La decarbonizzazione dei trasporti tra tecnologie digitali e sostenibilità

Nel 2020 la concentrazione di anidride carbonica nell'aria ha raggiunto il picco massimo, accentuando l'inquinamento atmosferico e il conseguente cambiamento climatico. Necessario, a partire dai trasporti, ridurre le emissioni: in questa direzione il ruolo delle tecnologie digitali è cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione di Agenda 2030.

Sebbene le restrizioni e i lockdown diffusi abbiano potato ad una temporanea ma significativa riduzione delle emissioni di C02 non diminuisce la concentrazione di anidride carbonica nell’aria, raggiungendo un picco massimo proprio nel 2020. Per salvaguardare il nostro pianeta dai rischi più gravi del cambiamento climatico, le Nazioni Unite ritengono necessaria una riduzione delle emissioni del 7,6% all’anno: quest’anno la quota che si riuscirà a raggiungere è di poco più del 4%. Seppur dovessimo mantenere in futuro standard di emissioni inferiori agli anni precedenti, è inverosimile pensare che non torneremo mai più a muoverci: ecco perché oggi è più necessario che mai ragionare su come fare a ridurre le emissioni derivanti dai trasporti, in un mondo che di trasporti se ne servirà inevitabilmente.

In tal senso le tecnologie digitali sono degli strumenti che possono contribuire in maniera diffusa al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione previsti da Agenda 2030, lasciando un’impronta tanto evidente quanto sostenibile.

Alcune considerazioni preliminari

Quando si parla di trasporti di solito si fa riferimento a due tipologie di trasporto: quello di persone e quello di merci.

  • La domanda del trasporto di persone viene generalmente quantificata in chilometro per passeggero (pkm), ossia il trasporto di un passeggero sulla distanza di un chilometro: si stima che entro il 2030 raggiungerà i 75 mila miliardi e nel 2050 i 120 mila, poichè l’aumento della popolazione e del benessere porteranno ad un maggior numero di persone in grado di accedere a diverse opzioni di mobilità.
  • La domanda del trasporto merci, invece, si misura in miliardi di tonnellate nette a chilometro (bnkm) e se nel 2015 si collocava a poco più di 100 mila, nel 2030 potrebbe arrivare ai 175 mila e nel 2050 ai 350 mila. Nel 2030 il trasporto via mare contribuirà per il 69,3%, quello su strada per 19,3%, su rotaia per il 9% e la restante parte avverrà per via aerea. La domanda di trasporto merci cresce anche a seguito della diffusione dell’e-commerce, che vede due diversi flussi coesistere ed intensificarsi: quello legato agli ordini e quello legato ai resi.

Se adesso viviamo una temporanea fase di stallo, almeno per il trasporto di persone, davanti abbiamo uno scenario che vede quasi duplicare la domanda di trasporti entro il 2030 e che subirà cambiamenti tanto nei mezzi, si pensi ai droni di Amazon o ai mezzi elettrici, quanto nei flussi.

Big e Open Data per la Pianificazione e la Gestione

Gli smartphone, i GPS, i sistemi di NFC, le auto iper connesse, i servizi di mobility sharing o carpooling generano una costante mole di dati sulla mobilità tanto delle persone quanto dei mezzi. Collezionare questi dati e renderli disponibili come open source può consentire la realizzazione di modelli predittivi del traffico locale al fine di costruire un piano di gestione della mobilità cittadina che possa di volta in volta riadattarsi a seconda dei flussi.

È quello che cerca di fare la Open Mobility Foundation supportando lo sviluppo di software open source che sulla base dei dati eterogenei provenienti da varie piattaforme, possano fornire alle città soluzioni scalabili e sostenibili per la gestione della mobilità. Ad esempio le città di Louisville e Miami (USA) stanno adottando queste soluzioni per ridurre le emissioni di CO2 nel tempo ad esempio istituendo zone in cui i mezzi non possono accedere o parcheggiare, oppure zone a velocità ridotta di circolazione.

L’IoT e l’Intelligenza Artificiale per Ridurre Tempi e Congestioni

La congestione stradale è una delle grandi conseguenze della rapida diffusione dei mezzi su gomma, sopratutto tra privati, e rappresenta la principale causa di inquinamento da trasporto: banalmente perché i veicoli emettono CO2 anche quando sono fermi. Sebbene siano stati fatti grossi passi in avanti in termini tecnologici, si pensi alle auto ibride e ai sistemi di start and stop, questi non portano in alcun modo benefici in termini di riduzione della congestione. Per far ciò sono, dunque, necessarie soluzioni che esulano dai motori e dai mezzi in sé, ma che piuttosto possano aiutare a far sì che questi stessi mezzi siano in grado di percorrere il loro tragitto nel minor tempo possibile.

Rapid Flow è una startup che attraverso l’impiego di sensoristica IoT ed intelligenza artificiale ha sviluppato un software per la gestione dei semafori che permette di efficientare i flussi di traffico: dopo un test a Pittsburgh (USA), questa soluzione ha permesso di ridurre i tempi di percorrenza di un quarto e quelli di attesa del 40%, con un’evidente diminuzione della congestione.

Google, invece, sta utilizzando i dati di Google Maps e Waze per creare algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning per ottimizzare la ricerca del parcheggio, altra attività che prolunga inutilmente il tempo in cui i mezzi sono accesi.

Procede in questa direzione anche Enjoy, il servizio di vehicle sharing a rilascio libero realizzato da Eni, che proprio quest’anno ha annunciato una partnership con la stessa Waze per contribuire al miglioramento della mobilità: l’integrazione dell’app di navigazione in quella di Enjoy, infatti, rileva i tratti maggiormente trafficati fornendo rapidamente percorsi alternativi, migliorando l’esperienza dei clienti ma soprattutto contribuendo a decongestionare il traffico.

Soluzioni del genere sono sostenibili anche sul piano economico perché, se impiegati su larga scala, permettono di ridurre i consumi e la spesa di carburante, incidono positivamente sull’usura dei motori e portano benefici anche in termini di spesa futura per eventuali misure anti inquinamento.

Il Cloud a Supporto della Mobilità Condivisa

Il cloud è la tecnologia principale che sta alla base del funzionamento dei servizi di car, bike e scooter sharing, che sempre di più si stanno diffondendo nelle metropoli portando anche benefici tangibili all’ambiente. Ad esempio Car2go, oggi Share Now, realizzando un cloud data center con IBM da una parte ha abilitato la comunicazione tra utenti e auto che avviene attraverso l’app per smartphone, dall’altra ha permesso di raccogliere e conservare i dati sulla mobilità degli utenti per rendere le auto disponibili nelle zone dove c’è più richiesta.

Servizi di questo tipo sono molto efficaci per promuovere una mobilità sostenibile perché di fatto allargano la platea di utilizzatori di veicoli elettrici, riducono il numero potenziale di nuovi mezzi privati e si stima che entro il 2050 possano portare ad una riuzione delle emissioni di CO2 in maniera decisamente rilevante.

Nella nuova normalità le tecnologie digitali potranno contribuire ad efficientare i trasporti con soluzioni sostenibili tanto a livello ambientale, quanto economico e sociale. Gli sviluppi del digitale giocheranno un ruolo sempre più rilevante nel futuro dei traporti e continueranno a ridefinirne il senso agendo su pratiche e processi con risvolti tangibili per la decarbonizzazione e per gli obiettivi di Agenda 2030.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here