust mentre IBM Corp e Cisco Systems Inc hanno riportato vendite in calo in Cina.
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