Fantamarketing: il DNA dei consumatori come ultima frontiera

Con l’esplosione delle strategie di marketing applicate al Web, e soprattutto con i social network, le possibilità offerte dalla rete alle aziende si sono moltiplicate esponenzialmente, di pari passo alle preoccupazioni per la privacy dei tanti utenti in rete, consapevoli o meno di essere attentamente studiati, che offrono una mappa completa dei loro gusti ed abitudini grazie alle tracce lasciate online.

Da oggi una nuova minaccia si prospetta per la riservatezza dei propri dati: la possibilità di acquisire le informazioni presenti nel DNA dei consumatori, e scoprire così informazioni ancora più dettagliate sulle persone. Questa è la prospettiva esposta da Rohan Jay Miller, durante la conferenza SXSW Interactive 2012 in collaborazione con l’Università del Minnesota:

“Se una società potesse accedere al tuo DNA scoprirebbe ad esempio se preferisci i sapori dolci o amari, se sei intollerante al lattosio, fino ad ottenere un milione di dati utilizzabili sulla propria struttura corporea, ed usare queste informazioni molto dettagliate per veicolare delle pubblicità ancor più specifiche e personali”.

Ottenere il sequenziamento del proprio DNA oggi costa centinaia di migliaia di dollari, ma le previsioni per un futuro non troppo lontano indicano che il prezzo di questa pratica è destinato a ridursi notevolmente, fino a scendere sotto la soglia dei 10 dollari. Una spesa largamente sostenibile se paragonata agli ingenti investimenti dei nostri giorni per ottenere dati ed informazioni su li utilizzatori dei social.

Una prospettiva per certi versi allarmante, e resta solamente un’ipotesi che, nel caso di un’effettiva realizzazione, dovrà scontrarsi con le barriere (molto più reali) dei governi e le tutele legali sulla privacy dei consumatori, sempre più stringenti.

Ma uno tale studio dei comportamenti d’acquisto farebbe, paradossalmente, tornare nelle mani dei consumatori la proprietà dei loro dati, che li renderebbero spontaneamente disponibili sotto adeguato pagamento, bypassando così le (troppo spesso inesatte) previsioni basate sulle tracce lasciate in rete e le agenzie adibite a questo.

Ma, almeno per ora, quanto emerso dalla conferenza sopra citata, è “fantamarketing”. Le battaglie per la propria Privacy restano, in attesa di scoprire se un’interessante fantasia, come molte altre volte è accaduto, diventerà in un futuro realtà.

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