Facebook compra WhatsApp per 19 miliardi di dollari

Facebook ha comprato WhatsApp e pagherà 19 miliardi di dollari in contanti e azioni. L’app di instant messaging, in base all’accordo raggiunto, continuerà a operare in modo indipendente e manterrà il proprio marchio, in quella che è una scelta analoga a quella che Facebook ha compiuto quando ha rilevato Instagram per 715,3 milioni di dollari. Il co-fondatore e amministratore delegato della società, Jan Koum, che ha fondato la società insieme a Brian Acton, entrerà invece nel consiglio di amministrazione di Facebook. La società di Mark Zuckerberg rileverà le azioni e le opzioni WhatsApp in circolazione con 183,9 milioni di titoli Facebook, valutati 12 miliardi di dollari. A questi si aggiungono 4 miliardi di dollari in contanti e 3 miliardi di dollari in azioni vincolate ai fondatori e ai dipendenti di WhatsApp. La popolare app ha 450 milioni di utenti al mese, un numero che sale di un milione di giorno in giorno. E circa il 70% degli utenti del servizio lo usa tutti giorni, in quello che è un tasso di coinvolgimento superiore a quello degli amici di Facebook.

WhatsApp è sulla strada per connettere un miliardo di persone. Un servizio che raggiunge tale pietra miliare ha un valore incredibile” afferma Zuckerberg. “La rapida crescita di WhatsApp è spinta dalle semplici, potenti e istantanee capacità di messaggistica istantanea che offriamo. – afferma Koum – Siamo onorati di poter essere partner di Mark e Facebook mentre continuiamo a portare il nostro prodotto a un numero crescente di persone nel mondo“.

La notizia della miliardaria acquisizione ha rapidamente fatto il giro del mondo scatenando commenti e reazioni. E se per molti essa è stata fonte di stupore, per altri è stata una novità quasi inevitabile vista l’unicità del prodotto stesso: “Dal momento in cui hanno aperto le porte di WhatsApp, i fondatori Jan e Brian volevano un diverso tipo di società – spiegano da Sequoiacapital, i primi a finanziare WhatsApp nel 2011 – Mentre altri cercavano attenzione Jan e Brian evitavano i riflettori. Mentre i concorrenti promuovevano giochi e si precipitavano a costruire piattaforme, Jan e Brian sono rimasti sull’idea di creare un fulmineo servizio di comunicazione veloce e che funziona perfettamente“. Un approccio che ha reso, poco a poco, WhatsApp famoso in tutto il mondo. “WhatsApp ha fatto per la messaggistica quello che ha fatto Skype per le chiamate vocali e video. Con l’ uso di Internet come rete di comunicazioni, WhatsApp ha completamente trasformato comunicazioni personali , che in precedenza era dominato da grandi operatori wireless di tutto il mondo”.

E i numeri le danno ragione:  WhatsApp ha più di 450 milioni di utenti attivi e ha raggiunto il numero più velocemente di qualsiasi altra società nella storia. “Appena nove mesi fa – spiegano ancora da SequoiaCapital – WhatsApp ha annunciato 200 milioni di utenti attivi. Ogni giorno più di un milione di persone installa l’applicazione e inizia a chattare, e rimangono più impegnati con WhatsApp che su qualsiasi altro servizio. Incredibilmente, il numero di utenti attivi al giorno di WhatsApp è salito al 72% . In contrasto con gli standard del settore che è compreso tra il 10 % e il 20 %.  Il tutto grazie al lavoro di una “manciata” di persone: “con 32 ingegneri e uno sviluppatore WhatsApp supporta 14 milioni di utenti attivi”.

E sono proprio questi numeri, secondo altri osservatori, ad aver solleticato a più riprese Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook è sicuro del raggiungimento del miliardo di utenti in pochissimo tempo visto che il tasso di crescita di WhatsApp è più veloce di Facebook, Instagram, Skype o Gmail. Inoltre, di questi 450 milioni di utenti attivi al mese, ben il 70% torna ogni giorno, una fidelizzazione incredibile se pensiamo che Facebook è considerato il social che crea maggiore affezione tra gli utenti, con “solo” il 62% dei suoi utenti che torna ogni giorno. Secondo i bene informati le trattative sono iniziate nella primavera del 2012 ma nonostante il corteggiamento di Fb, l’accordo non è andata in porto. Almeno non fino al 9 febbraio 2014 quando si è riproposta l’ipotesi di una fusione. E dopo un paio di giorni Koum, il 14 febbraio, avrebbe detto il  fatidico ok all’accordo.

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