La vendita di film aumenta con la chiusura dei siti pirata?

Secondo quanto riportato da The Wall Street Journal, un nuovo studio condotto dall’ Initiative for Digital Entertainment Analytics dell’università Carnegie Mellon in America, mostrerebbe che dopo la chiusura di MegaUpload, il portale di file-sharing di proprietà del magnate Dotcom, utilizzato principalmente per la condivisione di film, i ricavi per l’acquisto o il noleggio di video online sono cresciuti dal 6 al 10%.

Si arriverebbe a questa conclusione analizzando i dati provenienti da due studi sulle transazioni digitali avvenute dopo la chiusura del gennaio 2012: “Concludiamo che la chiusura Megaupload e Megavideo ha causato il passaggio di alcuni clienti dalla condivisione pirata all’acquisto o al noleggio attraverso i canali digitali legali“, hanno confermato i ricercatori dello studio al Wall Street Journal.

Il governo degli Stati Uniti ha operato il “takedown” del servizio di archiviazione cloud nel gennaio 2012, accusando il suo fondatore, Kim Dotcom, principalmente di racket, violazione del copyright e riciclaggio di denaro. Le autorità federali sostengono, inoltre, che DotCom abbia intascato milioni di dollari di profitti illeciti dal servizio di file-sharing e dal download illegale, che riferiscono, sia costato all’industria cinematografica più di 600 milioni di dollari di danni.

Lo studio Carnegie Mellon ha esaminato, poi, le transazioni digitali avvenute nei quattro mesi dopo la chiusura del servizio, scoprendo che le vendite settimanali di film digitali delle due case cinematografiche sono cresciute da 10.500 a 15.300 unità. Non solo. Anche gli affitti sono aumentati tra le 13.700 e le 24.000 unità alla settimana.

Tuttavia, i ricercatori dello studio non sono convinti che gli utenti continueranno a passare attraverso i canali legali. “Non sappaimo se l’aumento delle vendite continuerà o se questi nuovi consumatori finiranno per trovare la via del ritorno verso i canali pirata”, affermano i ricercatori al Wall Street Journal.

Va precisato, come fa lo stesso WSJ, che le informazioni dai due studi arrivano attraverso l’ Initiative for Digital Entertainment Analytics della Carnegie Mellon che riceve fondi dalla Motion Picture Association of America. Tuttavia i ricercatori non hanno ricevuto alcun finanziamento per il loro studio nè dallInitiative nè dal MPAA.

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