In un intervento pubblicato sulle pagine del blog della Commissione Europea, Tim Berners Lee, il padre del World Wide Web, non esita a tratteggiare uno scenario preoccupante per il futuro della rete e della sua trasparenza.
“Quando ho progettato il Web – spiega – l‘ho deliberatamente costruito come uno spazio neutro, creativo e collaborativo, sulla base della trasparenza offerta da Internet. La mia visione è che chiunque, in qualsiasi parte del mondo deve poter condividere conoscenze e idee senza dover acquistare una licenza o chiedere il permesso a me stesso o qualsiasi CEO, dipartimento governativo o comitato.”
La situazione odierna, però, fa si che la trasparenza che è alla base del web, risulti in pericolo. “Sto parlando della neutralità della rete – il principio che ogni pacchetto di dati debba essere trattato allo stesso modo dalla rete: lo Stato non dovrebbe limitare i contenuti legali da parte dei cittadini, come garantito dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Questo significa anche che non dovrebbero esservi restrizioni basate su motivazioni economiche. Un pacchetto di dati – che sia una e-mail, una pagina web o una videochiamata – dovrebbe essere trattato allo stesso modo”
E il mantenimento di questa neutralità della rete, per Berners Lee, è fondamentale per il futuro del web e il futuro dei diritti umani, e dell’innovazione e il progresso in Europa.
Tuttavia, “alcune aziende e governi stanno sostenendo che dovremmo derogare al principio della neutralità della rete ma se vogliamo mantenere e migliorare Internet come motore per la crescita, dobbiamo fare in modo che le aziende che forniscono l’accesso non siano essere in grado di bloccare o comunque limitare il contenuto del diritto e dei servizi dei loro utenti on-line, sia per la motivazione commerciale o politica” spiega. “Se non dichiariamo questo come esplicitamente illegale, ci consegniamo all’immenso potere degli operatori telefonici e operatori di servizi on-line.”
Parole dure che sono supportate dai numeri. Berners Lee fa riferimento dai dati rilasciati dalla sua Fondazione, il Web Index 2014, uno studio su 86 paesi. Il 74% dei paesi non hanno regole per la neutralità della rete chiare ed efficaci e/o mostra segni di discriminazione nel prezzo di accesso. Nel 95% dei paesi presi in esame in cui non esistono leggi neutralità della rete, ci sono prove emergenti di discriminazione del traffico.
In Europa la situazione è meno definita: alcuni Stati membri, come i Paesi Bassi hanno già sancito un chiaro principio in legge: “i provider di reti pubbliche di comunicazione elettronica usati per dare accesso ai servizi web così come gli internet service provider, non devono ostacolare o rallentare i servizi o applicazioni su Internet”. Bene anche La Repubblica Ceca, la Norvegia e Danimarca. “Sancire la neutralità della rete in tutta l’UE potrebbe alzare la barra per le prestazioni dei paesi ranking più basso, in ultima analisi, e consentire all’Europa di raccogliere tutte le potenzialità che l’open Internet può dare come motore per la crescita economica e il progresso sociale.”
Le parole di Berners Lee arrivano in un periodo caldo per il tema della net neutrality in tutto il mondo: tra pochi giorni è atteso il pronunciamento dell’organo regolatore americano, la FCC, che pare voglia a presentare al Congresso una proposta volta a definire internet come un servizio pubblico e, in quanto tale, un diritto fondamentale di tutti. In Europa la situazione è confusa: durante il “regno” del Commissario Neelie Kroes, sostenitrice della net neutrality così come il neo eletto Ansip, il Parlamento Europeo ha approvato norme molto stingenti a tutela della net neutrality che ha scontentato pesantemente le telco. Sotto l’appena conclusa presidenza italiana si è provata la strada della mediazione tra le parti, ma senza successo. Ora la parola è alla Presidenza Lettone che, secondo fonti ancora ufficiose, è sulla strada che andrà a definire un provvedimento che accontenterebbe tutti.
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