L’Italia, nonostante miglioramenti dal 2008, resta tra i paesi a innovazione moderata, sotto la media Ue. È quanto emerge dal rapporto della Commissione Ue sull’Unione dell’innovazione. I punti deboli dell’Italia sono i finanziamenti e gli aiuti, e gli investimenti delle imprese, “ben sotto la media” europea. Sono al contrario “ben sopra la media” Ue i risultati in materia di crescita per i sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi, e gli effetti economici.
Una “crescita elevata” c’è stata poi nelle vendite di innovazioni per mercato e imprese e anche nelle entrate dall’estero derivanti da licenze e brevetti.
Un “forte calo“, invece, si osserva negli investimenti in capitali di rischio e nelle spese per l’innovazione diverse da quelle per attività di ricerca e sviluppo. L’Italia è tra gli innovatori moderati insieme a Spagna, Portogallo, Repubblica ceca, Grecia, Slovacchia, Ungheria, Malta e Lituania. I leader dell’innovazione sono invece Svezia, Germania, Danimarca e Finlandia, seguiti da Olanda, Lussemburgo, Belgio, Gran Bretagna, Austria, Irlanda, Francia, Slovenia, Cipro ed Estonia. Maglia nera, invece, per Polonia, Lettonia, Romania e Bulgaria.
La resa innovativa nell’Ue, emerge quindi dal rapporto, è migliorata di anno in anno nonostante il perdurare della crisi economica, ma il gap dell’innovazione tra gli stati membri si sta allargando. “I risultati di quest’anno indicano che la crisi economica ha influito negativamente sull’innovazione in certe parti d’Europa“, ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, avvertendo che “gli investimenti nell’innovazione sono essenziali se vogliamo mantenere la nostra competitività globale e rilanciare la crescita in Europa”.
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