Record Uber: ora vale 41 miliardi di dollari

Uber ha appena annunciato di aver raccolto altri 1,2 miliardi di dollari di finanziamento e ora vale più di 41 miliardi di dollari. Per ora la società non rivela gli investitori ma i nomi che sono emersi includono grandi aziende come Sequoia, TPG, Fidelity Investments, Wellington Management, Kleiner Perkins Caufield & Byers e Menlo Ventures.

Al momento non è stata resa pubblica la lista completa ma gli esperti del settore affermano che ulteriori sostenitori strategici potrebbero arrivare da oriente, dove Uber pensa di espandere la propria attività.  Infatti il CEO Travis Kalanick dice che “questo finanziamento consentirà a Uber di fare investimenti consistenti, in particolare nella regione dell’Asia-Pacifico” dove la concorrenza di aziende esistenti si sta facendo più agguerrita sul fronte del pricing come delle politiche di marketing: come GrabTaxi, che proprio ieri ha annunciato nuovi fondi per 250 milioni di dollari e Ola India che ha raccolto 210 di milioni dollari.

Insomma l’azienda vuole continuare a crescere, superando le resistenze di autorità e tassisti tradizionali, sui mercati globali senza fermarsi alla sua attuale presenza, 250 città in 50 paesi. Una notizia che arriva in un momento chiave per l’azienda ora sotto stretta osservazione da amministrazioni pubbliche, servizi regolari di trasporto e compagnie di assicurazione riguardo alle sue pratiche di business e alle norme di sicurezza.

Inoltre ulteriori critiche sono arrivate, poco prima del giorno del Ringraziamento, dal sito BuzzFeed. Secondo la testata online, uno dei massimi dirigenti di Uber (che è ancora dipendente della società) ha mostrato l’intenzione di fare ricerche sui giornalisti che manifestano una posizione critica sulla società; in più Uber sta regolarmente usando il software “God View” per monitorare, a loro insaputa, i clienti sulla sua rete, scatenando forti polemiche sulla questione della privacy.

I nuovi fondi ottenuti verranno dedicati così anche a migliorare i sistemi interni e la cultura aziendale. Il chief executive ha infatti ammesso “errori” e la necessità di “imparare” da questi.

Kalanick ha commentato così: “gli eventi delle ultime settimane ci hanno dimostrato che dobbiamo ancora investire nella crescita interna e nel cambiamento. Riconoscere gli errori e imparare da questi sono i primi passi. Stiamo collaborando nell’ambito di tutta l’azienda e chiederemo consiglio a tutti quelli che sono passati attraverso sfide simili per perfezionare e cambiare se necessario“.

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