L’e-commerce è sostenibile per l’ambiente?

Quando, il 31 dicembre, ci appresteremo a salutare il 2020 – probabilmente senza alcun rimpianto – realizzeremo il fatto che l’anno che si starà per aprire non sarà il 2021, ma il 2025 tanta è la strada che, sul piano digitale, professionisti e aziende hanno dovuto percorrere in questi mesi, a seguito dell’emergenza sanitaria e dell’impatto che questa ha avuto sugli aspetti commerciali ed organizzativi del lavoro.

Se negli scorsi mesi 1,3 milioni di italiani che non lo avevamo mai fatto prima hanno acquistato online – dai prodotti per gli animali alla spesa alimentare – portando a 29 milioni coloro che nel nostro Paese ricorrono all’e-commerce, questo non significa che i comportamenti che stiamo adottando nella “nuova normalità” non pongano sfide, tanto a livello individuale che organizzativo, alla sostenibilità ambientale di cui nel tempo si è creata una maggior consapevolezza sia nei consumatori che nelle imprese.

Che l’e-commerce sia un modello di distribuzione eco-sostenibile è infatti una questione ancora dibattuta al punto che molti sono i progetti volti a ridurne l’impatto sui consumi e sull’ambiente. Se, all’apparenza, le consegne online riducono gli spostamenti autonomi da parte degli acquirenti nel recarsi presso i punti vendita, le operations ad esse connesse richiedono attenzione sui seguenti fronti:

  • la frammentazione degli acquisti e la molteplicità di soggetti che la catena del valore include;
  • la movimentazione delle merci dalla produzione alla distribuzione e da quest’ultima ai passaggi che, fino all’ultimo miglio, coinvolgono attori e mezzi;
  • la crescita delle aspettative da parte dei consumatori per consegne rapide;
  • i passaggi inversi richiesti dalla gestione di resi e guasti ed il loro smaltimento;
  • il traffico su gomma degli spedizionieri verso le singole abitazioni di chi compra;
  • l’uso dei materiali e della plastica dei singoli imballaggi e la complessità del loro riciclo.

La catena del valore dell’e-commerce e le aspettative dei consumatori

L’e-commerce richiede alle aziende di attrezzarsi per far funzionare una “fabbrica di ordini” ovvero un sistema in grado di allineare la supply chain e la distribuzione che, nel caso di un ordine online, può mettere in sequenza più attori che spesso fanno magazzino solo per i prodotti a maggior rotazione anche perché vedono nei picchi tipici della stagionalità degli acquisti online un rischio boomerang per il proprio funzionamento e per la propria reputazione. La stessa Amazon che è sempre più una piattaforma dove a vendere sono i singoli merchant sta introducendo la formula “Consegna Senza Fretta” per ottimizzare i costi e i rischi della sua pur efficiente logistica.

Grafico 1. Sempre di più le vendite su Amazon sono gestite da merchant autonomi. Statista, 2019.

Quest’ultima infatti negli Stati Uniti è cresciuta nell’ultimo anno del 15% anche a causa dell’incidenza dei resi, favorita dai termini favorevoli offerti dai siti e-commerce e dall’atteggiamento tipico dei “serial returners” (che Amazon e Zalando stanno cominciando a sospendere) e dall’acquisto d’impulso dei “social media wardrobers“.

Servirsi del reso gratuito e della consegna veloce hanno un impatto rilevante sull’ambiente: secondo Josue Velasquez-Martinez, docente di logistica sostenibile al MIT di Boston, la consegna veloce richiede infatti un dispendio di energia 3 volte maggiore rispetto alla consegna tradizionale. Se a questo aggiungiamo la minor efficienza dei trasporti legata ai resi, comprendiamo come la sostenibilità del commercio elettronico dipenda anche dagli atteggiamenti individuali e dalla consapevolezza dei processi coinvolti: anche in questo campo, l’educazione al digitale può svolgere un ruolo proficuo.

Grafico 2. Incidenza dei resi

Gli imballaggi e le consegne

Fabio Iraldo, docente all’Istituto di Management della Scuola Sant’Anna di Pisa, sostiene che, in termini ambientali, comprare online conviene quando il cliente per recarsi in negozio deve percorrere una distanza superiore ai 15 km: nei restanti casi, la comodità dell’acquisto da casa ha un impatto negativo per i costi determinati dai trasporti (ben il 17,5% delle emissioni totali del settore trasporti negli USA) e dagli imballaggi necessari alla consegna.

Secondo Corepla, il consorzio per il riciclo degli imballaggi di plastica, l’e-commerce ha rappresentato il 15% del totale della plastica immessa al consumo e la difficoltà con cui si riciclano le diverse parti dell’imballaggio, perché composto da materiali diversi, determina il fatto che il pacco ordinato online possa arrivare a causare l’emissione di 180 kg di CO2, rispetto agli 11 kg della confezione presa in negozio.

Se a questi due aspetti aggiungiamo i costi di smaltimento dei prodotti restituiti ed invenduti, comprendiamo le sfide che il commercio elettronico e tutti i soggetti che vi sono coinvolti debbono affrontare sul fronte della sostenibilità. L’evoluzione dell’imballaggio – come le “glassine paper”, le buste ricavate da carta di pura cellulosa, di Nexive e l’imballaggio “apertura facile” di Amazon che elimina la plastica e le fascette di plastica usate per contenere i pacchi – deve però accostarsi all’evoluzione dei modelli di business dell’e-commerce verso l’omnicanalità e l’ottimizzazione dell’ultimo miglio.

La consegna in negozio e il prelievo in un punto di prossimità (come i locker) possono infatti rappresentare elementi virtuosi sia per la sostenibilità ambientale che per l’apporto che forniscono ai punti vendita sul territorio: le formule “reserve and collect” e “pay and collect” rimettono infatti al centro l’esperienza in-store e salvaguardano il ruolo dei negozi, luci che non debbono spegnersi nelle nostre città.

Il coinvolgimento attivo dei clienti nelle decisioni che riguardano le spedizioni possono infine supportare l’efficienza dei processi: modificare l’ora e il luogo di una spedizione già in corso evita costose e anti-ecologiche consegne a vuoto e rende i consumatori protagonisti del miglioramento di un comportamento che è diventato abitudine e che, proprio per questo, come l’ambiente, deve riguardare tutti.

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