Prezzi più alti che in USA: corte autraliana convoca Apple, Microsoft e Adobe

Apple Microsoft e Adobe Systems sono state  invitata a presenziare davanti al parlamento Australiano per chiarire le loro strategie di vendita. In Australia, infatti, nonostante la moneta sia forte quanto il dollaro americano, i costi dei prodotti delle aziende citate  sono più alti rispetto a quanto non siano negli Stati Uniti.

Per questo motivo, Apple è stata formalmente convocata il 22 marzo davanti alla commissione parlamentare di Canberra per dare una spiegazione dei suoi prezzi elevati.

Forse per la prima volta queste aziende IT sono convocate dal parlamento Australiano per spiegare il perché i loro prezzi sono così alti in Australia rispetto agli Stati Uniti” ha spiegato Ed Husic del governo Laburista che ha aiutato a mettere in piedi la commissione.

Le tre compagnie hanno già rifiutato di apparire davanti alla commissione speciale costituita lo scorso maggio per indagare sulle strategie di mercato relative alla vendita di hardware dai costi sovrastimati in Australia. Per fare un esempio, un iPad da 16GB WiFi display Retina viene venduto in Australia a 539 dollari, ovvero 40 dollari in più rispetto al prezzo degli Stati Uniti. Stesso discorso per Microsoft, che vende la sua ultima versione del pacchetto Office a 119 dollari in Australia e 99 dollari negli Stati Uniti.

Tra le motivazioni, gli elevati costi di esercizio in Australia, tra cui salari alti e altre condizioni locali, nonché i costi di importazione e le dimensioni ridotte del mercato al dettaglio. La risposta alle giustificazioni presentate dalle aziende, vengono subito smentite, almeno in parte, da Husic che afferma: “Da tempo i consumatori e le imprese hanno cercato di capire il motivo per cui stanno pagando di più, in particolare per i software che, scaricati, non necessitano di costi di trasporto”.

Adobe e Microsoft hanno già fornito delle dichiarazioni separate relative alle osservazioni del governo australiano e alla richiesta di comparizione, ma i dirigenti sono apparsi riluttanti a spiegare le loro strategie di pricing prima di una inchiesta pubblica.

Ancora secondo Husic: “Le società danno la colpa l’una a l’altra per non comparire di fronte al parlamento. Affermano a vicenda di non voler comparire se non si presenta anche l’altra società”. Husic sembra aver preso la questione molto seriamente accanendosi contro la Apple in particolare che, secondo le sue stime, dei 6 miliardi di dollari di fatturato prodotti in Australia, ha pagato meno dell’1% di tasse, ovvero 40 milioni di dollari. Motivazione principale, dice Husic “è che non hanno aziende qui”.

Questa volta, però, il non presentarsi davanti al parlamento Australiano, potrebbe comportare alle aziende multe o addirittura pene detentive.

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