Cresce nei consumatori l’interesse per le “self enabling” car anche se non ritengono di volerle necessariamente possedere in modo “tradizionale”: è quanto emerge da una ricerca condotta da IBM sui clienti del mercato automobilistico. Lo studio “A New Relationship – People and Cars“, sviluppato dall’IBM Institute for Business Value (IBV), riferisce che i consumatori mostrano un forte interesse per i veicoli self-enabling: ovvero verso tutte quelle macchine che si guidano da sole, che possono essere riparate senza l’intervento umano e che possiedono funzionalità di cognitive computing per imparare e assimilare i comportamenti del conducente, del veicolo stesso e dell’ambiente circostante.
Le funzioni di diagnostica e le capacità di prevenzione di possibili problematiche hanno riscosso il più alto grado di interesse (59%) e in dieci su sedici Paesi sono state considerate prioritarie. Grazie alla sempre più massiccia presenza di sensori e dell’avvento del cognitive computing, i produttori saranno in grado di comprendere meglio i problemi del veicolo, sviluppare tecnologie e raccomandare soluzioni senza che il conducente debba portare l’auto in manutenzione.
“I veicoli di oggi si sono trasformati da semplici mezzi di trasporto, in mobile data center con sensori e computer di bordo che catturano grandi volumi di informazioni relative al veicolo e all’ambiente in cui si trova.” ha dichiarato Alexander Scheidt, Global Industry Automotive Leader IBM Global Business Services. “Le case automobilistiche di successo stanno riconoscendo l’importanza di sfruttare queste novità, offrendo quelle esperienze e servizi digitali che i consumatori desiderano.”
Ad di là della proprietà intesa in modo tradizionale
L’auto personale continuerà ad essere una modalità primaria di trasporto, ma qualcosa anche su questo fronte sta cambiando: tra gli intervistati, il 42% sta considerando modalità alternative come l’acquisto di un abbonamento, mentre un altro 24% è molto interessato alla multiproprietà del veicolo. E prendono piede anche il car sharing e la versione on demand dello stesso: il 39% dei consumatori prenderebbe infatti in considerazione il car-sharing, e il 36% sceglierebbe l’opzione on-demand che non solo darebbero la comodità di poter usare un’automobile senza possederla, ma anche ai proprietari di auto l’opportunità di ricevere un ritorno sull’investimento se la loro auto viene sottoutilizzata.
Mentre a livello globale il 67% degli intervistati ha convenuto che è ancora importante poter acquistare un veicolo presso una concessionaria, i produttori (OEM) e i broker online sono al lavoro per consentire ai consumatori di prendere decisioni di acquisto più intelligenti. Il 46% dei consumatori ha detto che sarebbe molto interessato ad acquistare direttamente da un OEM e il 38% acquisterebbe online attraverso un broker, se ce ne fosse l’opportunità. Lo studio raccomanda alle case automobilistiche di lavorare per trasformare l’esperienza di acquisto e creare interazioni altamente personalizzate con i potenziali clienti attraverso l’uso degli analytics e della social media analysis.
Il ruolo del consumatore
Secondo lo studio la prossima fase nel settore automobilistico vedrà un rapporto molto più interattivo tra le case automobilistiche e i clienti. Entrambi infatti hanno espresso una maggiore volontà di collaborazione fin dalle prime fasi della progettazione dei nuovi prodotti e servizi.
Gli intervistati hanno mostrato un forte interesse per il crowdsourcing e per la partecipazione a giochi e concorsi di progettazione. Circa il 37% ha indicato che sarebbe disposto a condividere i propri dati di guida e di mobilità per aiutare nella progettazione di nuovi veicoli. Grazie all’installazione di sensori e al cognitive computing, gli OEM saranno in grado di comprendere meglio i problemi dei consumatori, formulare raccomandazioni, e offrire aiuto senza che il conducente porti l’auto in assistenza.
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