Zeiss e la foto “sessista” con la Sirenetta: cosa non ha funzionato?

Per catturare l’attenzione sui social media non basta far leva sui temi caldi del momento: bisogna farlo anche nel modo “giusto”, cogliendo le interpretazioni che il pubblico sta dando di quel dato argomento e “come” ne sta parlando in quel momento.

Non è una cosa semplice, così come non è una cosa che si può improvvisare: dare in pasto al pubblico un contenuto senza aver verificato come quello stesso contenuto potrebbe essere letto significa andare incontro a qualche spiacevole inconveniente.

Come quello che è successo nei giorni scorsi a Zeiss, la storica azienda tedesca produttrice di prodotti ottici, che si è trovata a doversi cospargere il capo di cenere su Twitter a causa di alcune foto pubblicate per pubblicizzare una nuova lente fotografica.

In occasione dell’Animefest 2019 – l’annuale fiera dedicata ai fumetti e all’animazione giapponese che si tiene a Brno, in Repubblica Ceca – Zeiss ha twittato a proposito di alcuni visitatori della fiera che avrebbero avuto l’opportunità di testare la nuova ottica per fotocamere prodotta dall’azienda tedesca, estendendo poi a tutto il pubblico di Twitter l’invito a provarla il prima possibile.  A corredare il tweet, una serie di foto della modella Katka Kavanova vestita come Ariel de La Sirenetta, che posa con la lente in mano.

twitter.com/ZEISSLenses

Una “trovata” che non è piaciuta granché al pubblico, che ha accusato il tweet di Zeiss di essere sessista, di dare una visione stereotipata della donna e che “se Ariel avesse davvero provato la nuova lente ci sarebbe dovuta essere almeno la macchina fotografica”:

Via petapixel.com

La piccola querelle è continuata fino a quando Zeiss non ha risposto con un tweet di scuse, ringraziando il pubblico per il feedback

twitter.com/ZEISSLenses

In molti, anche su Twitter, hanno parlato di una certa suscettibilità del pubblico, particolarmente incline a offendersi per ogni cosa. Però, per chi comunica sui social media, il punto non è la reazione del pubblico, ma quello che la scatena, ovvero il contenuto proposto. Quel contenuto che, oltre a presentare un prodotto o lanciare un messaggio promozionale, diventa automaticamente la “bandiera” del brand in un dialogo con un pubblico che non può essere chiuso nelle classificazioni del puro marketing.

Qualcuno, nelle risposte al tweet di Zeiss, ha evocato le immagini delle pubblicità degli anni Cinquanta e in effetti si tratta di un paragone piuttosto calzante: la differenza tra la comunicazione pubblicitaria “di una volta” e quella che avviene oggi sui social media sta tutta nel fatto che oggi il pubblico ha una possibilità di replica immediata per ogni nostra azione. Una conversazione, quindi, non una comunicazione unidirezionale. Ed è per questo che è fondamentale conoscere il pubblico a cui ci si rivolge, non soltanto guardandolo come un gruppo consumatori, ma anche e soprattutto come una comunità con una cultura condivisa.

Sapere di cosa sta parlando il pubblico ma anche come ne sta parlando, quali sono gli argomenti sensibili e quali sono i temi che vanno trattati con attenzione: comunicare il proprio brand sui social media non è solo una questione di like o di reach, ma soprattutto saper dialogare con un pubblico sempre più vasto evitando di essere percepiti come “personaggi fuori luogo” se non addirittura offensivi.

Lesson Learned: Ogni volta che stai per pubblicare qualcosa, chiediti sempre come lo percepiresti se fossi un utente di quella piattaforma e ti passasse sotto agli occhi quello specifico contenuto, in mezzo a mille altri. 

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